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Kazakistan: fine di un’epoca
Trent’anni di neoliberismo e geopolitica nel cuore della Terra, nel saggio di Fabrizio Vielmini
Articolo di Milo Julini
Pubblicato in data 26/09/2023

Nonostante sia il nono Stato al mondo per estensione e uno dei principali fornitori d’idrocarburi dell’Italia, il Kazakistan rimane una “terra incognita” per i più.

Un paradosso tanto più che Mediterraneo e cuore dell’Asia erano collegati già 2000 anni prima di Cristo, quando sul territorio del Kazakistan venne inventata la ruota.

Nel gennaio 2022 il Kazakistan è stato quasi travolto da sommovimenti di piazza istigati da una lotta di potere al vertice. Il nuovo Presidente Tokaev cerca di mantenere la Repubblica in equilibrio fra tempeste interne e le scosse geopolitiche circostanti, che rischiano di travolgere le fragili basi dell’esistenza di questo sorprendente Paese, a cavallo tra Oriente e Occidente.

Sono queste le tematiche considerate dal recente saggio di Fabrizio Vielmini, dal titolo Kazakistan: fine di un’epoca. Trent’anni di neoliberismo e geopolitica nel cuore della Terra (Mimesi Edizioni 2023), che viene ad assumere ulteriore rilievo per l’attuale situazione della guerra in Ucraina, a seguito di un’eventuale influenza dell’Occidente sulle scelte politiche kazakistane.

Fabrizio Vielmini è professore associato di Relazioni internazionali alla Webster University di Tashkent (Uzbekistan) ed è un grande esperto in politica estera, storia e affari della Russia, del Caucaso e dell’Asia centrale. Fra il 2002 ed il 2021 ha vissuto nell’ex-URSS, dove ha lavorato per l’OSCE (Organisation for Security and Cooperation in Europe) e l’Unione Europea.

Ha così potuto osservare dal di dentro le dinamiche politico-economiche del Kazakistan, gigante stretto fra Russia e Cina, oggi al centro dei sommovimenti strategici causati dalla “nuova guerra fredda” in Ucraina.

A proposito del bilancio che si può trarre dell’esperienza kazakistana d’interazione con l’Occidente, Vielmini, nel corso di una intervista rilasciata a Letture.org, ha affermato che «l’ambizione del libro è quella di fare del Kazakistan un caso di studio di come l’Occidente abbia fallito la grande occasione presentata dal venir meno della sfida sovietica alla fine degli anni 80. Si presentò allora la possibilità di ricostruire le relazioni internazionali nel grande spazio fra Atlantico e Pacifico, creando un’area di prosperità comune in cui le capacità tecniche occidentali avrebbero potuto essere potenziate dalle risorse umane e naturali presenti all’interno dell’ex-blocco sovietico.

Al contrario, ciò non venne neanche considerato per privilegiare un modello di sfruttamento delle risorse e di finanziarizzazione dei rapporti economici, funzionale al mantenimento della subordinazione europea agli USA.

Tale esito è dunque in primo luogo la responsabilità dei paesi dell’Unione Europea e delle strutture comuni che si sono venute costituendo durante gli anni dell’indipendenza del Kazakistan. Il capitolo dedicato ai rapporti fra UE e Kazakistan dimostra come le politiche europee verso il paese (e l’ex-URSS in generale) siano state particolarmente miopi ed inette, poiché improntate ad una visione economicista incapace di prefigurare prospettive future.

Come anche dimostrato dall’esperienza ucraina, nel suo autismo geopolitico, l’UE si è mossa sulla scia della strategia anglo-americana per la regione, finendo per considerare il Kazakistan un terreno su cui opporsi agli interessi della Russia. Il risultato finale è stato un sostanziale sperpero di risorse solo parzialmente compensato dal ritorno in termini d’energia, che non può in alcun caso sostituire quanto si evita d’importare dalla Russia. Il tutto crea un meccanismo che finisce per fare gli interessi dei cinesi (ed in parte anche turchi) danneggiando quelli europei».

Per concludere, sempre nella stessa intervista, Vielmini esprime queste considerazioni sulle prospettive per il Kazakistan: «Sfortunatamente, le prospettive non sembrano essere fra le migliori. Dopo aver superato il breve ma profondo shock delle sommosse del gennaio 2022, quando sembrò sul punto di sprofondare nelle violenze di piazza aizzate da elementi del vecchio regime, il Kazakistan è immediatamente incorso nell’ulteriore shock dell’attacco russo all’Ucraina. Di fronte alla visione di tale violenza fratricida, molti cittadini kazakistani si chiedono se anche il loro paese potrà conoscere un simile destino.

Timoniere di un veliero attraversante mari in tempesta, il Presidente Tokaev sta cercando di costruire un “nuovo Kazakistan” atto a superare le contraddizioni ereditate dal suo predecessore. Tuttavia, a fianco dell’incertezza geopolitica, permane il nodo degli enormi capitali custoditi nei paradisi finanziari britannici. Questo conferisce alle stesse forze occidentali che hanno soffiato sul fuoco del conflitto in Ucraina la possibilità d’influire sulle scelte politiche del Kazakistan, impedendo la ristrutturazione in senso socialista che sarebbe fondamentale per ricostruire il patto sociale all’interno e la cooperazione eurasiatica all’esterno. Il peggio potrebbe essere ancora al di là da venire».

 

Per approfondire queste tematiche, vedere il video “Parliamo di Kazakistan con un vero esperto Fabrizio Vielmini”.

 

Fabrizio Vielmini

Kazakistan: fine di un’epoca. Trent’anni di neoliberismo e geopolitica nel cuore della terra

Mimesi Edizioni 2023, 408 pp. € 30,40

 

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