Tre passi nel DEMENZIALE

Parodie esilaranti e gag a raffica per film "intelligentemente stupidi" fatti per ridere e pensare

Film demenziali e parodie.

Un genere che molti credono apparentemente facile da gestire e mettere in scena, visto la grande quantità di parodie di scarsissima qualità che abbiamo visto negli ultimi decenni. Che ci vorrà mai a prendere in giro un film di qualcun'altro?

Stephen King, in una prefazione di una sua raccolta di racconti, scriveva: "Due generi con cui è difficile confrontarsi sono l'horror e la commedia. In mani incapaci, l'horror diventa comico e la commedia diventa funebre".

Mai stato così d'accordo come in questo caso con il celebre "re dell'horror" del Maine.

Ci vuole mestiere e talento per fare ridere gli altri, a meno di un pubblico che si accontenti giusto di scurrili volgarità, rutti e scorregge a profusione; nel qual caso anzichè al cinema forse basta portarli in un ospizio qualunque per farli ridere a crepapelle tutto il giorno.

Sfruttiamo l'occasione dell'uscita al cinema di "Zoolander 2", seguito del famoso primo episodio di quindici anni fa, per parlare di una manciata di film del genere che personalmente vi raccomando.

Ben Stiller è un attore/regista comico di suo già avvezzo alle parodie, con film come "Tropic Thunder", parodia di guerra del 2008 tragicomica in cui un manipolo di attori viziati ed egocentrici si ritrova suo malgrado davvero a combattere in prima linea contro uno spietato cartello della droga, scimmiottando tutta una serie di film del genere su cui tra tutti il mitico "Platoon" di Oliver Stone.


Oppure appunto con un film, in seguito divenuto un piccolo cult, come il primo "Zoolander" che criticava ferocemente l'idiozia del mondo della moda, dove più che mai l'apparenza regna sovrana sulla sostanza, un mondo di idioti il cui unico lavoro è "essere belli belli in modo assurdo", per parafrasare parola per parola lo stesso protagonista.

La cosa più assurda è stata che gli stessi protagonisti del mondo della moda hanno fatto a gomitate per parteciparvi, non realizzando forse appieno la dissacrante satira sull'ignoranza che regna sovrana nel loro universo patinato di "nulla esteriore" attorno al quale orbitano una serie di lacchè pronti a tutto per fare felici i loro idoli fotogenici.


In quanto a "Zoolander 2", molto brevemente, è un film divertente, allegro e spensierato... ma non quanto il primo capitolo, ciò non vuol dire che lo sconsigli o intenda parlarne male.

Diciamo che le cose che funzionano meglio sono proprio i personaggi che si porta dietro dal primo film, l'azzeccata coppia Ben Stiller/Owen Wilson e anche il divertente e cattivissimo "Mugatu", interpretato dal solito ottimo Will Ferrell, egocentrico arcinemico del "figoso" supermodello caduto ormai in disgrazia e ritiratosi dalla scena della moda.


Comunque, per una recensione più completa vi rimando all'articolo della bravissima collega Enrica Maccari.

Parlando di altri film demenziali, vorrei evitare di parlare dei film più famosi e conosciuti, come possono essere ad esempio quelli del famoso trio "Zucker-Abrahams-Zucker" con le loro saghe degli "Hot Shots" e "Una pallottola spuntata" o anche "L'aereo più pazzo del mondo", parlando di altri meno conosciuti oppure semi-dimenticati.

Uno dei film meno conosciuti del trio forse è "Ridere per ridere", da loro sceneggiato e diretto da un altro veterano della commedia come John Landis, regista degli indimenticabili "Blues Brothers" e "Animal House".

Il film non è altro che una serie di sketch televisivi e parodie alternate a pubblicità assurde, trasmesse senza sosta su una tv sintonizzata ad un immaginario ed inesistente canale televisivo.


