Nibali vince un piccolissimo Tour

Un italiano torna a vincere la più importante corsa ciclistica, ma senza avversari

Dopo 21 tappe di grande fatica, si chiude un altro Tour de France. Prima della partenza, prima del 5 luglio, ci attendevamo una corsa totalmente diversa da quella che si è rivelata essere. Questo Tour verrà ricordato come quello delle cadute e dei grandi ritiri, come il Tour del: “cosa sarebbe successo?”. Alla prima tappa, nella prima volata, cade e si ritira Mark Cavendish: il più forte tra i velocisti viene subito fatto fuori. Scopriamo così il grande talento in volata del tedesco Kittel, con 5 vittoria, l'ultuma sui Campi Elisi. Senza il ritiro di Cavendish sarebbe stato lo stesso? Forse si, ma certamente senza il britannico è stato tutto molto più semplice.

 

Il Tour vede purtroppo, e soprattutto, le cadute e i ritiri segnare la classifica finale. Vince Nibali, bravo, ma soprattutto fortunato. Si perché, al di là delle previsioni patriottiche che davano l'italiano tra i favoriti, era senz'altro un gradino sotto gli altri due che si doveva giocare la vittoria: Froome e Contador. Eppure due maledette tappe, due maledette cadute, ce li hanno tolti, ci hanno tolto quella sfida e quello scontro che volevamo vedere. Il pavè sotto il diluvio nella quinta tappa, ha costretto Froome al ritiro. Il campione in carica, colui che aveva ucciso il tour del 2013, non ha potuto confermarsi, non abbiamo potuto assistere alle sue accelerazioni devastanti. Così come una caduta, sempre sotto la pioggia, ha privato la corsa del tre volte vincitore Contador, il più forte corridore da corse a tappe nell'era dopo Armstrong ( che rimane un campione tra i dopati, e non un dopato tra i campioni), anche se ormai già orfano di quel rivale col quale lo avremmo voluto veder duellare sulle grandi salite. Ci sarebbe tanto piaciuto vedere la sfida con Nibali, il quale avrebbe retto?

Resta appunto solo l'italiano, bravo a non cadere, fortunato a trovarsi per la mani un gioiello, il Tour, in cui forse neanche lui sperava. Bella la vittoria sull'Hautacam, ma le imprese sono altra roba, le imprese le fanno i duelli, le gradi sfide. Nibali non ha più avuto avversari, se non la paura di cadere. Il secondo in classifca, il 31enne Pereaud, dista quasi 8 minuti, numeri che danno peso e valore a questo Tour. Non scomodiamo Pantani o Gimondi, per paragonare la vittoria del messinese. Diciamo piuttosto, che lo aspettiamo l'anno prossimo, per dimostrarsi capace di vincere anche contro i “mostri” del ciclismo moderno.

 

 

Diciamo ad arrivederci al Tour, sperando in qualcosa di meglio per l'anno prossimo, perché questo è stato un Tour piccolissimo. 

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Articolo pubblicato il 29/07/2014