Una particolare raccolta differenziata: il “salnitro”

Storia curiosa del recupero di questo importante componente della polvere da sparo nel ‘700 – ‘800

La storia della polvere da sparo (polvere nera o polvere pirica) ha origini antiche riportabili probabilmente nella antica Cina.

Tuttavia il suo perfezionamento come propellente raggiunse il vertice nella affermazione definitiva sui campi di battaglia delle armi da fuoco, coinvolgendo di pari passo anche la tecnologia metallurgica e la scienza militare.

Pertanto l’ utilizzo della “polvere nera”  costituisce una pietra miliare nella storia della conoscenza tecnico-scientifica pre-industriale e nella realtà  economico-finanziaria e sociale di questo periodo storico.

Questa affermazione potrebbe sembrare eccessiva, ma le testimonianze documentali la confermano senza ombra di dubbio, sia sul versante dell’ attività civile che militare.

Nella storia moderna  l’ impiego delle armi da fuoco (cannoni, fucili, pistole, mine e di altri artifici esplosivi), non avrebbe avuto motivo di esistere  senza il primitivo utilizzo della polvere da sparo (o nera).

La polvere nera in sintesi è una miscela esplosivo-propellente di Nitrato di Potassio (KNO3), di Carbone di Legna e di Zolfo nelle rispettive proporzioni del 75%, del 15%, del 10%.

Senza addentrarci nelle complesse reazioni chimiche di attivazione della suddetta miscela, si può dire che il Nitrato di Potassio è l’ agente ossidante che fornisce l’ ossigeno alla reazione esplosiva della polvere nera stessa.

Attualmente il Nitrato di Potassio viene prodotto industrialmente per reazione dell’ acido nitrico con il carbonato di potassio e questo processo non implica problemi produttivi di reperibilità delle materie prime.

Tuttavia nel passato questo problema si presentava decisamente rilevante e di importanza quasi “strategica” per consentire il necessario approvvigionamento che potesse garantire l’efficienza e la potenza di fuoco degli  eserciti.

Se la reperibilità nel passato dello zolfo e del carbone di legna non costituiva un grosso problema, la ricerca del “salnitro” (cioè del Nitrato di Potassio) costituiva una sfida di notevole impegno e di una continua ricerca delle fonti alternative di reperimento. 

L’ articolo che segue del prof. Mario Castiglioni - Vice Presidente dell’ Accademia di San Marciano – illustra con grande efficacia sintetica e dovizia di curiosi particolari uno spaccato di storia poco nota del ‘700 - ‘800, relativo all’  approvvigionamento  di questo prezioso componente della polvere nera.

Un ringraziamento all’ Autore e buona lettura.

 

    Una particolare raccolta differenziata

 

L’idea di un certo tipo di recupero dei rifiuti agricoli e urbani non è nuova, affonda le sue radici nella seconda metà del ‘700, se non prima, ed è legata ad un certo tipo di “economia per la guerra”.

Il salnitro, nitrato di potassio, è il componente principale della polvere da sparo (circa il 75%, più zolfo e carbone vegetale) e veniva raccolto come efflorescenza naturale dai muri delle cantine e delle stalle. Quando il grande consumo di polvere nera rese insufficiente questa sorgente di salnitro, si iniziò a produrlo “artificialmente” da tutti quei materiali che contengono azoto organico e potassio. Esistono infatti dei batteri che facilitano l’ossidazione dell’azoto amminico contenuto nei residui vegetali e animali in azoto nitrico, che, combinato con il potassio, contenuto nella cenere di legna ed in molti tipi di vegetali, porta alla formazione del salnitro.

Illustri scienziati del ‘700 avevano classificato i tipi di rifiuti che potevano, o meglio dovevano, essere selezionati per destinarli alla produzione del salnitro.

Il Manifesto Camerale delle Camere di Torino e di Chambéry  del 29 dicembre 1784, redatto sulla base dei suggerimenti provenienti da alcuni membri dell’Accademia delle Scienze di Torino e pubblicato dalla Stamperia Reale di Torino il primo gennaio 1785, riporta il seguente elenco dei materiali da raccogliersi per la produzione del salnitro.

Erbaggi degli orti,

piante boraginose e crocifere,

ortiche e porcellane selvatiche,

frutte marcite di ogni sorta,

avanzi dei grappoli d’uva dopo estratto il vino.

Inoltre le sostanze contenenti azoto:

pelli e carni putride, il sangue e gl’interiori degli animali,

i loro escrementi e singolarmente quelli delle pecore,

le immondezze dei pollaj, colombaj e simili,

le fuliggini provenienti dalla spazzatura dei camini….

ogni sorta di fecce di letame e altre immondezze delle case, beccherie e grange, le corna e le unghie degli animali”.

La raccolta di simili materiali avveniva anche in altri paesi, un Editto del Re di Prussia, Federico II il Grande, datato 18 gennaio 1748, imponeva ai cittadini di consegnare ai gestori delle nitriere le ceneri lisciviate (usate per il bucato) o no e gli escrementi dei colombi.

Una cosa curiosa: durante la Guerra civile Americana (1861-1865), giornali degli stati confederati pubblicavano costanti appelli alle donne affinché offrissero per la “causa” il contenuto giornaliero dei pitali di famiglia! Anche quella roba contiene azoto utile per fare il salnitro!

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Articolo pubblicato il 08/06/2015