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Politica Locale
Torino - Il sindaco Lo Russo è il “compagno che sbaglia”
La giunta comunale approva la legalizzazione di Askatasuna
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 31/01/2024

Il progetto era nell’aria da qualche mese ed ora si sta concretizzando. In concomitanza con le indagini della magistratura che hanno confermato che nello stabile comunale di corso regina Margherita  47 a Torino, da anni occupato da Askatasuna , la più sanguinaria centrale di eversione, ci fossero armi e documenti che attestavano le imprese criminali di quel centro sociale, volte principalmente contro le forze dell’ordine, dall’assalto ai cantieri della TAV al contrasto alle azioni di ripristino della legalità nelle zone di Torino controllate dalla malavita organizzata.

Ecco che il buon Lo Russo ha trovato la scappatoia per rigenerare la mission del centro sociale, da guerrigliero a divulgatore di cultura e solidarietà, affermando che  “E’ un bene comune  per Torino”.

Il Comune nella sua proposta di deliberazione si richiama al “Regolamento per il governo dei Beni Comuni Urbani della Città di Torino” n. 391, entrato in vigore il 16 gennaio 2020”, teso a “ enunciare ed a normare i principi fondamentali nel governo dei beni comuni, intesi come beni pubblici, o privati, riconosciuti come tali su iniziativa dei soggetti civici e/o su sollecitazione dell'Amministrazione”.

Nella proposta di delibera si spiega, il Comune riferisce che “Il percorso che l’Amministrazione intende promuovere si inserisce in una strategia finalizzata a trovare strade innovative per affrontare il tema dell’occupazione degli immobili in Città che nel caso dell’immobile oggetto della presente delibera è alquanto risalente nel tempo. In coerenza con tale intendimento, nel caso dell’immobile (Corso Regina Margherita, 47) di cui alla proposta oggetto del presente provvedimento, l’Amministrazione agirà con l’obiettivo di conciliare l’esigenza di garantire spazi di libero e democratico dibattito in un quadro di legalità e non violenza".

Secondo il Comune la proposta è ritenuta condivisibile “nelle attività proposte”, che parte dell'edificio è già “oggetto di collaborazioni con le scuole dell’infanzia ed elementari dell’intorno”.

Un burocratese ineccepibile, ma la sfrontatezza del sindaco supera ogni decenza ed arriva al culmine, con il rivestire la violenza bieca  in un supposto "presidio antifascista", inserendolo nella lista di quegli immobili e beni che vengono considerati un valore collettivo per la città, che possono migliorare la vita di tutti.  E’ un palese insulto nei confronti di coloro che hanno combattuto pagando con la propria vita per l’affermazione della libertà e della democrazia, a meno che antifascismo e resistenza per lo Russo, trovino l’ispirazione nei misfatti del comandante Gemisto, alias Francesco Moranino.

Non si è fatta attendere la mobilitazione da parte delle minoranze  in consiglio comunale.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Sala Rossa Giovanni Crosetto definisce Lo Russo “ostaggio” del centro sociale. Anche la vicegruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli commenta:

“Se fosse vera la notizia della concessione di Askatasuna agli stessi occupanti che ne avrebbero fatto un presidio per studiare negli anni atti di inaudita violenza politica, saremmo di fronte alla più grave marcia indietro di una istituzione sul fronte della libertà, della democrazia e del pluralismo […]

In attesa che emergano spiegazioni puntuali sui criteri di assegnazione dello stabile, presenteremo oggi un’interrogazione urgente al Ministero dell’Interno, che considerati gli evidenti problemi di ordine pubblico e sicurezza costantemente creati dal centro sociale non può essere ignorato. L’intenzione è quella di lanciare una petizione per un Referendum abrogativo cittadino".

Per  i coordinatori Provinciale e Cittadino di Forza Italia Roberto Rosso e Marco Fontana,

“a  Torino l’Amministrazione Lo Russo ha scritto una delle pagine peggiori della storia della città rendendo bene comune, anzi di più, patrimonio della nostra comunità locale l’eversione e l’illegalità”.

 “Una scelta surreale e vergognosa nei tempi e nei modi” prosegue la nota. “Neppure un processo in corso è riuscito a mettere fine alla connivenza del Pd torinese con le frange estremiste che da anni mettono a ferro e fuoco Torino e il cantiere Tav e questo la dice lunga sull’immaturitá della classe dirigente dei Dem, più preoccupata dal raccogliere consenso spiccio da appiccicarsi addosso, costi quel che costi visto il vicino turno elettorale, invece di unire anime politiche tutte rivolte al buon governo”….

 “Le grottesche riunioni fiume con i Cinque Stelle, per unire gente che si è insultata fino a due giorni fa, la dice lunga sull’unica preoccupazione del Pd: tentare una disperata rimonta raccattando la qualunque in un cartello elettorale da circo barnum. Coerente con questa visione questa ultima uscita travestita da costruzione di un presidio antifascista, con un accordo ancora una volta proprio con quei protagonisti della sinistra antagonista che utilizzano, per imporre il proprio pensiero unico, i metodi squadristi e fascisti della violenza e intimidazione”.