Si susseguono una dopo l'altra esilaranti scenette che fanno il verso ad altre film e serial televisivi più famosi, come ad esempio il mitico "I 3 dell'operazione drago", ultimo film di Bruce Lee prima della sua tragica morte nel 1973; alternati a demenziali intermezzi telegiornalistici e trailer di film altrettanto spassosamente pazzeschi e irriverenti.

Parlando di umorismo demenziale, è poi d'obbligo menzionare un altro trio più che famoso riguardo al genere, i fratelli Marx, inizialmente composto dai cinque Chico, Harpo, Groucho, Zeppo e Gummo; ridotti poi di numero quando Gummo abbandonerà prima del loro felice (almeno inizialmente) avvento a Broadway, mentre Zeppo si limiterà poi a fare da presenza e "spalla" ai più dotati e restanti tre fratelli.

Uno dei più divertenti film dei Marx, secondo la modesta opinione di chi vi scrive, è il loro "La guerra lampo dei Fratelli Marx", proibito all'epoca in Italia dall'idiozia fascista, geniale e divertente "colpo di stato" dove lo sconclusionato Groucho sale al potere dell'immaginario stato di "Freedonia".


Nonostante l'opera di "controspionaggio" dei suoi ancor più stupidi e inetti fratelli Harpo e Chico, il demente dittatore riesce a scatenare la guerra contro il popolo confinante di Sylvania, discutendo in modo immaginario e finendo per litigare ferocemente con l'ambasciatore che non è neppure presente nella stanza, per poi prenderlo realmente a schiaffi una volta avendolo di fronte e dando il via alle ostilità tra le due nazioni.

Irripetibile cult della commedia con un Groucho ai massimi livelli, ottimamente supportato dai due fratelli nel ruolo di scapestratissimi "agenti speciali", con alcune scene mitiche come Harpo in cerca di documenti segreti che per errore fracassa lo specchio dove andrà poi a rimirarsi Groucho, cui seguono 4 minuti esilaranti di gag comiche completamente mute tra i due grandi attori, che si muovono all'unisono come due immagini riflesse per l'ilarità generale di tutti gli spettatori.


Uno degli ultimi film "ad alto budget" del trio comico, cui seguiranno due altre grandi produzioni della Metro Goldwyn Mayer come "Una notte all'opera" e "Un giorno alle corse", senonchè alla morte del produttore Irving Thalberg il trio si ritroverà sempre più a corto di finanziamenti, nonostante ciò riuscendo ancora a girare ottimi film, dei quali l'ultimo fu probabilmente "Una notte a Casablanca".

Di quest'ultimo rimase poi famosa la lite con la Warner Brothers riguardo all'uso nel titolo della parola "Casablanca", film da loro prodotto pochi anni prima; protesta alla quale Groucho rispose epicamente dicendo che allora il loro studio non aveva il diritto di chiamarsi "Fratelli Warner", in quanto i Marx erano fratelli da molto tempo prima di loro.


Altro grande regista di parodie è poi Mel Brooks, con i suoi indimenticabili "Frankestein Junior" e "Balle spaziali" per esempio, divertenti film che prendono in giro due cult come il romanzo di Mary Shelley e la famosa saga fantascientifica di George Lucas, non trascurando però la regia e la messa in scena o la recitazione degli attori stessa, perfettamente al livello delle opere di riferimento.

Uno dei meno conosciuti (ma altrettanto divertenti) film del regista è "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", pellicola del 1974 che fa il verso ovviamente al quasi omonimo "Mezzogiorno di fuoco" di Fred Zinnemann, cult western interpretato da Gary Cooper e Grace Kelly.


Memorabilmente interpretato da Gene Wilder, nel ruolo del pistolero alcolizzato assoldato da uno sceriffo di colore (ovvia critica al razzismo imperante all'epoca del Far West) per respingere l'attacco di un manipolo di mercenari, che vorrebbero far sloggiare con le cattive gli abitanti della città, in favore delle losche speculazioni dell'uomo d'affari dal baffetto truffaldino interpretato da Harvey Korman.

