La mossa finale di Putin: Navalny condannato

Dopo mesi di attesa si è chiuso il processo-farsa al blogger russo e al fratello Oleg. Con una condanna per entrambi

Lo Zar ha fatto scacco e ha segnato un altro punto a favore nella sfida contro Alexei Nalvalnay. Il blogger russo, antigovernativo e per questo da anni bersaglio dei poteri forti della patria, è stato condannato a tre  anni e mezzo per malversazione dei fondi pubblici, accusa piombata anche sul fratello. Ma in quello che viene definito un “processo farsa” gli elementi sinistri non si sono esauriti con la sola condanna.

Anzitutto perchè, insieme al blogger anti-corruzione, è stato punito, come detto, il fratello Oleg, nonostante a carico di questo ci fossero pochi elementi in grado di comprovare un'eventuale complicità con il fratello. Per evitare di surriscaldare una piazza già scottante Navalny è stato “graziato” dalla libertà condizionale, mentre la scure della detenzione colpirà solo solo il fratello, destinato ad un soggiorno di tre anni e mezzo nelle carceri russe. La mossa della giustizia russa sembra chiara: se colpendo Navalny si rischia l'esplosione popolare, si provano a colpire gli affetti, con un intento che, secondo diverse voci di protesta, è volutamente e fortemente intimidatorio.

Anche le tempistiche del processo stridono con l'idea di equità. Inizialmente la sentenza era prevista per il 15 gennaio, data in cui era stata organizzata un'imponente manifestazione in Piazza Manehz e a cui, secondo le previsioni, avrebbero aderito decine di migliaia di persone, con l'intento di andare oltre alla protesta per la sentenza. Nel gran segreto della notte, le autorità giudiziarie hanno spostato il processo alla data di ieri, martedì 30 gennaio, con poche ore di preavviso, insufficienti per organizzare una manifestazione di protesta.

Il malumore per l'accaduto è comunque esploso: i sostenitori di Navalny e gli oppositori di Putin hanno deciso di confermare l'appuntamento del 15 gennaio nella Piazza del Maneggio. Ma con la crescita della rabbia popolare, sono cresciute anche le riserve di Vladimir Putin e il suo utilizzo di metodi preventivi. Anzitutto è continuato l'oscuramente -vigente da qualche settimana- dei siti web, dei giornali e dei blog che hanno diffuso gli inviti alla partecipazione. Quindi, una volta che la diffusione è diventata incontenibile, il governo ha affermato che l'evento è una mossa del “Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e degli omosessuali” per ricreare in Russia una nuova Piazza Maidan. In ultima, lo stesso Presidente ha dichiarato che qualsiasi manifestazione non autorizzata sarà considerata come severamente proibita, poco dopo aver negato i permessi necessari perchè questa avesse luogo.

Questa lunga serie di misure preventive hanno avuto l'effetto di rendere la tensione ancora più palpabile: fonti indipendenti riportano che diversi dei soggetti presenti nell'appuntamento del 15/1 stanno studiando gli avvenimenti occorsi nella crisi ucraina, con la speranza di poter replicare il modus operandi che ha portato alla caduta del governo filo russo.

Alexei Navalny è considerato da molti come “l'ultima speranza della Russia” e la sua condanna -avvenuta dopo che gli stessi testimoni dell'accusa hanno ritrattato la loro testimonianza, evidenziando di fatto l'innocenza del blogger- è apparsa a tutti questi come l'ennesimo attacco dello Zar contro la democrazia. Un attacco che tanti non sono più disposti a tollerare.

Civico20News ringrazia sentitamente Noremeldo Arandur per le preziose informazioni inviate alla redazione

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Articolo pubblicato il 31/12/2014