La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

L’incettatore di candele steariche

A Torino, nell’aprile del 1876, sulla «Gazzetta Piemontese» si inizia a parlare di un misterioso furfante indicato come «l’incettatore di candele steariche».

Al tempo delle nostre storie le candele sono largamente utilizzate come fonte di luce nelle case e negli uffici pubblici e le candele steariche, composte di “stearina”, sono considerate un prodotto con buone caratteristiche illuminanti e di costo non eccessivo rispetto alla loro buona qualità.

Questo «incettatore di candele steariche» è un astuto truffatore che riesce a farsi consegnare pacchi di candele, senza pagarli, da negozianti affascinati dalla sua parlantina e dal suo aspetto rassicurante e insospettabile.

Questo è il primo resoconto di una sua incursione: si è presentato, il 5 aprile 1876, nel negozio da olio del signor Ramoino, in via Cernaia n. 18, si è qualificato come un impiegato della vicina Pretura urbana ed ha chiesto quattro pacchi di candele che dovevano essere pagate dal cancelliere, al momento della consegna.

La signora Ramoino si è affrettata a servirlo, gli ha preparato un involto e, per evitargli l’incomodo di andare in gito con un carico pesante, ha incaricato un ragazzo di accompagnarlo per  reggere i pacchi di candele.

Giunti sulla porta della Pretura, lo scroccone ha fatto finta di ricordarsi che i pacchi di candele dovevano essere cinque ed ha pregato il ragazzo di tornare in bottega a cercare il quinto, lasciandogli i quattro che aveva portato.

Il ragazzo ha fatto una galoppata ma, al suo ritorno, il truffatore era scomparso.

La signora Ramoino ha dovuto accontentarsi di descriverne i connotati ai vari poliziotti e carabinieri che si trovavano in quel momento nel vestibolo e per le scale della Pretura («G. P.», 6 aprile 1876).

Quando il giornale riporta questa notizia parla del «solito incettatore di candele steariche a ufo», come se le imprese di questo signore fossero ormai abituali e ben note in Torino. Il giornale però, in precedenza, non ne aveva parlato.

Il truffatore torna ad agire nemmeno una settimana dopo, l’11 aprile.

Questa volta si  presenta come un impiegato del municipio nella tabaccheria di via Corte d’Appello n. 4. Chiede due pacchi di candele e, vedendo che la tabaccaia è molto cortese, le domanda anche un pacco di sigari. Dice di non poter pagare perché ha dimenticato il portafoglio in ufficio.

La tabaccaia, che ha molti clienti fra gli impiegati municipali, gli consegna candele e sigari, dicendogli di pagare con comodo. Il truffatore la ringrazia, assicura che la gentile signorina sarebbe stata pagata in pochi minuti, giusto il tempo di salire e di ridiscendere le scale. Poi sparisce («G. P.», 12 aprile 1876).

Pochi giorni dopo, il ladro di candele esegue il suo colpo più clamoroso perché coinvolge, sia pure a sua insaputa, una famiglia torinese ancor oggi nota, quella dei marionettisti Lupi.

Il 14 aprile 1876, infatti, si presenta nel negozio di commestibili dei signori Bruno, in via Bertola n. 22, e chiede alla signora Bruno, a nome della signora Lupi, di consegnargli quattro pacchi di candele, per illuminare il teatrino delle marionette in occasione di una rappresentazione straordinaria della Gatta bianca.

La signora Bruno si insospettisce quando il sedicente messaggero dei Lupi fa per andarsene con le candele dicendole che la signora Lupi avrebbe poi pagato: la Bruno non vuole consegnargli le candele, spiega che la signora Lupi fa le sue spese da sola e paga sempre in contanti.

Il truffatore assicura di essere il segretario del teatrino, si finge offeso e propone al signor Bruno di accompagnarlo per portargli i pacchi di candele.

Si avvia col signor Bruno, sale le scale dell’alloggio del signor Lupi e, mentre finge di suonare il campanello, di colpo esclama: «Cinque pacchi mi servono e non quattro. Vi aspetterò, fatemi il piacere d’andare a cercare il quinto pacco!».

