TANDEM TRA FINZIONE E REALTÀ: Frankenstein vs Dracula: qual'è il mostro più mostruoso del cinema?

Due miti del cinema a confronto e la loro discendenza cinematografica

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Frankenstein e il Conte Dracula, creature mostruose della letteratura

Se ci fosse un match tra mostri di fantasia più rinomati, sicuramente Frankenstein contro Dracula sarebbe come un "Alì vs Foreman" del mondo della letteratura.

Due creature sovrannaturali che hanno generato così tanti cloni ed epigoni è difficile trovarle, nel mondo dei romanzi come della musica o dei fumetti arrivando, ovviamente, anche al sempre prolifico mondo del cinema.

Il primo è la celeberrima creatura nata dalla penna di Mary Shelley agli inizi dell'800, il mostro rifiutato dal suo stesso creatore che diventa assassino più per incomprensione e razzismo che per sua malvagità spontanea e innata.

Il secondo invece interessante combo "uomo/bestia" nella figura del conte vampiro che beve sangue per sopravvivere, anch'egli in cerca di un'amata compagna con cui dividere l'esistenza.

Nel mondo del cinema l'essenza dello scontro tra i due uomini "prodigio" (dal significato letterale della parola "mostro") si può anzitutto ridurre ai due attori icona per antonomasia dei mostri cinematografici: Boris Karloff e Bela Lugosi.

Il primo attore britannico che interpretò il "Frankenstein" del 1931, ormai un classico per la regia di James Whale.


Prototipo di un "Terminator" dall'espressione vacua e dalla vigoria fisica eccezionale, il quale riesce a trasparire qualche emozione solo quando si confronta con il suo creatore e la sua bellissima moglie; oltre che infine esprimere la sua primitiva paura per il fuoco e la necessità basilare di un qualsivoglia tipo di contatto umano.

Grande successo di pubblico con tutti i capisaldi del genere che sarebbero stati clonati negli anni a seguire per i classici film con "lo scienziato pazzo", l'esaltazione divina per la "creazione" della vita, l'orrore e il disdegno quando infine si capisce che miserevole creatura si è davvero creata.


Il secondo invece attore ungherese che nel "Dracula" del 1931, diretto dai registi Tod Browning e Karl Freund, porta in scena un conte vampiro di gran classe e dai modi garbati e raffinati.

Amante delle grandi battute ad effetto declamate con teatralità e una gestualità del corpo delicata come una danza, Lugosi ricorda, in un certo qual senso, il più moderno Ian McKellen nei panni dei celebri "Magneto" o "Gandalf"; giusto per ricordare due personaggi senz'altro noti anche al pubblico più giovane.


Un attore che fu celebre come detto per la sua rivalità con l'amato/odiato/invidiato Karloff, specie nella fase finale della sua carriera quando ebbe gravissimi problemi di droga ed era scacciato praticamente da tutte le produzioni di grosso nome.

Solo il suo rapporto con il Edward D. Wood Jr. gli valse ancora la parte in alcuni film del "terribile" (ma spassosissimo) regista, definito dai più come "peggior regista del mondo" ma che riuscì a rilanciare (a posteriori) il vecchio Lugosi con un piccolo cameo e una controfigura nel suo celeberrimo "Plan 9 from Outer Space".

Un attore quindi che, come il suo famoso personaggio di Dracula, riuscì a meravigliare il pubblico anche dopo la sua stessa morte.


Mettendo le lancette su un passato più recente, allora è d'uopo citare il magnifico Dracula portato in scena da Francis Ford Coppola nel suo "Dracula di Bram Stoker".

Film del 1993 dove il famoso conte è interpretato da un grande Gary Oldman, qui alla ricerca del suo amore "re-incarnato" interpretato da Winona Ryder, conte divenuto mostro dopo avere rinnegato la chiesa "traditrice" che aveva condannato all'eterna dannazione la sua sposa, morta suicida per una falsa lettera che recava la falsa notizia di Dracula caduto in guerra.


