
Dedicati alla “Civiltà Cavalleresca” e alla “Memoria Carceraria”
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A Saluzzo, il 22 febbraio, sono stati inaugurati due nuovi Musei, intitolati alla civiltà cavalleresca e alla memoria carceraria.
I due Musei sono ubicati nella Castiglia, castello di cui ricordano due diversi momenti di impiego: dal XII al XVI secolo dimora signorile Marchesi e carcere dal 1828 fino al 1992.
Hanno partecipato alla cerimonia Paolo Alemanno, sindaco di Saluzzo, Roberto Pignatta, assessore alla cultura, il professor Rinaldo Comba e il dottor Massimiliano Caldera, curatori del Museo della civiltà cavalleresca, il professor Claudio Sarzotti, curatore del Museo della memoria carceraria, gli architetti Ugo Mauro e Federica Maffioli, che hanno progettato le installazioni.
Molte autorità hanno portato il loro saluto, tra queste Monsignor Guerrini, Vescovo di Saluzzo, Gianna Gancia, presidente della Provincia, il parlamentare Mino Taricco, Luigi Pagano, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Gian Maria Ajani Rettore dell’Università di Torino.
Anche chi scrive ha portato il suo piccolo contributo alla realizzazione del Museo della memoria carceraria, con i suoi libri dedicati alla ricostruzione delle vicende del bandito ottocentesco Francesco Delpero, per due volte rinchiuso alla Castiglia di Saluzzo.
Ecco perché questo articolo trascura le pur suggestive ambientazioni del Museo della civiltà cavalleresca, per soffermarsi sul Museo della memoria carceraria.
La Castiglia, come istituzione penitenziaria, ha attraversato gran parte della storia del Regno di Sardegna e dello Stato nazionale. Dalla sua inaugurazione nel 1828 ha accompagnato la fase risorgimentale, i primi decenni dell’Unità nazionale, il ventennio fascista, l’avvento della Repubblica sino alla chiusura messa in atto nel 1992; a ciascuno di questi periodo storici hanno corrisposto diverse concezioni della pena e diverse scelte di politica criminale.
Il Museo della memoria carceraria ripercorre tali vicende considerandole un episodio importante del racconto di una istituzione che ha segnato la formazione delle moderne democrazie occidentali: il carcere disciplinare. Allestimenti di grande impatto emotivo, sostenuti da una documentazione d’archivio di ineccepibile rigore scientifico, concorrono a proporre un inedito percorso museale di indubbia suggestione nella sequenza delle antiche celle d’isolamento al piano seminterrato della Castiglia.
Personaggi famosi (da Tocqueville a Bentham, da Lombroso a Pellico, da Giulia Falletti Colbert a Cavour), guardiani e funzionari dello Stato sconosciuti al grande pubblico reincarnatisi in ologrammi parlanti (il penitenziari sta Petitti e il suo amico saluzzese Giovanni Eandi, il primo direttore del carcere Giacomo Caorsi, il Brubaker che arrivava da Genova, la “Giulia delle carcerate”, Giulia Colbert Falletti Marchesa di Barolo), pericolosi briganti (il terribile Francesco Delpero che viene qui rappresentato con un manichino parlante) e poveri emarginati finiti in carcere per piccoli reati, compongono il quadro della storia del primo carcere moderno del regno sabaudo attraverso un allestimento multimediale che si pone l’obiettivo di coinvolgere il pubblico anche dei non esperti e dei giovani. Una sezione particolare del percorso museale è stata dedicata al fenomeno, analogo ma da tenere distinto dalla pena detentiva, delle relegazione per motivi politici e religiosi. La Castiglia è stata triste protagonista della deportazione del popolo valdese alla fine del Seicento, così come sono transitati entro le sue possenti mura i detenuti antifascisti (tra cui quel Rodolfo Morandi a cui è intitolata l’attuale casa di reclusione di Saluzzo), nonché hanno risuonato le voci dei patrioti risorgimentali legati a Silvio Pellico o rinchiusi nelle fortezze sabaude (da Giuseppe Mazzini al suicida Jacopo Ruffini, da Vincenzo Gioberti alla leggendaria Jessie White Mario).
Una riflessione a 360° gradi sul carcere non poteva dimenticare i suoi inesauribili rapporti con il mondo dell’arte, del cinema, della letteratura, della musica. Una biblioteca multimediale consentirà di spaziare negli spazi virtuali della Castiglia sui racconti e i personaggi (veri e virtuali) che la pagina scritta e la celluloide hanno costruito sulla prigione (da Papillon al Conte di Montecristo, da Antonio Gramsci a Silvio Pellico). Riproduzioni delle oniriche Carceri d’invenzione di Giovanni Battista Piranesi e dei disegni prodotti nel carcere di Fossano da Aligi Sassu, nonché del celebre quadro di Van Gogh La ronda dei prigionieri (a cui si ispira l’intero allestimento delle sala dedicata alla relegazione) forniscono lo spunto per una riflessione su carcere e arti visive. Una rassegna dei manifesti cinematografici dei cosiddetti prison movies permetterà di entrare nel mondo della rappresentazione filmica del carcere, quella che forse ha maggiormente influenzato l’immaginario collettivo. La riproduzione di celebri canzoni di Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè sul tema carcerario sarà messa in relazione a piccoli oggetti ritrovati nelle celle della Castiglia quando, nel 1992, venne smantellata come istituto penitenziario.
All’allestimento del museo hanno partecipato accademici e operatori penitenziari, ex detenuti e gli stessi cittadini di Saluzzo, intervistati sui ricordi di un carcere che si trovava nel pieno centro cittadino. Gli studenti e i docenti del Liceo G. Soleri e A. Bertoni di Saluzzo hanno contribuito all’allestimento, attraverso la costruzione di manufatti, dipinti e oggetti stortici ricostruiti in base a documentazione rigorosamente d’archivio (di particolare interesse un gabinetto antropometrico e gli orci carcerari di matrice lombrosiana).
In conclusione, il Museo della memoria carceraria alla Castiglia di Saluzzo si candida ad essere in Italia il primo luogo specificamente dedicato alla testimonianza per il grande pubblico della storia del carcere moderno.
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Articolo pubblicato il 25/02/2014