Il Bruno, ingenuo, gli consegna i quattro pacchi e di corsa torna in negozio e, sempre di corsa, incitato dalla moglie, torna al teatrino.

Il truffatore è scomparso e, naturalmente, la famiglia Lupi non sa nulla di lui e delle candele («G. P.», 15 aprile 1876).

Il cronista commenta con una frase intelligente nella sua ovvietà: bisogna riconoscere che non gli manca il coraggio ma che le sue vittime sono troppo disponibili e ingenue…

L’ultima incursione che può essere attribuita con una certa sicurezza al nostro truffatore è eseguita il 19 aprile 1876, quando scrocca col consueto modus operandi quattro pacchi di candele steariche ed una cinquantina di sigari alla tabaccaia di via delle Rosine («G. P.», 20 aprile 1876).

Con la fine del mese di aprile, il «famoso ma pur sempre ignoto ladro di candele» pare aver interrotto la sua attività, come annota il cronista il 4 maggio.

La nostra storia potrebbe concludersi qui ma, nel mese di maggio, avviene un episodio in qualche modo riconducibile a questo personaggio.

Domenica 14 maggio 1876, Francesco Ronco, proprietario di un negozio di candele steariche in piazza Lagrange, quando alla sera ritorna a casa dopo una scampagnata, vede uno sconosciuto che esce da casa sua. Senza indugio gli salta addosso, lo afferra per il collo e si mette a chiamare gente.

Accorrono numerose persone e lo sconosciuto viene indicato da parecchi negozianti della zona come il famoso ladro di candele di cui si tanto parlato. Il clima si fa molto caldo, la gente è furiosa: per fortuna, alle prime grida, sono accorse una guardia municipale ed una guardia di pubblica sicurezza, perché si parla addirittura di fare giustizia  sommaria, all’americana, come si dice al tempo.

I due agenti devono darsi da fare per impedire una sorta di linciaggio.

Il ladro che, a quanto pare, non ha tentato il furto da solo, dichiara di chiamarsi Giuseppe Campasso, di 28 anni, calzolaio, abitante in via Silvio Pellico n. 22.

Risulta essere pregiudicato e ricercato per vari mandati di cattura («G. P.», 15 maggio 1876).

Il fatto che sia stato arrestato in un negozio di candele ha indotto a credere di aver finalmente catturato il misterioso ladro di candele, con una fama tanto sinistra fra la popolazione e fra i negozianti da rischiare un linciaggio.. ma è difficile credere che l’elegante truffatore, che aveva impersonato con successo il cancelliere di pretura, l’impiegato comunale e il segretario dei marionettisti Lupi, si sia ridotto ad un ladruncolo maldestro che si fa bloccare mentre esegue un furto con scasso!

È curioso che nella stessa domenica venga arrestato un maldestro truffatore che ha tentato un colpo con un diverso modus operandi, sempre però riferito alle candele steariche.

Verso sera nel negozio Viale, in via Lagrange, entra un tale che dice di essere un negoziante e compra due pacchi di candele steariche. Le paga con un biglietto da cento lire. Il signor Viale lo accetta e gli dà il resto in biglietti di piccolo taglio.

A questo punto, il sedicente negoziante inizia a piantare grane, dicendo che il resto è insufficiente e che il prezzo delle candele è esagerato.

Viale gli restituisce il biglietto da cento e si riprende le candele e il resto ma, quando lo riconta, si accorge che mancano ben quindici lire: con un balzo salta addosso al truffatore che se ne sta uscendo dal negozio, lo blocca e poi lo consegna a due guardie di pubblica sicurezza («G. P.», 15 maggio 1876).

Ci piace credere che l’incettatore di candele sia invece rimasto libero, magari cambiando città oppure rivolgendo il suo talento a qualche altra impresa: questo personaggio appartiene alla categoria delle “simpatiche canaglie” e, coi brutti tempi che corrono, sarebbe augurabile che i criminali che agiscono oggi in Torino fossero tutti della sua stoffa!

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Articolo pubblicato il 14/03/2014