Steve Jobs, il ritratto di un genio 2.0

A cinque anni dalla scomparsa ritratto dell'inventore americano che ha cambiato per sempre il nostro rapporto con la tecnologia

Sembra ieri quando i media di tutto il mondo annunciavano la morte di Steve Jobs, una delle figure chiave per l'espansione della tecnologia come viene intesa oggi giorno.

Il guru della tecnologia moderna è stato stroncato da una rara forma di tumore al pancreas, che lo ha reso fragile ed umano come tutti noi.

Una mente brillante, ma anche una figura controversa. Aveva un carattere impulsivo e seguiva in modo cocciuto le sue idee finchè non venivano realizzate.

Anche a costo di rendere difficile la vita a chi gli lavorava ogni giorno a stretto contatto.

La sua vita è stata oggetto di un libro autobiografico autorizzato dallo stesso Jobs e scritto dallo scrittore e giornalista Walter Isaacson e dal quale è stato tratto il film omonimo con l'attore di origine tedesca Michael Fassbender nel ruolo del CEO della Apple.

Proprio in questo libro viene fuori il ritratto di uno Steve Jobs raccontato senza filtri in prima persona.

Dove si fanno bilanci di scelte che si sono rivelate geniali e rivoluzionarie, errori, rapporti con rivali storici come l'IBM o Bill Gates e la Microsoft.

La storia personale di Jobs affascina perchè è il perfetto coronamento del cosiddetto sogno americano: un ragazzo brillante con idee acute decide di abbandonare gli studi e di fondare nel garage di suo padre quella che sarebbe diventata in seguito una delle aziende più importanti per lo sviluppo e la diffusione dei personal computer e della tecnologia degli ultimi trent'anni.

Ma Jobs non viene ricordato per essere un fine ingegnere come il suo amico e co-fondatore della Apple Steve Wozniak, ma bensì per avere delle idee brillanti che si concretizzano nella realizzazioni di oggetti che in un modo o nell'altro, sono finite nelle nostre mani.

E' riuscito a metterci la musica in tasca con l'iPod, un piccolo strumento che ha cambiato l'industria discografica e il nostro modo di usufruire la musica.

Ci ha spiegato che un telefono cellulare può fare molte più cose che delle semplici chiamate con l'introduzione dell'iPhone e ha portato all'attenzione planetaria l'iPad, uno strumento con schermo touch che ci ha introdotti, tra le sue altre peculiarità, nel controverso mondo della lettura digitale.

L'atteggiamento usato da Steve Jobs nei confronti di quella tecnologia che usciva dalle sue mani come strumenti provenienti da una nuova dimensione lo ha avvolto ben presto in una sorta di aura mistica.

Il genio hippy diventato miliardario, partito dal garage paterno con in testa la precisa idea di creare un'azienda in grado di innovare la tecnologia e di incidere una tacca permanente nella storia recente dell'uomo.

L'esempio perfetto di genio e sregolatezza, concentrato in un carattere difficile da gestire e quasi praticamente impossibile con il quale convivere, diventando così un serio problema per chi lavorava al suo fianco.

Il tutto per puntare alla qualità, alla realizzazione di prodotti a cui le altre aziende guardavano con invidia e che cercavano disperatamente di imitare.

Fino a rendere la sua morte un fattore di cambiamento in grado di portare la Apple in una nuova fase della sua esistenza, in grado di continuare a guardare al futuro senza il suo capitano coraggioso.

E dopo diversi anni passati ad essere l'azienda capace di innovare, con idee non subito apprezzate ma che con il tempo si sono rivelate così dannatamente intuitive e rivoluzionarie, ora la mela morsicata vive l'era di Tim Cook (il nuovo CEO nominato direttamente dallo stesso Jobs).

Prima della morte di Jobs la Apple è andata avanti grazie al coraggio e la perseveranza delle idee del suo fondatore più importante, celebrato e riconosciuto.

iPad, iPod, iPhone e iMac sono solo alcuni dei nomi che hanno cambiato il nostro modo di approcciarci con la tecnologia e come questi strumenti sono entrati prepotentemente nella nostra vita quotidiana.

Sono il sinonimo di quelle idee innovative che ora hanno lasciato spazio ad un'azienda che negli ultimi anni si è conformata alle esigenze del mercato, senza avere più quella fame di follia in grado di continuare quella rivoluzione digitale voluta e portata avanti da Jobs.


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Articolo pubblicato il 08/10/2016