Divertentissime le citazioni e i riferimenti ai film e gli attori di successo del genere, con Wilder che si vanta ad esempio "di aver ammazzato più gente di John Wayne" e con tanto di "viaggio nel tempo" conclusivo con gli attori seduti al cinema a vedere il loro stesso film proiettato ai giorni nostri.


Altro gruppo di comici cresciuto assieme e divenuto famoso col tempo, sono poi gli inglesi "Monty Python", il cui più celebre e famoso film resta probabilmente "Monty Python - Il senso della vita", ottimo film al quale però il sottoscritto preferisce onestamente "Monty Python e il Sacro Graal", film d'esordio del 1975 per un giovanissimo Terry Gilliam, che si porterà dietro il nonsense del umorismo del gruppo assieme al loro gusto per i personaggi esagerati e sopra le righe, inserendoli poi praticamente dentro ogni suo film, da "Brazil" a "L'esercito delle 12 scimmie" a "La leggenda del Re Pescatore".

Inframmezzato da alcuni piccoli cartoon disegnati dallo stesso Gilliam, la sgangherata combriccola di un improbabile "Re Artù" si ritrova, quasi a mo' dei successivi Blues Brothers, "in missione per conto di Dio" alla ricerca del Santo Graal.


Impagabili i tanti piccoli sketch dei Monty Phiton, che si divertono a smantellare a colpi di risate i tanti piccoli miti del Medioevo e non, da classici come "Ivanhoe" alla trovata tutta cristiana della caccia alle streghe, oppure ancora la sballata compagnia dei "Cavalieri che dicono Ni" e anche gli stessi protagonisti al galoppo su dei cavalli inesistenti (causa budget limitato) il cui zoccolio è imitato sbattendo palesemente delle noci di cocco.

Altra saga di successo su cui non mi dilungo troppo a parlarne è poi quella del famoso "spione arrapato", Austin Powers, interpretato da Mike Myers in tre film di successo dal 1997 al 2002, anch'esso demenziale e "politicamente scorretto", pieno di personaggi e situazioni esilaranti che fanno il verso a tutta una serie di film d'azione e thriller fanta-politici, per primo su tutti ovviamente l'altra famosa saga della spia inglese "007", famosissimo interprete di una serie interminabile (oltre venti, tra alti e bassi) film di spionaggio dagli anni '60 fino ad oggi.

Ma parliamo piuttosto del meno famoso (per i più dei giorni nostri) film d'esordio di Mike Myers, "Fusi di testa", altro piccolo cult demenziale degli anni '90 finito purtroppo per molti nel paradiso dei film dimenticati.


Myers porta sulla scena uno dei suoi famosi personaggi del "Saturday Night Live", affiancato ad un allucinato e strafatto Dana Carvey, creando una coppia di sballatissimi teenagers che conducono assieme una piccola trasmissione televisiva per gli amanti del hard rock.

Memorabile in tal senso l'incontro con Alice Cooper dopo un concerto, dove il duo si prostra in ginocchio di fronte al cantante mugolando "NOI NON SIAMO DEGNI, SIAMO CACCHETTA!" con un Cooper che si presta umoristicamente al gioco porgendo la mano in segno di nobile assenso.


Ovviamente la simpatica coppia finirà nelle brame di un avido produttore televisivo, interpretato da un viscidissimo Rob Lowe, che prima cercherà di lanciarli al grande pubblico per poi cercare di separarli e spegnere il loro spirito idiota, ma genuino e originale, in favore dell'ennesimo programma senz'anima che parla di musica e vive o muore per la pubblicità e gli indici d'ascolto.

L'anno successivo, nel 1993, usciranno poi altri due film parodistici-demenziali anch'essi sconosciuti ai più degli spettatori odierni, ma che per il sottoscritto valgono tanto quanto (se non più) gli amatissimi e più recenti "Scary Movie" o "American Pie" usciti al cinema.

Il primo film è "Palle in canna", svalvolatissima parodia diretta da Gene Quintano, che prende palesemente per i fondelli la saga di "Arma Letale", sostituendo alla coppia originale Danny Glover e Mel Gibson gli spassosissimi e perfettamente all'altezza Emilio Estevez e Samuel L.Jackson, sempre nei ruoli dell'agente bianco della narcotici al limite della crisi di nervi e il vecchio e saggio agente di colore vicino alla pensione.


