Gli Immortali – “A qualcuno piace caldo”

Indimenticabile commedia americana del 1959, tra i film più belli, divertenti e celebri di tutti i tempi

Anno: 1959

Titolo originale: Some Like It Hot

Paese: USA

Durata: 120 minuti

Genere: Commedia

Regia: Billy Wilder

Soggetto: Michael Logan, Robert Thoeren

Sceneggiatura: I. A. L. Diamond, Billy Wilder

Cast: Marilyn Monroe, Jack Lemmon, Tony Curtis, George Raft, Joe E. Brown

Quest’anno Marylin, la diva per eccellenza, bionda venere dalla debordante femminilità, icona assoluta dell’America e del cinema del XXI secolo e attrice straordinaria avrebbe compiuto novant’anni. Mentre Torino le dedica la mostra Marylin Monroe – La donna oltre il mito, visitabile fino al 19 settembre a Palazzo Madama, è d’obbligo rivedere uno dei film che hanno contribuito a renderla la star universale che tutti conosciamo e amiamo.

L’anno era il 1959, ultima fase dell’era degli studios americani, tra divi amati e strapagati, kolossal imponenti e la costante atmosfera di sospetto della “caccia alle streghe” maccartista. In questo variegato panorama spicca, tra i molti nomi importanti, quello di Billy Wilder, regista indimenticabile dalla mille sfumature, padre della commedia brillante insieme a Howard Hawks e George Cukor. E più che brillante, risplendente, si può senza esagerazioni definire uno dei suoi maggiori successi, commedia tra le più conosciute della storia del cinema, il capolavoro A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot).

Lo spunto narrativo è esilarante già a raccontarlo: nel 1929, in pieno proibizionismo, Joe e Jerry, musicisti jazz squattrinati di Chicago, assistono per caso al massacro di San Valentino (fatto di cronaca realmente accaduto), diventando così bersagli di un importante boss della mafia; per sfuggirgli, i due si travestono da donne e si uniscono a un’orchestra completamente femminile, in partenza per un ingaggio in Florida. A complicare la loro già difficile mimetizzazione interviene la bellissima Zucchero, cantante e suonatrice di ukulele un po’ sbandata e dedita all’alcool che si affeziona molto alle due “ragazze”, facendo perdere la testa a Joe…

A partire dalla prima sequenza, quando vediamo un carro funebre trasportare una bara che si rivelerà piena di bottiglie di contrabbando, destinate a un funerale decisamente allegro e… pieno di spirito, il film si snoda tra equivoci, doppi sensi (mai volgari), scambi di persona e battute fulminanti, dal ritmo narrativo perfetto e con la frizzante leggerezza che solo la commedia americana di quest’epoca d’oro sapeva concedere a qualsiasi intreccio.

Un cast più perfetto non sarebbe stato possibile. Oltre alla Monroe nel ruolo della dolce e svampita Zucchero, abile come sempre nell’incarnare la bionda ingenua (ma solo in apparenza, poiché la sua recitazione sarebbe oggetto di interessanti considerazioni), Jack Lemmon e Tony Curtis danno vita ad alcune delle più divertenti e memorabili sequenze comiche di sempre, nei panni molto aggraziati di Joe e Jerry, alias Josephine e Daphne. Sorprende scoprire che le prime scelte di Wilder fossero Frank Sinatra per Jerry e Mitzi Gaynor per Zucchero. Con tutta probabilità, se le cose fossero andate davvero così, il film non sarebbe diventato il capolavoro indimenticabile che è, pur senza nulla togliere al talento dei due attori.

 

Lemmon in particolare è colui che crea, con Jerry/Daphne, il personaggio più spassoso, attraverso una recitazione fisica, nervosa e burlesca, fatta di ghigni sardonici e scatti isterici, in aperta e azzeccatissima contrapposizione con Curtis, più calmo e raffinato, nei panni del tombeur de femmes anche stretto in una sottana. Irresistibile la sequenza in cui Jerry esce a cena con un maturo e ricchissimo spasimante che lo crede una vera donna e si lancia con lui in un tango più o meno appassionato, con tanto di rosa tra i denti e bende sugli occhi dei musicisti! Ed è lo stesso milionario, interpretato magistralmente dal caratterista americano Joe E. Brown, a pronunciare alla fine della pellicola la battuta più famosa di tutti i tempi, nessuno è perfetto!, allorché scopre che l’amata Daphne è in realtà un uomo.

Notevoli e divertenti anche George Raft, il temibile boss “Ghette”, Joan Shawlee e Dave Barry nei panni della bisbetica direttrice d’orchestra e del suo poco considerato manager, e Nehemiah Persoff che interpreta un altro mafioso pericolosamente simile a Benito Mussolini, o quantomeno a una sua parodia.

Il film vinse un Oscar per i migliori costumi, a fronte di sei candidature, tre Golden Globe come miglior commedia, miglior attore a Lemmon e migliore attrice a Marylin, e decine di altri premi e nomination varie. Ebbe un grandissimo successo di pubblico, nonostante gli strilli della Legione Cattolica della Decenza per via delle scene d’amore tra la Monroe e Curtis (castigatissime a vederle oggi) e per le trovate narrative, all’epoca temi scabrosi; per motivi cronologici non si può ancora parlare di A qualcuno piace caldo come di un film queer o gender, ma la storia gioca comunque con il tema del travestitismo e sfiora quello dell’omosessualità.

L’impatto culturale nei decenni è stato enorme, tanto da essere costantemente citato in altre pellicole e aver ispirato qualche dubbio remake.


Nonostante in quegli anni fosse crescente l’uso del colore, il film venne girato in bianco e nero; la scelta fu di Wilder - anche co-autore della sceneggiatura – in parte per essere fedele all’epoca trattata, ma principalmente per mascherare i grotteschi colori del pesante make-up di Lemmon e Curtis.

Il titolo originale fa riferimento allo hot jazz in voga all’epoca, e l’elemento musicale è preponderante nella pellicola; la colonna sonora è parte integrante del successo del film e contiene alcuni trascinanti tracce che rimarranno indelebili marchi di fabbrica di Marylin Monroe, che qui sfoggia tutta la potenza e la sensualità delle sue notevoli doti canore, in canzoni come le celeberrime I Wanna Be Loved By You e I’m Through With Love.

Le difficoltà della diva durante la lavorazione del film sono note. Dipendente da farmaci ansiolitici e spesso incapace di ricordare le battute, venne costretta da Wilder a ripetere decine e decine di volte alcune scene, come quella in cui irrompe nella stanza di Josephine e Daphne e chiede loro del bourbon che tengono nascosto, girata ben 65 volte. Ciononostante, la Monroe espresse il desiderio di lavorare nuovamente con il regista e Jack Lemmon (da lei definito l’uomo più divertente del mondo) in L’Appartamento, ma le riprese coincisero con quelle di Facciamo l’amore, per cui l’attrice lasciò il ruolo a Shirley MacLaine.

Rivisto oggi, A qualcuno piace caldo non perde un grammo della freschezza, dell’allegria e del genuino divertimento che lo resero un capolavoro. Spumeggiante, spiritoso e assolutamente da vedere, è davvero uno dei più bei film che la magica macchina del cinema abbia mai prodotto


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Articolo pubblicato il 16/07/2016