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Storia
Carlo Alberto Dalla Chiesa
Ricordo del Generale dei Carabinieri che sconfisse le Brigate Rosse
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 04/09/2023

Per molti il mese di settembre è un mese come gli altri. Per tanti, invece, è il mese in cui si ricorda la straordinaria figura del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, vittima di un attentato terroristico messo in atto dai sicari di “Cosa Nostra”.

Il Generale Dalla Chiesa nasce a Saluzzo, splendida cittadina della provincia di Cuneo, il 27 settembre 1920. Si innamora da subito dell’Arma dei Carabinieri e nel 1942, a soli 22 anni, si arruola ed indossa la bellissima uniforme a bande rosse. I suoi formatori ed istruttori vedono subito la stoffa di questo giovane carabiniere e lo inviano in Campania dove viene inserito nel nucleo incaricato di dare la caccia al bandito La Marca.

Nel 1968, nel pieno della carriera, il giovane Carlo Alberto viene chiamato ad organizzare i soccorsi per la popolazione civile vittima del terremoto del Belice. La Protezione Civile non esiste ancora e Dalla Chiesa deve salvare vite, rendere sicure città e fornire sicurezza e stabilità ai territori coinvolti dall’emergenza. L’Arma dei Carabinieri resta piacevolmente meravigliata dal suo grande spirito d’iniziativa e i comuni di Montevago e Gibellina gli conferiscono la Cittadinanza Onoraria.

L’impegno, la dedizione e la fedeltà dimostrati da Dalla Chiesa spingono i gerarchi dell’Arma a mandarlo in Sicilia per lottare seriamente e con mano ferma contro “Cosa Nostra”. Anche qui i risultati non si fanno attendere.

Dalla Chiesa si mette ad indagare sugli omicidi del giornalista Mauro de Mauro e del procuratore Pietro Scaglione e, grazie al suo grandissimo acume investigativo, dà vita al “Rapporto dei 114” in cui si possono leggere nomi, indirizzi e informazioni utili sulla maggior parte dei capimafia operanti nell’isola di Trinacria. Fra questi nomi si trovano quelli di Tommaso Buscetta, i cugini Greco di Cianculli, Frank Coppola e Gerlando Alberti.

Questa importante “mappa” della criminalità organizzata colpisce in modo singolarissimo il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri che, dopo attenta analisi, nel 1973 decide di elevare il Colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa al grado di Generale di Brigata con incarico immediato di Comandante della Divisione “Pastrengo” di Milano, incaricata di sgominare e distruggere il gruppo terroristico delle “Brigate Rosse”.

Il neo-nominato Generale non lascia nulla al caso e, anche questa volta, riesce a dar prova della sua grande capacità investigativa. Dopo il sequestro del Sostituto Procuratore Mario Sossi (nella foto a sinistra) di Genova, Dalla Chiesa capisce che bisogna dare un forte colpo alle BR ed infiltra un suo uomo di fiducia, tale Silvano Girotto, all’interno del sodalizio rosso. Il Generale trae in arresto i brigatisti Renato Curcio e Alberto Franceschini. Ma non finisce qui.

Nel 1975, durante una delicatissima operazione militare atta a liberare l’industriale vitivinicolo Gancia, i Carabinieri di Dalla Chiesa uccidono in un conflitto a fuoco Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio, che aveva preso il posto del marito all’interno delle BR.

Le BR, purtroppo, esistono ancora e riescono ad evadere dalle carceri in cui sono detenute. Dalla Chiesa riesce a ricatturare Renato Curcio e i suoi “compagni” e li dissemina nelle Carceri di Massima Sicurezza di Cuneo, Asinara, Favignana, Palmi e Trani.

Il Ministero della Difesa – nella persona del Ministro Lelio Lagorio (nella foto a destra), “Partito Socialista Italiano” – nel 1981, nomina il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa quale Vicecomandante dell’Arma dei Carabinieri (incarico già ricoperto dal padre) ed il 2 maggio 1982 lo invia come Prefetto a Palermo.

Incarico all’apparenza prestigioso e gratificante. Nella realtà un affronto al militare che sconfisse il terrorismo. Il Presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini, “Partito Repubblicano Italiano”, chiede al Generale di Divisione Carlo Alberto Dalla Chiesa di posare l’uniforme per andare a rappresentare lo Stato a Palermo e, una volta lì, combattere e decapitare la mafia.

Ma, come avrà a dire dopo poche settimane lo stesso Dalla Chiesa, “al Prefetto di Palermo sono dati gli stessi strumenti e le stesse risorse del Prefetto di Forlì, dove non succede mai niente”.

Il Ministro dell’Interno, Virginio Rognoni (nella foto a sinistra), “Democrazia Cristiana”, infatti, non ha mantenuto la parola data a Dalla Chiesa. Nessun “potere speciale” – come gli fu dato nella lotta alle BR – ma semplici funzioni da prefetto.

Anche grazie a questo disinteresse della politica romana, il 3 settembre 1982, dopo soli quattro mesi di servizio prefettizio, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’Agente di Polizia Domenico Russo e la signora Emanuela Setti Carraro, seconda moglie del Generale, vengono barbaramente uccisi in un attentato firmato “Cosa Nostra”.

A 41 anni di distanza l’Italia onesta, l’Italia contraria alla mafia, l’Italia di quanti si guadagnano il pane con il sudore della fronte, ricordano il Generale Dalla Chiesa e gli tributano gli onori che gli sono dovuti.

Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato, è, e sarà sempre un esempio da seguire, un vero italiano!

 

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