Chiesa e l'autoritarismo dell'Estonia.

Dietro quanto accaduto al giornalista italiano si celano dubbi e timori su di un'Europa che, in queste vesti, spaventa i suoi popoli.

 

Ore ed ore in stato di fermo. La disavventura -per usare un eufemismo- di Giulietto Chiesa, comincia in albergo a Tallin, dove il giornalista si era recato nei giorni scorsi per la conferenza “La Russia è nemica dell'Europa?”. Senza troppe spiegazioni, sei ore dopo l'arrivo, Chiesa è stato prelevato da quattro agenti della polizia estone che lo hanno trasferito in centrale dove gli è stato notificato lo stato di fermo. Tutto questo a causa di un decreto di espulsione pendente su Chiesa, valido per un mese e notificato due giorni prima del suo arrivo in Estonia. A niente sono valsi i tentativi del giornalista di poter visionare e conoscere il testo del decreto: la polizia di Tallin si è categoricamente rifiutata di mostrarli.

 

Dopo la breve permanenza in una cella con una panca per dormire e una latrina innestata a terra è stato di nuovo trasferito in albergo. Solo la mattina seguente è stato rilasciato, con l'ovvio obbligo di lasciare il paese e non farvi ritorno nel successivo mese, grazie, si apprende, all'abilità diplomatica dell'ambasciatore italiano Marco Clemente.

 

Siamo di fronte ad una plateale violazione di tutte le norme europee. Qui si è effettuato un arresto preventivo per impedire ad una persona di esprimere il suo punto di vista. E' un episodio di una gravità senza precedenti, che dice fino a che punto la degenerazione fascista in Europa ha preceduto”.

 

Difficile non dare credito alle parole di Chiesa. Perchè nei fatti si è trattato veramente di un arresto preventivo, oltretutto attuato su di un parlamentare europeo in assenza di un qualsiasi tipo di indagine, flagranza o canone preventivo. Senza applicare nessun tipo di misura atta a disinnescare parte della gravità del fatto: un rapido trasferimento nella cella di una centrale di polizia, escludendo la possibilità di prendere atto e visione dei motivi che hanno condotto all'arresto.

 

Il motivo dell'arresto, il decreto di espulsione, è già di per se stesso indice di gravi anomalie: che una persona del tutto innocua per l'integrità istituzionale di uno stato e per quella fisica dei suoi cittadini, incensurata, veda notificarsi una tale misura due giorni prima del suo arrivo -misura che oltretutto ha la valenza minima per legge di un mese- è in effetti una notizia fuori da ogni rango di logicità.

 

Il dubbio che rimane è: cosa avrebbe potuto dire di così scomodo Giulietto Chiesa per meritarsi tutta questa attenzione da parte delle autorità estoni ? Se la gravità del fatto è già molto elevata, il pensiero che un cittadino comunitario possa essere arrestato in un paese membro per il solo timore di sue opinione potenzialmente scomode getta un velo scuro e autoritario sull'Unione Europea. E in effetti da nessuna fonte è arrivata una smentita o una scusa: l'Estonia sembra non considerare la reale gravità della propria azione e né dall'Italia né dagli organismi comunitari si è alzata una singola voce di protesta.

 

L'impressione e il timore che aleggiano sono quelli che nascono dalla possibilità che in Europa non si possano rendere pubbliche tutte le opinione. A meno di non rischiare arresto ed espulsione.

 

http://www.pandoratv.it/giulietto-chiesa-in-collegamento-telefonico-subito-dopo-larresto-in-estonia/

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Articolo pubblicato il 17/12/2014