In conclusione, per gli esponenti di FI

“deve finire a Torino l’idea di un sistema che stupra la parola antifascismo per coprire le peggio porcate. Rivendichiamo con orgoglio la difesa delle libertà: tra le libertá non c’è spazio e mediazione peró con chi da anni attenta al vivere civile e democratico”.

Giuseppe Iannò, capogruppo di Torino Libero pensiero afferma:

”Quando in politica si vuole nascondere un misfatto, si utilizzano parole altisonanti come “percorso di coprogettazione. In realtà dietro a questo si cela un condono e l’assoluta mancanza di volontà di sgomberare quella che viene considerata a tutti gli effetti per questa Amministrazione “una zona franca”. Sicurezza e legalità non sono parole che rientrano nel vocabolario di questa Giunta, ma tolleranza di tutto ciò che è illegale e abusivo”…. per poi concludere:”  

Solo e sempre demagogia e tolleranza di luoghi, dove si ignora ogni regola base della democrazia e della convivenza normata da leggi. Ma evidentemente sono un bacino di voti e quindi l’Amministrazione li coccola, quando dovrebbe farsi garante della legalità e tutelare chi rispetta le regole. Come al solito si fanno figli e figliastri!”

“Concedere lo stabile occupato, all’Askatasuna, mascherando l’operazione da ‘patto per la regolarizzazione’ è un’operazione che getta fango sulle divise della città. Significa, sostanzialmente, premiare una condotta che negli anni ha visto aggredire e ferire in occasioni che nemmeno si contano uomini e donne delle forze dell’ordine”.

Così l’assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte Fabrizio Ricca, che così  conclude:

“Quel centro sociale va sgomberato e non concesso, non si crei un precedente pericoloso per la città, non si legittimi la violenza. Ho chiesto un incontro urgente con il ministro Paintedosi per fermare questa decisione sbagliata”. 

I partiti di minoranza nella tarda mattinata di oggi, renderanno note le iniziative che verranno intraprese a difesa del prestigio della città e contro le barbarie.

Nel corso di un lunga e articolata dichiarazione il segretario del SIAP (Sindacato Italiano appartenenti Polizia) Pietro Di Lorenzo afferma:

“Mentre ancora ci sono due inchieste in pieno svolgimento e un maxi-processo per associazione per delinquere che riguardano il centro sociale Askatasuna, il Comune di Torino avvia formalmente il percorso di legalizzazione dell’illegalità.Registi ed attori di decine di anni di violenze, a Torino come in Val di Susa, che hanno causato centinaia di feriti, anche gravissimi, tra le forze di Polizia hanno ora la possibilità di consacrare il loro covo.

Non possiamo che apprezzare questo atto, così finalmente cadono le maschere e viene dimostrato quanto sempre da noi denunciato sull’ambiguità di chi da decenni amministra questa città affermando, a parole, di stare dalla parte delle forze di polizia e nei fatti, invece, facendo il possibile e l’impossibile per garantire copertura politica agli appartenenti al centro sociale tra i più violenti d’Italia”.

 

Poi con specifico riferimento ad alcuni componenti della maggioranza di Lo Russo, Di Lorenzo sostiene:

 

“Nel corso degli anni abbiamo rilevato amministratori della città diretta espressione dell’area antagonista, dilettatisi anche in plateali manifestazioni pro cannabis, e amministratori che oltre a partecipare tra le fila di coloro che solitamente si presentano con mazze e bastoni ai cortei ha approfittato del ruolo istituzionale per accusare le forze dell’ordine di non essere state capaci di gestire la piazza”.

 

Per poi precisare e ribadire:

 

”Soltanto lo scorso 9 ottobre il consiglio comunale ha approvato un ODG che accusa la polizia torinese di porre in essere da tempo atteggiamenti aggressivi nella gestione dell'ordine pubblico, di aver reagito agli insulti con cariche e manganellate, di aver identificato manifestanti per il solo fatto di essere in piazza. Il tutto accompagnato dai richiami all'origine fascista del testo unico delle leggi di PS, al G8 di Genova e dalla richiesta dei numeri identificativi sulle divise dei poliziotti".

 

Segue un preciso richiamo alle “perle” del sindaco Lo Russo:

 

“Ciliegina sulla torta l'impegno del Sindaco e della giunta per chiedere a prefetto e questore che la gestione dell'ordine pubblico venga effettuata nel più rigoroso rispetto della Legge. Come se così non fosse”.

Speriamo che questa svolta faccia comprendere a tutti i cittadini torinesi che stanno dalla parte della legalità la gravità di questo atto. Da parte nostra ci faremo attori partecipi di ogni iniziativa democratica volta a contrastare questa vergogna”.

 

Ne abbiamo già parlato ampiamente nel corso degli scorsi anni. Mentre la giunta Lo Russo si mette a nudo con questa decisione,  nessuno a Palazzo Civico si preoccupa  per la caduta verticale del PIL, per la desertificazione industriale, a rimedio del cittadino che patisce e per  riflettere sul destino della città meno attrattiva.

 

Queste non sono le priorità di questo sindaco  che ogni giorno che passa rivela il suo volto impresentabile.

 

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