Ottima trasposizione del classico, realizzata senza effetti digitali ma solo "trucchi vecchia maniera" uniti alla sapiente regia di mastro Coppola dietro la macchina da presa e il suo montaggio quasi "fiabesco" che dona al tutto il sapore di una pellicola d'altri tempi.

Ottimo tra l'altro anche il resto del cast, su tutti l'inossidabile Anthony Hopkins nel ruolo del celeberrimo cacciatore Van Helsing e un ottimo Keanu Reeves come giovane "rivale in amore" del conte; senza dimenticare tra l'altro la nostra bellissima connazionale Monica Bellucci nella parte di una delle spietate vampiresse della corte di Dracula.


Quello che doveva essere il suo rivale dall'altra parte e nello stesso stile con una produzione ad altissimo budget, era il "Frankenstein di Mary Shelley" uscito poi nel 1994 per la regia di Kenneth Branagh.

Oltre che regista anche protagonista nel ruolo dello scienziato Victor Frankenstein, il film pecca e fallisce probabilmente per una realizzazione troppo "didascalica" che segue pedissequamente il romanzo della Shelley senza troppe soprese o "invenzioni" visive degne di nota.


Ecco perchè il film floppò clamorosamente ai botteghini, nonostante la presenza del solito bravissimo Robert De Niro nella parte del mostro e anche degli ottimi John Cleese e Helena Bonham Carter come cast di supporto.

Molto spesso infatti al cinema non basta il compitino "meramente scolastico" di ripetere a memoria le battute e le sequenze di una storia, ma occorre la fantasia e l'estro di saperle modificare e adattare all'arte del racconto per immagini quale è un film, ben diversa dalla controparte su carta che invece vive e si regge su ritmi e tecniche di narrazione ben differenti.

Parlando invece di un film che "sprizza fantasia" in ogni scena, se non anche in ogni battuta e inquadratura, possiamo senz'altro nominare "Frankenstein oltre le frontiere del tempo", ultimo film diretto dal leggendario Roger Corman.

Autore, regista e scopritore di talenti come il sopracitato Coppola, Martin Scorsese, James Cameron e molti altri, da lui scoperti e lanciati durante l'epoca d'oro della New Hollywood.


Realizzato completamente in Italia, la storia narra le vicende di uno scienziato dell'industria bellica (John Hurt) che con le sue potentissime armi sperimentali genera una "lacerazione" nello spazio-tempo, finendone inghiottito per poi essere riportato agli inizi del 1800.

Qui in una locanda incontra sbigottito un collega scienziato che gli rivela di chiamarsi Victor Frankenstein (un sempre ottimo Raul Julia) e con cui stringe prontamente amicizia, sentendo ovviamente una grande affinità di intenti nella ricerca scientifica.


Ma sarà solo dopo aver incontrato inoltre la scrittrice Mary Shelley (la bella e brava Bridget Fonda) seguendo una misteriosa scia di omicidi, che il protagonista si convince che il mostro di Frankenstein esista davvero e anzi saranno proprio tali delitti ad ispirare il romanzo alla giovane scrittrice.

Un film meravigliosamente giocato tra presente, passato e un bellissimo atto finale ambientato nel futuro; con dei personaggi che sono sì "vecchi" e "visti e rivisti", ma riproposti in un modo intelligente, fresco e originale, per quella che resta probabilmente una delle migliori trasposizioni sullo schermo del famoso mostro di Frankenstein.


Suggerendo invece un film "più di bocca buona", sia negli intenti che nella realizzazione, possiamo parlare allora del pluri-omicida "riportato in vita" in maniera frankensteiniana nel film "Terrore in città".

Crivellato di proiettili dopo aver ceduto ad un crollo nervoso, l'uomo sarà poi resuscitato con dei farmaci proibiti da alcuni medici in vena di esperimenti, divenendo una inarrestabile macchina omicida che solo lo sceriffo locale sarà in grado di contrastare.