Innumerevoli le citazioni e i cammeo presenti nel film, dai vecchi "Chips" della famosa serie TV impegnati in una sparatoria con tanto delle loro iconiche moto parcheggiate nel mezzo del corridoio d'un albergo, fino alla famosissima sequenza dell'interrogatorio di "Basic Instinct", con tanto di platea trepidante di sbirri arrapati con pop-corn in mano, tesi ad aspettare il famoso momento in cui la protagonista senza biancheria intima accavalli le gambe.

Tra improbabili testimoni da proteggere (che una volta morti ritornano in scena dicendo "Non è il seguito questo?") e ancora meno probabili scene d'azione (come l'inizio in cui Estevez devasta un minimarket per una semplice brioche), il duo di sbirri "più cazzoni che cazzuti" deve dare la caccia al cattivissimo "General Motors", interpretato con altrettanta ironia del ex capitano dell'Enterprise, William Shatner, qui simpaticissimo idiota come in pochi altre occasioni gli riuscirà di ripetersi, a parte forse la famosa serie tv "Boston Legal" dove interpreta lo smemorato avvocato ultra-repubblicano "Danny Crane".


L'altra parodia demenziale dello stesso anno di cui volevo parlarvi, è poi "Fatal Instinct", diretto da Carl Reiner e con protagonista assoluto Armand Assante, di solito in altri film relegato al ruolo di duro o psicopatico di turno, qui invece davvero a suo agio nel ruolo di fesso colossale dal doppio lavoro di sbirro/avvocato.

Il film prende in giro tutta una serie di thriller erotici e non, tra tutti ovviamente (si capisce dal titolo) il sopra-citato "Basic Instinct", ma anche "A letto con il nemico" o "Cape fear" per citarne altri, con un fantastico James Remar (paparino di Dexter nell'omonima serie) che scimmiotta alla perfezione il duro personaggio interpretato da Robert De Niro, ex carcerato in cerca di vendetta contro il suo avvocato (ovviamente Assante in questo caso) dal volto spietato e il corpo ricoperto di tatuaggi, compresi gli ironici LEFT e RIGHT sulle nocche della mano.


A complicare ulteriormente la trama ci si mette poi una coppia di donne fatali, tanto sgangherate quanto determinate a far fuori il povero Assante, di cui una misteriosa cliente con le sembianze sexy e fascinose di Sean Young (la famosa Rachel di "Blade Runner") e l'altra invece l'adultera moglie in cerca della sua morte per riscuotere l'assicurazione, stipulata con una serie di improbabilissime clausole e bonus.

Solo la sua segretaria Sherilyn Fenn (la sempre famosa Laura Palmer della serie "Twin Peaks") sarà dalla sua parte cercando d'aiutarlo a sbrogliare la matassa, dovendo però anch'essa guardarsi le spalle da un temibile ex-marito tornato alla riscossa.


Altro protagonista di altalenanti (come qualità) film commedia è poi il veterano Adam Sandler, che nel 1998 interpreterà l'uomo-bambino protagonista del divertentissimo "Waterboy".

Diretto dal regista Frank Coraci, che sarà anche alla regia poi per altri film interpretati da Sandler come "Cambia la tua vita con un click" o anche la più recente (e più riuscita) parodia western "The Ridiculous 6"; il film ci narra della storia di un ragazzo che vive isolato con sua madre e che alla sua età fa ancora il "porta-acqua" per la locale squadra di football.

Cacciato via crudelmente dal suo lavoro di "porta bumba" e accolto sotto l'ala protettiva di uno sperduto allenatore di provincia, interpretato dall'ex "Fonzie" Henry Winkler, il timido e introverso ragazzo si scoprirà poi essere un micidiale difensore per la gioia dei suoi compagni, "incanalando" la sua rabbia repressa da anni di bullismo e prese in giro in una furia agonistica capace di atterrare qualsiasi avversario.

