Giugno Stra-Kult: "I protagonisti"

Divertente, originale e corrosiva tragedia "meta-cinematografica" a firma di Robert Altman

Oggi parliamo di cinema che parla del cinema stesso, accompagnati per mano da Robert Altman, uno dei più stimati registi fin da gli anni '70 con film come "M.A.S.H.", "Il lungo addio" oppure ancora "Nashville".

Divorziato dalle grandi major dopo il flop di "Popeye - Braccio di ferro" nel 1980, Altman si è baloccato per una dozzina d'anni con piccole produzioni, pur riuscendo a sfornare film notevoli come "Secret Honor" (dissacrante satira della vita di Nixon realizzata in una settimana) o anche ottime commedie come "Terapia di gruppo" e "Non giocate con il cactus", sempre sbeffeggiando con ironia e gran gusto i vizi e le virtù del grande paese a stelle e striscie.


Questo suo "I protagonisti" segna il suo ritorno in grande stile per quello che è forse il suo film più personale, come esperienza diretta, oltre che ancora un'altra commedia feroce che mette il dito nella piaga e nelle crepe dello specchio dorato di Hollywood.

Seguendo la storia di un cinico, spietato e disilluso produttore cinematografico; Altman mette in dubbio le logiche di produzione dietro il sipario e come le scelte di regia e sceneggiatura siano ovviamente più votate all'incasso che al lato "artistico" insito in ogni film.


Quindi per citare lo stesso protagonista, basta dare semplicemente allo spettatore quello che più desidera: sesso, risate, azione e ovviamente l'immancabile e immarcescibile "happy ending" con il "vissero felici e contenti" nel finale.

Oltre ad aggiudicarsi il premio alla miglior regia al Festival di Cannes, il film è valso anche un premio al suo principale attore protagonista, Tim Robbins.


Ma entriamo più nel dettaglio cercando di scoprire assieme i veri punti di forza di questo film.


VIVISEZIONE DEL CUORE NERO DI HOLLYWOOD
Altman riesce furbescamente a criticare gli aspetti peggiori di Hollywood pur proponendoci una trama con un incipt, uno sviluppo e soprattutto un finale tipicamente americano.

Il produttore interpretato da Tim Robbins è un uomo in difficoltà, insidiato al lavoro da colleghi più giovani e più aggressivi; intrappolato in un rapporto personale con una insipida collega di cui ne ha abbastanza e infine, come non bastasse, continuamente minacciato da cartoline piene di messaggi inquietanti inviategli da uno sconosciuto sceneggiatore che ha respinto anni addietro.


Nell'apice della sua frustazione arriva addirittura a uccidere un giovane scrittore, quasi per sbaglio e poggiandosi sulla errata convinzione che fosse il suo misterioso amico che lo riempe di minacce.

Ma incredibilmente è proprio quell'oscuro gesto di violenza finale che lo rimette in carreggiata, trovando nuova forza e vigore nel suo lavoro e innamorandosi della ex ragazza della sua vittima.

Una storia dove quindi "il crimine paga", immorale base su cui è costruita la ahimè credibilissima epopea messa in scena dal regista.


Innumerevoli inoltre i cameo presenti dall'inizio alla fine del film: dall'andi-rivieni di attori incontrati dentro e fuori i locali alla moda e gli studi produttivi di Hollywood, ci abituiamo quasi subito alla carrellata di star che fanno quasi da sfondo alla cinica storia di vendetta e rivalsa del nostro protagonista.

Tra i tanti troviamo il caro "Alex" di "Arancia Meccanica", Malcolm Mcdowell e l'attrice di commedie e film romantici Andie McDowell ("non siamo parenti", ci tiene a precisare quest'ultima); oltre a tanti altri ancora come Cher, Nick Nolte o Burt Reynolds; perfettamente incastonati nella storia come fossero elementi della scenografia di sfondo.


Per non parlare del film prodotto dentro e durante il film stesso, "Habeas Corpus", inizialmente interessante progetto indipendente che però svende l'anima alle Major che come al solito lo snaturano completamente per piazzarci come protagonisti i soliti divi come Bruce Willis, Julia Roberts e Susan Sarandon.


LA TECNICA NON E' ACQUA
Interessanti da analizzare sono i vari stili e tecniche di regia adottate da Altman durante le varie parti del film, ovviamente con citazioni e riferimenti a pioggia a tanti cineasti che hanno fatto la storia come Orson Welles e Vittorio De Sica.