Sceriffo ovviamente interpretato dal baffo texano di Chuck Norris, il quale ovviamente intavolerà con il moderno frankenstein una discussione poco filosofica a base di calci rotanti e mazzate assortite, come da tradizione dell'ormai vetusto Texas Ranger.

Un film che comunque ha nelle scene di omicidio alcuni buoni momenti di tensione e una premessa "fantascientifica" abbastanza interessante, con alcuni buoni attori come ad esempio Ron Silver nel ruolo di uno dei medici che intuisce subito l'errore di aver reso immortale un pluriomicida psicopatico come quello interpretato dal buon Brian Libby con il suo sguardo allucinato.


Altrettanto film da pop-corn e svago sono poi i soldati "resuscitati" come arma segreta nel film "Universal Soldier" ("I nuovi eroi" nella versione italiana) film del 1992 diretto da Roland Emmerich.

Una volta tornati in vita però si rifiutano di obbedire agli ordini dei superiori e nasce così un inseguimento e lotta continua tra i due palestratissimi Frankenstein, il "buon" Jean-Claude Van Damme che vorrebbe solo tornare a casa e il "cattivissimo" Dolph Lundgren che invece si trasforma in un allucinato soldato in guerra contro il mondo intero.


Un film che per una volta tanto non prevede la distruzione del mondo come al solito per Roland Emmerich (da "Indipendence day" a "L'alba del giorno dopo" o "2012" sempre un chiodo fisso) ma un più semplice e funzionale faccia a faccia tra due morti viventi sotto steroidi, in quello che secondo scritto alla fine è il più riuscito film dell'ultra-esagitato regista tedesco.

Tra i vari film altrettanto "per le masse" ispirati invece al mondo dei vampiri possiamo citare i vari draculetti teeneger di "Twilight", quelli più naif e snob di "Intervista col vampiro" oppure ancora i più truculenti e roboanti come la saghe di "Blade" e "Underworld".


Ma una piccola chicca passata decisamente inosservata a tema succhiasangue è sicuramente "The Night Flier", film del 1997 per la regia di Mark Pavia e ispirato all'omonimo racconto breve di Stephen King.

Il film è una divertente variante draculesca dove il famoso vampiro viaggia solitario a bordo di uno Skymaster nero, lasciandosi alle spalle una scia di cadaveri dissanguati per le piste d'atterraggio più isolate degli Stati Uniti.

Solo il giornalista di una rivista scandalistica vede la connessione tra i dettagli e si interessa di seguire i delitti, iniziando una "caccia al vampiro" e ripercorrendo uno per uno i vari teatri degli omicidi fino a giungere al (spettacolare e inevitabile) faccia a faccia contro il misterioso "Volatore notturno".


Come piccola curiosità per gli amanti di Stephen King, il giornalista "Richard Dees" è presente anche nel romanzo "La zona morta", come rompiscatole che molesta e viene cacciato in malo modo dalla casa del protagonista Johnny Smith.

Più che dignitoso il lavoro del regista in quanto a semplicità di narrazione e messa in scena, nonchè ancora più azzeccato l'attore scelto per il ruolo del giornalista, Miguel Ferrer, di solito relegato a caratterista in film come "Robocop", "Traffic" o "Hot shots 2" (per citarne alcuni) che qui ha finalmente l'occasione di cimentarsi come protagonista assoluto della storia.


Altro ottimo film particolare con protagonista una interessante baby vampira è poi "Lasciami entrare", film del 2008 di Tomas Alfredson successivamente "americanizzato" nel foto-copiato remake intitolato "Blood Story", uscito nel 2011 per la regia di Matt Reeves.

La piccola vampira della storia è timida e introversa, vivendo con un uomo più grande e riuscendo a malapena a farsi un amico con un povero ragazzino maltrattato della zona.