Una commedia demenziale fatta di sport e ironia, un pizzico di storia d'amore grazie alla simpatica e aggressiva Fairuza Balk (cattivissima nel film "Giovani streghe") e una strepitosa "mamma-padrona" con il gelido sguardo da serial killer di Kathy Bates, ex infermiera psicopatica del mitico "Misery non deve morire".


Arrivando poi ai giorni nostri, parlando di parodie demenziali è d'uopo citare l'intera "Trilogia del cornetto" di Edgar Wright, autore di tre fantastici film tra 2004 e il 2013, ognuno dei quali ha per protagonista sempre l'affiatata coppia Simon Pegg/Nick Frost e un genere particolare di cinema da prendere per i fondelli.

Il primo è "L'alba dei morti dementi" (vergognosa traduzione del ben più originale "Shaun of the Dead"), divertita e divertente presa in giro dei film horror sugli zombie, in particolare d'ispirazione "Romeriana", coi due simpatici protagonisti costretti alla fuga tra le case e i pub dei sobborghi di Londra infestati dai morti viventi.


Fantastico il parallelo che il regista mette in scena tra gli zombie e gli abitanti della città, messi in scena in modo meccanico quasi fossero già dei morti viventi ancora prima dello scoppio dell'infezione.

Eloquente in tal caso il finale col povero Frost "zombiezzato" e incatenato che passa le giornate giocando alla Playstation, per una generazione così assorta nella "tecnologia d'intrattenimento" come cellulari e televisioni in alta definizione, da non accorgersi che in realtà questa esasperata interattività e interconnessione globale non fanno altro che rimpicciolire il piccolo mondo dentro il quale ognuno di noi vive sempre più isolato dal grande mondo fuori dalle mura delle nostre sicure casette, in cui ci barrichiamo lo stesso ogni giorno anche senza il bisogno di un invasione di morti viventi.


Segue poi "Hot fuzz", più spensierato e scoppiettante parodia dei film "action" alla stregua dell'immondizia hollywoodiana di Michael Bay (citato apertamente a più riprese "Bad boys" ad esempio) oppure il piccolo cult generazionale della Bigelow "Point break" (orrendamente riprosto al cinema con un insipido remake patinato alla pari di un videoclip alla MTV) oltre che poi ovviamente tanti altri piccoli film e anche cartoni animati come "He-Man", dal quale Frost ripropone l'iconica espressione "Per la forza di grayskull".

Pegg interpreta qui un rigido poliziotto di città che si mette nei guai proprio a causa del suo eccessivo zelo e assoluta abnegazione per le regole, venendo quindi trasferito in un piccolo distretto di provincia pieno di poliziotti sfaccendati, resi molli e inefficienti dalla sedentaria e poco movimentata vita nel piccolo borgo.


Ma la tranquilla e placida vita di provincia è solo una facciata esteriore che nasconde una setta segreta che uccide impunemente chiunque ritenga una minaccia per "il bene collettivo" della cittadina e che vede subito nel iper-efficienza del poliziotto Pegg un pericolo per la sua sopravvivenza.

Un divertente e caciarone thriller in crescendo che si conclude con una deliratante super-sparatoria finale, con tanto dei protagonisti in volo che fanno fuoco con una pistola per mano in pieno stile John Woo, in una serie di sequenze action fantastiche dove personaggi comuni come il prete o il medico locale sfoderano ringhiando le loro armi gettandosi all'assalto dei poveri protagonisti.


Chiude infine la trilogia il recente (2013) "La fine del mondo", dove sempre "il dinamico duo" Pegg/Frost guida un gruppo di amici sulla scia di un giro di pub che non erano riusciti a concludere da adolescenti, un "tour alcoolico" della città che si conclude appunto al "World's End", "La fine del mondo", mitico pub della città dove i protagonisti termineranno la loro improbabile odissea.

