Petro Poroshenko e il default

tra propaganda e realtà, qualè è la reale situazione economica in Ucraina ?

In queste ultime settimane è diventata sempre più evidente la nuova linea di Mosca in merito alla guerra che sta conducendo in Ucraina. Nonostante la nuova iniezione di uomini e mezzi militari nel Donbass (attualmente ci sono più tank russi in quella parte di territorio che non in tutta la Germania, Repubblica Ceka e Slovacchia) la Russia sembra puntare di più ad una soluzione economica che non militare, una soluzione che prevede il collasso dell’economia Ucraina per destabilizzare socialmente un paese che ad oggi è più unito che mai.

Questa nuova condotta è testimoniata anche dalla campagna mediatica di propaganda che conduce la Russia insieme a tutti i suoi partner Europei. A riprova di ciò basta infatti leggere gli articoli delle ultime settimane di alcuni quotidiani nazionali Italiani filo Cremino e di quelli della famiglia Berlusconi. Tali giornali, così come anche sui social network, sono impegnati costantemente ad attaccare la figura del Presidente Petro Poroshenko definendolo un “oligarca che si arricchisce a spese del suo popolo” e a sottolineare che l’Ucraina andrà in default a brevissimo.

Chi non conosce la situazione Ucraina potrebbe anche credere a queste veline moscovite, supportate ovviamente dal battage informativo italiano sempre prono ai voleri dello Zar di Mosca, ma come spesso accade se si approfondisce l’argomento si scopre una realtà un po’ differente.

Partiamo dalla figura del Presidente Poroshenko che indubbiamente è un uomo ricco grazie alle sue aziende di cioccolata, se dovessimo fare un parallelo gli stessi media Italiani dovrebbero atttaccare la famiglia Ferrero in quanto in questi anni di crisi il loro gruppo ha aumentato i profitti mentre la gente si impoveriva. Ovviamente è una tesi che non sta in piedi in quanto un’azienda che offre un buon prodotto ad un prezzo accessibile a tutti è ovvio che fatturi molti soldi. Il fatto che le aziende di Poroshenko funzionino bene significa anche che da lavoro a moltissime persone.

In certi ambienti della sinistra italiana che stravedono per l’ex Presidente Yanukovich definito “comunista” bisognerebbe ricordare che durante il suo “regno” sono stati sottratti quasi 100 miliardi di dollari alle casse dello Stato a favore della cricca del Donbass. Chiunque sia stato a Mezhyhirya, la sua residenza, si è reso conto di quanto denaro sia stato sottratto alla popolazione per le manie di grandezza di politici con evidenti turbe psichiche. Per quella residenza Yanukovich si appropriò di più di 85 milioni di dollari provenienti dalle casse dello Stato per creare una residenza al cui confronto quella di Michael Jackosn sembra una baracca di un campo nomadi.

Confrontare le due figure dei Presidenti non è proprio possibile, uno è un imprenditore che da lavoro e produce ricchezza, l’altro un bandito che ha avuto l’ardire di intestare le Ferrovie dello Stato al figlio odontotecnico.

L’Ucraina si è ritrovata a marzo 2014 ad uscire da una rivoluzione e ritrovarsi in guerra con la seconda potenza militare al mondo, con le casse statali che contenevano solo 16 miliardi di dollari, meno del valore in cui quei giorni veniva venduta l’App What’sUp.

La crisi già presente prima della rivoluzione, la guerra, la lotta alla corruzione solo agli inizi, fanno sicuramente dell’Ucraina un paese esposto alle intemperie finanziarie e a rischio per i prossimi, specie se la pressione militare russa non si allenterà. Di contro però l’Ucraina sta riscoprendo la voglia di progredire ed è conscia di aver iniziato un cammino che la porterà in pochi anni ad allinearsi ai più progrediti paesi europei grazie all’ottimo materiale umano di cui dispone e delle risorse di cui comunque non è scarsa.

Per questi motivi le critiche a Poroshenko sono strumentali e figlie della propaganda a cui purtroppo l’Italia deve sottostare per motivi di geopolitica e di finanza all’orso russo, critiche che se però analizzate perdono di ogni fondamento.

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Articolo pubblicato il 02/06/2015