I dimenticati - "Oltre ogni rischio"

Thriller d'autore targato Abel Ferrara, ambientato nella solare Miami anni '70 e basato sul racconto "Cat Chaser" di Elmore Leonard, stimato autore di crime novels come "Jackie Brown" e "Out of sight"

Esistono film che a volte vorrebbero essere dimenticati dai registi stessi che li hanno creati.

Uno di questi è sicuramente "Oltre ogni rischio", film del 1989 diretto da Abel Ferrara, il quale lottò e perse contro la stupidità ottusa dei produttori della "Vestron Pictures" dovendo abbandonare il montaggio finale che vide tagliate quasi tutte le sequenze più "forti", nel puro stile crudo e carnale del regista statunitense.

Peccato perchè i prodromi per un ottimo film c'erano tutti: ottimo regista, ottimo cast, ottima fotografia e ottime musiche; nonchè non per ultimo ottima la storia d'ispirazione alla base della pellicola.


Un ex-soldato con rimorsi di guerra per una ragazza mai più ritrovata che gli valse il soprannome di "Cat Chaser", titolo originale del film nonchè nello slang americano volgarmente traducibile in "caccia-fighe".

Ma un nuovo amore con la donna di un dittatore espatriato in America riporterà a galla tutti gli scheletri sepolti sul fondo dell'oceano, riaprendo vecchie ferite e creandone di nuove in un thriller che doveva/poteva essere necessariamente molto più erotico e a tinte forti; ma purtroppo come già detto inutilmente "castrato" dai tagli in fasi di montaggio di una produzione quanto mai incapace e poco lungimirante.

La delusione del geniale regista di "Il cattivo tenente" e "The addiction" fu sicuramente cocente e mai dimenticata, senza contare il forzato inserimento della "voce narrante" ad accompagnare lo spettatore che, secondo i produttori, era evidentemente troppo stupido per comprendere da sè senza un aiutino l'evolversi della trama ispirata al racconto "Cat Chaser" di Elmore Leonard.


Insomma una storia sulla falsariga dell'epopea di Blade Runner, il quale nonostante il flop ai botteghini (incassò poco o meno quello che era costato per produrlo) fu comunque acclamato da pubblico e critica e rivalutato nel tempo assurgendo a cult assoluto, nonostante la virata finale sull'happy ending della storia d'amore e l'altrettanto inserimento della voce narrante simil-noir a fare da guida per il pubblico.

Molto più difficile è invece trovare qualcuno che difenda "Oltre ogni rischio", quasi un incidente di percorso cinematografico che il pubblico, la produzione e il regista hanno voluto lasciarsi alle spalle, scrollandolo da sotto le suole come un escremento calpestato sul marciapiede.


Ma non tutto il male vien per nuocere e quindi cerchiamo di capire assieme perchè è comunque un film che vale la pena di essere visto.


VIVO O MORTO TU VERRAI CON ME
Inutile parlare ancora della bravura di Peter Weller, conosciuto principalmente dal grande pubblico per il ruolo di "Robocop", l'agente di polizia risorto "cristologicamente" in cyborg per portare in galera (vivi o morti) i criminali nella disastrata città di Detroit; ma in realtà anche attore di serie A impegnato in grandissimi film per autori come Michelangelo Antonioni, Wim Wenders, Woody Allen e David Cronenberg.

Se il background degli altri personaggi è un pò lasciato a sè stesso e mai spiegato ampliamente come nel romanzo, il personaggio di Weller è ben delineato nelle due storie parallele divise tra il rapporto d'amore con la bellissima e bravissima Kelly McGillis e l'altra misteriosa ragazza che cerca e insegue fin dai lontani giorni dell'intervento militare statunitense nella Repubblica Dominicana.


Ben delineato nella sua ironia e onestà, quanto nella sua fragilità e le sue debolezze; senza spreco di enormi monologhi a spiegare per filo e per segno ogni sfumatura ed ombra della sua personalità, ma comunque mostrandoci un uomo chiaramente a disagio nel ritrovarsi di nuovo in prima linea sul fronte del pericolo, spinto ad andare avanti per amore di una donna come nei suoi remoti giorni da soldato.

Molto particolare poi il suo rapporto di amicizia verso il commilitone interpretato da Frederic Forrest, indimenticato "Chef" cuoco/soldato di "Apocalypse Now", dal quale ascolta i saggi consigli ammirandone l'intelligenza ma anche odiandone la codardia nella sua paura col confrontarsi con il truce dittatore interpretato da Tomas Milian.