Questa volta Wright si prende gioco dei film di fantascienza, mescolando l'apocalisse all'invasione aliena con tanto di robot "simulanti" che si sostituiscono uno ad uno ai cittadini a mo' dei bacceloni nell' "Invasione degli ultracorpi", film tra l'altro di cui ho parlato nel mio articolo "Tre passi CON GLI ALIENI".


Un film divertentissimo dove il regista dimostra con audace sapienza di saper mescolare divinamente i momenti comici a quelli action, oltre che frullare assieme al tutto una storia non banale e dei protagonisti che sono ben differenziati e hanno ognuno qualcosa da dire come personalità e in termini di apporto alla storia del film.


1941 - Allarme a Hollywood (1979 - Steven Spielberg)
Fantastica parodia dei film di guerra diretta dal grande Spielberg e sceneggiata dal grande Zemeckis, questo è uno dei pezzi preferiti del sottoscritto nella immensa filmografia del famosissimo regista americano, non a caso infatti l'ho scelto come copertina per questo articolo.

Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, sull'onda della paranoia e al limite dell'isteria di massa che teme un attacco giapponese sul suolo americano, il regista cuce perfettamente assieme le vicende di vari personaggi che si muovono sullo sfondo della Los Angeles del 1941.

Tantissime le star che costellano il cast, da Dan Aykroyd e John Belushi (destinati poi a breve a divenire i famosi "Blues Brothers") fino a  Christopher Lee e Toshirô Mifune, oltre che un divertentissimo ruolo per Slim Pickens, il famosissimo soldato "King Kong" che cavalca la bomba atomica nel capolavoro di Kubrick "Il dottor Stranamore", qui invece nel ruolo di uno svampito redneck caduto ostaggio della ciurma di un sottomarino giapponese.

Tra generali dal cuore di pietra ma innamorati di "Dumbo", una spassionata Nancy Allen che diventa ninfomane a bordo degli aerei, un giovane e un soldato che si contendono la stessa ragazza riuscendo a scatenare una rissa durante una gara di ballo che finirà per coinvolgere l'intera città; gli spunti ironici non mancano e vengono sviluppati a dovere, oltre che ovviamente il superbo personaggio di John Belushi, qui nel ruolo di "aviatore pazzo" che volteggia senza controllo alla caccia di un nemico inesistente sopra i cieli degli Stati Uniti.

Ovviamente il film ebbe scarso successo all'epoca del lancio, trattando in modo dissacrante sia l'esercito che la beota e plagiabile popolazione americana in tempo di guerra (praticamente sempre quindi), mentre per chi scrive resta probabilmente il film "più divertente" mai diretto da Spielberg, nonostante altre ottime commedie come "Prova a prendermi" e "The Terminal", in un apice di cattivissimo umorismo ad alto tasso corrosivo che difficilmente Spielberg, da buon "animale sforna-blockbuster" che conosce bene i suoi polli da spennare, si azzarderà a riproporre sui grandi schermi.


Fatti, strafatti e strafighe (2000 - Danny Leiner)
Ennesimo film ingiustamente martoriato, ancora prima della visione, con una traduzione in italiano da denuncia penale, dato che il titolo originale era il ben più efficace e sensato "Dude, Where's My Car?", molto più in linea con tutto lo svolgimento della storia.

Storia appunto che, sulla falsariga del successivo "Una notte da leoni", vede i protagonisti svegliarsi attoniti dopo una notte da sballo senza riuscire a ricordare un accidente, neppure dove (appunto) hanno parcheggiato la macchina.

In un assurda girandola e andirivieni di situazioni e personaggi alla ricerca della loro auto, i due amici si metteranno nei guai fino al collo grazie ad una valigia piena di soldi svanita nel nulla e un misterioso congegno fantascientifico (il cosiddetto "transponditore del continuum") che diversi strani gruppi d'individui stanno cercando di recuperare, tra alieni che vogliono ricompensarli con "piacere orale" e sette segrete fatte di fanatici di un misterioso "Zurlì".

