Vincenzo, lo Squalo delle nevi

Giro d'Italia 2016: doveroso omaggio a un uomo che ha compiuto l'impresa di altri tempi

Questa non è una cronaca dell'evento sportivo che già sta facendo molto scalpore, è un tributo e un ringraziamento a un uomo che ha dimostrato con i fatti il suo spessore, in un mondo di troppi altri uomini che si autoproclamano a colpi di parole. Un uomo che ha fatto della dedizione alla fatica la sua passione, un uomo di talento muscolare, di testa, orgoglio e lealtà, un uomo educato e  forte, un uomo italiano.

In questa grande avventura del 99º Giro d'Italia era dato favorito, ma nel duro sport della bicicletta, niente è mai così scontato. L'uomo è partito insieme ad altri come lui, quasi 200, è partito sornione, con gli occhi di un'Italia addosso, un'Italia che ama questo sport, Italia di gente che ama il campione e vuol bene alla bandiera, gente che tifa pulito salendo ad alta quota e da lì incita tutti con colorito entusiasmo.

L'uomo non ha mostrato di essere in forma smagliante, ha sofferto nella tappa a cronometro, per due volte ed in due tappe gli si è rotta l'amata bicicletta e il morale è andato sotto. Ma l'uomo ha continuato, ha dato tutto mentre lo si vedeva col fiato che inciampava tra i denti, mentre pedalava aggrappato all'orgoglio, mentre il cronometro imparziale lo vedeva staccato sulle tappe di montagna, su quelle Dolomiti che avrebbero dovuto essere terreno di conquista, e la gente ha sofferto con lui.

La nuova maglia rosa, il "ragazzo olandese" che pareva imprendibile, tappa dopo tappa allontanava il sogno, il traguardo si faceva sempre più distante. Dal video, il volto di un uomo confuso con se stesso, a cercare la perduta forza nelle gambe, un uomo quasi a scusarsi con la gente ad ogni arrivo. E la gente intorno a scuotere la testa, e i giornalisti a darlo per perso, e voci di ritiro trapelate e poi smentite da un uomo ad onorare se stesso, a concludere la fatica anche se il podio pare un'illusione.

Poi quel che nessuno si aspetta, un salto di fortuna nel momento in cui ritorna lo stato di forma. E allora l'uomo a pigiare sui pedali, ad allungare il distacco sui rivali, gioco di squadra per racimolare 41" tra le nevi della Francia e del Piemonte. Due tappe di salite, picchiate, montagne, sole e pathos con il cronometro a scandire il tempo per un finale degno di un thriller.

Sabato 28 maggio, 20^ tappa, la penultima, l'ultima occasione. L'uomo compie l'impresa sul Colle di confine, un uomo solo in maglia rosa. È a lui che dedico un ringraziamento da parte di tantissima gente. È a lui che dedico un grazie personale, una figura immensa e modesta finalmente dentro al video, un uomo vero in mezzo a tanti notiziari che ci mostrano arroganti pancette incravattate intente a decidere malamente le sorti dell'umanità, pedalando poco e faticando niente.

Tre settimane fa dedicavo un articolo alla partenza del Giro (Conto alla rovescia per il Giro d'Italia 2016) terminando con una golosa speranza: che si potesse assistere ad un'impresa di altri tempi, così è stato al traguardo di Sant'Anna di Vinadio; l'eroe ha vinto, onore a lui tra commozione, entusiasmo e grande sportività. Belle immagini di uomini dal video.

La corsa finirà domani, speriamo che non succeda niente perché passerà alla storia, una tra le tante. Le ultime parole che ho scritto alla partenza erano: comunque sia, vincerà uno solo. Torino darà bella mostra di sé nel circuito dalla precollina al Valentino e dopo l'ultimo sprint in corso Casale, l'uomo sarà cinto d'alloro. Il suo nome è Vincenzo e forse non è un caso poiché deriva dal verbo vincere, vincente; participio presente, e il cognome è Nibali, alias Squalo da Messina, uno tra 200 uomini "passione, sudore e fatica" partiti dall'Olanda per una maglia rosa in palio e un nome impresso nella storia.


Il circuito di arrivo a Torino, sarà percorso 8 volte, c'è tempo fino alle 15,25

E onore ad Esteban Chavez e Alejandro Valverde, 2° e 3° classificati, amici e rivali che saranno sul podio insieme a Nibali, e onore a quello che tutti chiamano per comodità: "il ragazzo olandese", poiché quel suo cognome è già difficile da scrivere, impossibile da pronunciare, a quel Kruijswijk fino a quel momento maglia rosa, che, senza una caduta, forse avrebbe fatto un colpaccio quasi a sorpresa! Anche questo resterà nella storia.

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Articolo pubblicato il 29/05/2016