Un personaggio dai traumi irrisolti forse troppo semplificato nella sua versione cinematografica, ma comunque sempre capace di trasmettere le giuste emozioni grazie agli occhi di ghiaccio e il sorriso sornione e triste al contempo del grande Peter Weller.


MIAMI NOIR CALDA COME NON MAI
Molto ben riuscito è il contrasto tra la città colorata e assolata di Miami in confronto con le anime dei personaggi e l'atmosfera cupa e noir di tutta la storia.

Atmosfera comunque ben bilanciata da un'ironia sempre presente nei dialoghi anche nei momenti più trucidi della vicenda, oltre che dalle vicende sentimentali e nostalgiche che rimandano sempre, come già detto, ai giorni della guerra tra i rivoltosi dominicani.


Con una estetica a metà tra lo "Scarface" di De Palma e il "Miami vice" di Michael Mann, la città del sole nel sud della Florida è quanto di più atipico un scrittore di thriller e polizieschi possa scegliere per una storia dall'anima nera come quella di Leonard; ma l'estro visivo e la bravura di un regista come Ferrara ne tira fuori il meglio immergendo lo spettatore a suo agio come i bagnanti a mollo lungo le spiaggie meta storica del turismo statunitense.

Ottime poi le parti del film, ambientate come flashback e poi ritorno del protagonista, nella Repubblica Dominicana afflitta dagli scontri e devastata dalla povertà e dall'invasione successivamente, povera e pericolosa ma anche affascinante e seducente come una vera signora noir deve essere in film di questo tipo.


Ambientazione resa ancora più suggestiva poi grazie alle ottime musiche di Chick Corea, triste melodia piena di ricordi e nostalgia ma comunque sempre ottima a sottolineare la storia d'amore tra la McGillis e Weller.


LA CLASSE NON E' ACQUA, E' UN OCEANO
Quello che poteva essere una storia mal riuscita e mal prodotta alla base, viene secondo il sottoscritto rivalutata dal talento di tutti i grandi autori e attori nella sua realizzazione.

Abel Ferrara alla regia, in primis, è garante di una grande "emotività" in tutte le riprese dei personaggi e delle location; oltre che riuscire ad affermare un bel ritmo (nonostante la trama a volte zoppicante) e un bel senso di "intimità" coi personaggi stessi.


Personaggi poi diversificati e interpretati con convinzione da uno stuolo di ottimi attori, su tutti come già detto la coppia d'amore McGillis/Weller, ben legati da un'ottima chimica che si crea fin dal primo incontro.

Ma non dimentichiamo anche il grande Tomas Milian nel ruolo del marito geloso e vendicativo, ex-Generale e torturatore in fuga negli states con il suo malloppo; glacialmente intepretato dallo sguardo senza pietà del nostro caro vecchio "Monnezza", uno degli attori icona dei nostri poliziotteschi anni '70.


Attore sempre risultato versatile, dai tempi del cult "Non si sevizia un paperino" di Lucio Fulci fino al "Traffic" di Steven Soderbergh, il grande Milian si conferma e dimostra ancora una volta un vero divo e caratterista a 360 gradi, in grado di coprire qualsiasi ruolo in qualsiasi tipo di film.

Inoltre come già detto, ciliegina sulla torta è la gran classe delle musiche di Corea ad insaporire ancora di più il tutto, infarcendo con le giuste melodie gli sguardi tristi e i profondi sospiri malinconici degli ottimi protagonisti.



SPERO DI AVER RIVALUTATO UN POCHINO QUESTO FILM UN PO' TROPPO INGIUSTAMENTE MASSACRATO E UN PO' TROPPO PRESTO DIMENTICATO, NONOSTANTE ABBIA DEI DIFETTI INCONTROVERTIBILI INUTILI DA NEGARE, MA CHE RIESCE COMUNQUE A PROPORRE UNA STORIA INTRIGANTE BEN INTERPRETATA E COMUNQUE BEN DIRETTA NONOSTANTE LE MUTILAZIONI SUBITE DALLA STUPIDITA' INSULSA DELLA SUA STESSA CASA DI PRODUZIONE. IMMERGETEVI QUINDI NELLE CALDE ATMOSFERE DI MIAMI ACCANTO AL BUON VECCHIO PETER WELLER E LA "BUONA" SOLITA MCGILLIS, PER UNA ORETTA E MEZZA DI BUON CINEMA DEI TEMPI ANDATI CHE MOLTO DIFFICILMENTE SI TROVA AL GIORNO D'OGGI.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/04/2016