Simpaticissimi i due protagonisti, Seann William Scott, ovvero il famosissimo "Stifler" della saga di "American Pie"; accanto al quale recita Ashton Kutcher, famoso soprattutto per avere rimpiazzato il difficile Charlie Sheen nella serie tv "Due uomini e mezzo".

Oltre ai loro problemi di memoria i due dovranno poi riconciliarsi con le rispettive fidanzate, due sorelle a cui hanno devastato la casa senza averne ricordo, interpretate dalle belle e simpatiche e svampite tanto quanto i loro uomini, Marla Sokoloff e Jennifer Garner.

Un film che dura un'oretta e poco più di divertimento sicuramente scurrile e per teenager, con riferimenti a sesso e droga a volontà, ma anche ben scritto e ben diretto con semplicità per passare una serata in allegria di spirito goliardico in uno zoo di personaggi strampalati e ragazze sempre "ben disposte" verso la loro controparte maschile.


Idiocracy (2007 - Mike Judge)
Uno squarcio sul futuro "inquietantemente divertente", sicuramente comico ma non poi così improbabile o improponibile come potrebbe sembrare con i suoi eccessi demenziali.

Scritto e diretto da Mike Judge (già autore della famosa coppia "Beavis and Butt-head"), il film trasporta nel futuro il suo protagonista (il solito Luke Wilson buono per qualsiasi commediola) assieme a una prostituta (una simpatica Maya Rudolph) offertisi entrambi volontari per un esperimento di crio-conservazione.

L'esperimento com'è ovvio andrà completamente a monte fallendo miseramente, lasciando la coppia ibernata per cinque secoli anzichè il solo anno preventivato, proiettando i due in un futuro dove il quoziente intellettivo dell'umanità è drammaticamente colato a picco.

Aggirandosi per le strade affollate di ignoranti e beceri individui completamente assuefatti alle bevande caloriche e maniaci compulsivi del sesso, la coppia passa da ricercata senza documenti a consiglieri personali del Presidente degli Stati Uniti, un altro fesso colossale ex-pornoodivo e lottatore di wrestling che non ha la più pallida idea di come risolvere la crisi agricola che attanaglia la nazione, sempre più a corto di coltivazioni con cui nutrire la gente.

Spassoso e inquietante allo stesso tempo, ripeto, in molte prese in giro al mondo attuale attraverso l'iperbole del futuro distopico: dal suddetto presidente tutto apparenza e niente sostanza, ai commentatori televisivi altrettanto belli e laccati in costume o a petto nudo, la continua presa in giro per chi cerca di leggere da parte di tutti: "COSA FAI, LEGGI? FINOCCHIO"

Il film fa ridere ma anche riflettere abbastanza tristemente sul nostro presente, dove la piega presa politicamente (e non solo) nelle nostre istituzioni sembra garantire la "sopravvivenza degli incapaci" in un processo tutt'altro che meritocratico, con politici che parlano "ad infinitum" di sciocchezze irrilevanti, sicuri del vitalizio che gli assicura la loro poltrona, trascurando completamente i veri bisogni della popolazione.

Un film che insomma ci fa capire che forse già viviamo adesso in una IDIOCRAZIA, dove i più idioti e incapaci vengono messi perennemente al timone della nave Italia, in tal modo destinata a sprofondare inesorabilmente negli abissi dell'ignoranza e del sonno della ragione che, si sa, da sempre genera i mostri più spaventosi.


VI RIMANDO ALLA PROSSIMA SETTIMANA PER IL PROSSIMO ARTICOLO, BUONA VISIONE E BUONA DOMENICA A TUTTI VOI. RESTATE ALL'ERTA E NON SOTTOVALUTATE MAI LE COMMEDIE DEMENZIALI, SPECIE CONSIDERANDO CHE MOLTE DI QUELLE CHE APPAIONO STUPIDE IN REALTA' SONO INTELLIGENTI, ALLA PARI DI TANTI NEL NOSTRO PAESI CHE SI FINGONO INTELLIGENTI MA SONO STUPIDI COME CAPRE.

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Articolo pubblicato il 28/02/2016