Ma la necessità di bere sangue supera la timidezza e così si iniziano a trovare cadaveri dappertutto, corpi mutilati che l'uomo più anziano non è più in grado di far sparire per il bene della bimba, essendo ormai al limite fisico e mentale di convivenza con il piccolo mostro.

Una storia di vampiri senz'altro fuori dai canoni comuni, con una regia horror vecchio stampo che risulta ancora modernissima e in cui sono ottimi sia i piccoli attori protagonisti, Kåre Hedebrant e Lina Leandersson, sia l'adulto costretto a fare il "vampiro-sitter", un bravissimo Per Ragnar.


Parlando invece di film di "qualità superiore" a tema di "mostro creato e poi temuto dal suo creatore", possiamo citare anche l'ottimo "Splice", interessantissimo pezzo di fantascienza per la regia di Vincenzo Natali, autore dell'indimenticato piccolo cult "Il cubo" e anche altri ottimi film come "Cypher" e "Nothing", di cui vi consiglio spassionatamente la visione.

Tornando a "Splice", il film ci parla di questa creatura nata dalla manipolazione genetica da parte di una coppia di scienziati.


Inizialmente curiosa e affettuosa, la creatura per metà "paraumana" diventa in breve aggressiva e letale quando il rapporto coi suoi "genitori" da laboratorio si complica e quando la sessualità latente del mostro viene fuori coi suoi inopprimibili bisogni.

Un altro film girato a poco costo da Natali, ma come sempre traboccante di idee e semplicità con cui portarle sullo schermo, con poche location e pochi azzeccati protagonisti da miscelare e insaporire a piacere per una gustosissima oretta e mezza di ottimo cinema sci-fi.


Concludendo poi l'articolo e parlando ancora di mostri creati in laboratorio, in questo caso però umani tanto quanto noi se non per la considerazione da "pezzi di ricambio" per i nostri organi; citiamo il film "Non lasciarmi", uscito nel 2010 per la regia di Mark Romanek.

Già regista del sottovalutato "One Hour Photo", Romanek prende la storia tale e quale dal caciarone e inconcludente "The island" di Michael Bay di 5 anni prima, con una concept praticamente identico se non fosse per la solita minestra action-videoclippara che il regista americano tira sempre fuori da qualsiasi sceneggiatura, probabilmente essendo capace di infarcire di esplosioni ed epici ralenty perfino un filmino amatoriale d'una semplice comunione.


Tornando al film di Romanek, non voglio rovinarvi troppo la storia ma dovendo parlarne diciamo che le "esplosioni" ci sono anch'esse, ma a colpi di recitazione tra il trio d'attori protagonista composto da Carey Mulligan, Andrew Garfield e una splendida Keira Knightley che, senza sminuire gli altri, svetta decisamente in cima al mucchio passando da un personaggio forte e sicuro di sè ad uno debole ed emanciato in una maniera semplicemente incredibile.

Il tutto confezionato con gran classe da Romanek, capace di cogliere la magia desolata delle splendide location e contrapporle saggiamente ai primi piani sui volti dei personaggi, scandendo il ritmo di questa storia raccontata in flashback senza sminuire o enfatizzare troppo i vari passaggi che invece avevano fatto le fortune del libro originale di Kazuo Ishiguro.



SPERANDO DI AVER TIRATO IN BALLO UNA SERIE DI FILM CHE POSSANO INTERESSARVI, OVVIAMENTE RIDOTTI NUMERICAMENTE ALL'OSSO DATO LO SCONFINATO CATALOGO CHE COMPRENDE I FIGLI CINEMATOGRAFICI DI FRANKENSTEIN E DRACULA; IO E IL MIO COLLEGA MILO JULINI VI DIAMO APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA SETTIMANA CON ALTRI PERSONAGGI ICONICI DELLA STORIA DELLA LETTERATURA, DEL CINEMA E DELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO DI MOSTRI E CREATURE STRAORDINARIE.

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Articolo pubblicato il 02/10/2016