Un esempio su tutti e il magnifico piano sequenza iniziale, dove il buon vecchio Fred Ward ci parla appunto dei film di oggi montati in maniera frenetica, "stacco stacco stacco" come tanti "videoclip"; anzichè riprendere la scena in lunghe e curate inquadrature senza interruzioni, citando a sua volta l'inizio de "L'infernale Quinlan" di Welles del quale in quel momento Altman sta palesemente imitando la tecnica cinematografica.


Altro punto essenziale è la svolta "immorale" dell'omicidio come catarsi positiva per il personaggio, ovviamente "contraria" ai valori etici standard spacciati e propagandati da Hollywood.

Non a caso Tim Robbins incontra la sua vittima (guarda un pò) proprio in un cinema nel quale viene proiettato l'immortale "Ladri di biciclette" di De Sica, in una platea semi-vuota di un cinema abbandonato al contrario dei mediocri polpettoni "blockbuster" sfornati ciclicamente da Hollywood e presentati in pompa magna, tra luci e fumo quasi forse a nascondere la patetica inconsistenza della maggior parte dei film ad alto budget prodotti dalle grande major.


Molto vicini per le scelte delle luci e una regia più "carnale" sono l'omicidio dello scrittore (il solito bravissimo Vincent "Palla di lardo" D'Onofrio) e la scena di sesso tra Robbins e la donna della sua vittima, immerse in colori rossi e blu irreali quasi fossero un film di David Lynch; dove l'essenza della "carne" è più essenziale ed esplicativo della trama e il dialogo stesso.


O FAI DI TUTTO PER VIVERE, O FAI DI TUTTO PER RECITARE
Citando e snaturando un pò la sua famosa frase ne "Le ali della libertà", è doveroso segnalare e rimarcare la grande interpretazione del protagonista de "I protagonisti", Tim Robbins.

Grande attore dal talento istrionico messo in mostra per registi come i fratelli Coen nel divertentissimo "Mister Hula Hoop", così come intenso e drammatico nel ruolo del disturbato Boyle in "Mistic River" per la regia del veterano Clint Eastwood; così come più innocentemente divertente in tante altre pellicole come "Top gun" o "Lanterna verde".

Robbins è anche un gran regista oltre che attore, già consacrato con il pluri-premiato "Dead Man Walking", film manifesto contro la condanna a morte, premiato in tutte le salse dall'Oscar al Golden Globe fino al Festival di Berlino; pellicola di grande umanità e impatto morale dove su tutti si avvale specialmente del talento dei due protagonisti, Susan Sarandon e Sean Penn.

In questo film lo vediamo invece lentamente trasformarsi da produttore insicuro e sull'orlo di una crisi di nervi, ad involontario ma spietato assassino ed in seguito uomo d'affari pronto a tutto per rinconquistare la scalata verso il successo.


Pur essendo un film popolato di produttori cinematografici, si evince che per loro non contano assolutamente i film, nè le storie, i personaggi o l'atmosfera... anzi come dice il suo collega la ricerca della trama è inutile, tanto vale prendere le storie direttamente dai giornali di cronaca: commento al cui Robbins replica storicamente "Eliminare gli sceneggiatori dal processo creativo? Perchè no... anzi se riuscissimo a togliere di mezzo anche gli attori e i registi saremmo un bel pezzo avanti".

Un uomo e un film manifesto della mentalità puramente capitalistica applicata alla macchina del cinema, un mondo dove la ricerca dell'incasso e più importante che la ricerca di un messaggio all'interno di una storia, un mondo dominato da emozioni di plastica così come i volti plastici e senza tempo dei tanto famigerati divi di cui ama riempire le passerelle per le premierè e le sue inutili e spocchiose serate d'elitè.



OGGI PIU' CHE MAI SONO SICURO DI AVERVI CONSIGLIATO UN OTTIMO FILM, PIU' CHE CONOSCIUTO AI TEMPI DELLA SUA USCITA MA OGGI FORSE UN PO' DIMENTICATO, COME GIA' DETTO UN OTTIMO ESEMPIO DEL CINEMA CHE PARLA DI CINEMA ATTRAVERSO IL FILM DI GENERE, CON UNA STORIA SEMPLICE E OTTIMAMENTE INTERPRETATA E DIRETTA DA UNA COMPAGINE DI ARTISTI SEMPRE DEDITI ALL'ACCRESCIMENTO MORALE E ARTISTICO DELLA SETTIMA ARTE.

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Articolo pubblicato il 19/06/2016