Sport e giovanissimi: il binomio di Nanchino 2014

In una sinfonia di colori, musica, fuochi d’artificio e danza si è chiusa il 28 agosto la seconda edizione dei giochi olimpici giovanili (Youth Olimpics games).

Nanchino, nel sud del Cina, è stata per 13 giorni la casa di giovanissimi atleti di più di 200 nazionalità. È stata il trampolino di lancio per i loro sogni, l’inizio di un’esperienza olimpica che probabilmente li porterà lontano.

3808 gli atleti partecipanti. Una moltitudine di facce diverse, storie diverse, difficoltà diverse, ma accomunate tutte da un unico, grande sogno: quello della gloria olimpica, un sogno vivo in tutti gli atleti. Chi sul tatami, chi in piscina, chi in palestra; per due settimane i rappresentanti di ogni nazione hanno combattuto fino allo stremo per vedere la propria bandiera salire in alto sul podio. Ci sono state lacrime, di gioia e di disperazione, ma quello che conta è che alla fine hanno vinto tutti. Ognuno ha vinto la famosa partecipazione di cui tanto parlava de Coubertin, ha vinto la possibilità di farsi vedere su un palcoscenico mondiale, ha vinto contro l’odio che divide, soffrendo e festeggiando al fianco di qualcuno tanto diverso da lui, eppure così simile.

La prova di questa lealtà, che vige tra gli atleti, sta nelle numerose competizioni a squadre miste che hanno caratterizzato questa edizione dei giochi. Non solo le nazioni quindi, ma anche i continenti erano rappresentati. Molti atleti impersonavano così due identità, quella del loro paese e quella del loro continente, lottando al fianco di quelli che in altre gare erano i loro acerrimi avversari.

Il medagliere ancora una volta ha visto brillare gli atleti cinesi, che una dopo l’altra hanno conquistato 65 medaglie, supportati in ogni momento dal calorosissimo tifo di casa. A seguire la Russia (57 medaglie) e solo al terzo posto, con un notevole distacco, gli Stati Uniti, che portano a casa un bottino di 22 medaglie. L’Italia si piazza al settimo posto con 21 medaglie, senza contare quelle provenienti dalle squadre miste, superando così la prestazione di quattro anni fa a Singapore.


I migliori piazzamenti dell’Italia si trovano spalmati su tantissime discipline, questa volta, cosa che rende molto orgoglioso il presidente del CONI. La boxe porta a casa 3 medaglie con Vincenzo Arecchia (oro), Vincenzo Lizzi (bronzo) e Irma Testa (argento). Molto bene anche nel golf dove la coppia mista Paratore Carta porta a casa un bronzo a squadre. Meno bene, invece, la ginnastica artistica rispetto alla precedente edizione: Iosra Abdelaliz porta a casa solo una medaglia d’argento alle parallele nonostante i numerosi ottimi piazzamenti, non riuscendo così a eguagliare la prestazione delle ginnaste a Singapore che portarono a casa 4 medaglie. Anche la scherma è in calo, solo 2 argenti femminili di De Marchi e Crovari, per questa edizione, lasciano un po’ l’amaro in bocca ad una federazione che aveva grandi speranze. Fa invece il pieno di medaglie l’atletica con il bronzo nei 5000 di marcia di Noemi Stella, l’argento nel salto il lungo di Beatrice Fiorese e l’oro, festeggiato girando per il campo con un cartello con scritto “grazie Nanchino” in cinese, di Tobia Bocchi nel salto triplo. Altri iridati ancora nel ciclismo e nel nuoto.

Questa edizione dei giochi dei piccoli non aveva nulla da invidiare a quelle dei grandi, né come organizzazione né come partecipazione. Per incoraggiare il pubblico di ogni parte del mondo ad interessarsi a questo evento sportivo, inoltre, è stata data l’occasione a 30 giovani reporters, fra i 18 e i 24 anni, provenienti da tutto il mondo, di imparare questo mestiere al fianco di famosi e qualificati professionisti; creando così un’occasione di grande esperienza sul campo, non solo per i futuri olimpionici, ma anche per i futuri giornalisti.

L’unica pecca, purtroppo necessaria, è stata quella di dover impedire la partecipazione agli incontri di lotta e alle gare in piscina per quegli atleti provenienti dalle zone a rischio d’infezione da virus ebola. Gli atleti nigeriani, inoltre, sono stati allontanati da tutti i 26 impianti nei giorni precedenti alle gare nonostante fossero risultati negativi al test dell’ebola. Il comitato Olimpico nigeriano ha considerato quest’azione discriminatoria nei confronti dei propri atleti, decidendo così di ritirarli dalle competizioni.

Impianti perfetti, organizzazione scrupolosa e grandi effetti speciali. Questi gli ingredienti del successo, ancora una volta conditi dalla preziosa partecipazione di migliaia di volontari che, durante la cerimonia di chiusura, il presidente del CIO non si è dimenticato di ringraziare, ricordando il loro ruolo centrale nella riuscita di questi eventi.

“Nihao Nanjing”, arrivederci Nanchino, ha poi concluso Thomas Bach. Tra i ringraziamenti, la festa e il sempre vivo calore olimpico si sono così chiusi anche questi giochi; il prossimo appuntamento sarà nel 2018 a Buenos Aires, con nuove speranze dello sport mondiale, tutte da scoprire.

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Articolo pubblicato il 03/09/2014