Inferno – nuovo film di Ron Howard tratto da Dan Brown

Terza collaborazione del regista americano e Tom Hanks, nuovamente nei panni dello studioso Robert Langdon nato dalla penna di Dan Brown

Anno: 2016 

Titolo originale: Id.

Paese: USA, Italia 

Durata: 121 minuti

Genere: Thriller

Regia: Ron Howard

Soggetto: Dan Brown (romanzo)

Sceneggiatura: David Koepp

Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Omar Sy, Irrfan Khan, Ben Foster, Sidse Babett Knudsen

Attualmente sul podio del box office italiano, il nuovo lungometraggio tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown, Inferno, ritrova la squadra vincente dei due film precedenti, con Ron Howard alla regia e protagonista Tom Hanks nei panni dello studioso di simbologia Robert Langdon, visto e amato ne Il codice Da Vinci nel 2006 e Angeli e demoni nel 2009. Ma se il professor Langdon a cui siamo abituati è un brillante, scaltro e intuitivo uomo di intelletto e detective del mistero, ci incuriosirà (per poco) vederlo malconcio, confuso e senza memoria nella prima parte del film.

Langdon si risveglia in un letto d’ospedale, senza ricordare né perché ci sia finito né come abbia fatto ad arrivare a Firenze, dato che i suoi ricordi si fermano all’università di Boston, giorni prima. Tormentato da allucinazioni che sembrano catapultarlo tra gli orrori dell’Inferno di Dante, presto l’uomo scoprirà di essere nel mirino di diversi schieramenti, e seguirà numerosi indizi tra i musei di Firenze, poi a Venezia e Istanbul, aiutato dalla dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones), sino ad affrontare un virus potenzialmente in grado di uccidere buona parte degli abitanti del pianeta, scatenato da un milionario ossessionato dai pericoli insiti nella crescente sovrappopolazione.

Va detto sin da subito che lo schema narrativo di questo buon thriller è poco diverso da quello dei precedenti film tratti dai bestseller di Brown: Langdon si trova a fronteggiare un enigma, un pericolo, che riesce a decifrare grazie alla sua intelligenza e alla sua vasta conoscenza di simbologia, letteratura e arte, affiancato dalla protagonista femminile di turno; dopo aver attraversato in tutta fretta (in giacca e cravatta) il globo terrestre tra musei, monumenti e indizi nascosti, vince gli avversari, sventa complotti e ferma potenziali catastrofi. Un eroe dai lineamenti iper-classici, che probabilmente in questo terzo capitolo (in realtà ci sarebbe ancora il romanzo Il simbolo perduto che lo vede protagonista, uscito prima di Inferno) vediamo nella più umana delle sue rappresentazioni.

La fragilità e la fallibilità di Langdon sono forse una spiegazione plausibile ma non consolante per l’interpretazione inusitatamente fiacca di Tom Hanks; l’interprete americano, un ottimo attore sin dai suoi esordi, dà in questo film la palpabile sensazione di essere stanco, affaticato, laddove brillava di vigore e talento ne Il codice Da Vinci. Non convince appieno nemmeno Felicity Jones (nominata all’Oscar per La teoria del tutto), nonostante sia molto più espressiva della terribile Audrey Tautou che vegetava al fianco di Hanks nel Codice. Quando arriva l’immancabile colpo di scena che riguarda la ragazza non possiamo far altro che pensare che le si leggeva in faccia fin dall’inizio. Peccato, perché il rapporto tra i due personaggi sarebbe potuto risultare intrigante e diverso, specie alla luce delle diverse convinzioni di carattere etico e spirituale dei due.

Non c’è dubbio che la grande qualità del film si trovi tutta nella spettacolarità e nel grande impatto visivo, complici le location di fascino immortale. Howard è da sempre padre di film grandiosamente spettacolari, a partire da Apollo 13 fino all’ultimo Heart of the Sea, dove sfoggia la sua abilità nello sfruttare al meglio gli strumenti d’artificio proprie del linguaggio cinematografico. In Inferno, a partire dal lancio mozzafiato da una torre campanaria di Firenze, Howard orchestra una serie di inquadrature e sequenze che ricordano i dipinti del Vasari e di Botticelli che aiutano Langdon nella sua ricerca, mentre lo spettacolo si fa orrore durante le visioni infernali, immerse in una demoniaca luce rossastra che permea buona parte del film. Rosse le fiamme dell’inferno, rossa Firenze al tramonto, rossa l’acqua della cisterna sotterranea di Istanbul.

L’andatura sostenuta della narrazione, fin dalle prime immagini non lascia spazio per rilassarsi sulla poltrona del cinema, sino ad arrivare alla sequenza finale dal ritmo frenetico e disperato, ottima lezione di suspense che funziona alla perfezione come un ingranaggio ben oliato e inevitabilmente prevedibile.

La critica maggiormente mossa da parte di chi ha letto il romanzo è la presenza di numerose e importanti discrepanze che riguardano soprattutto il finale, specie nella soluzione alla minaccia batteriologica, che nel libro si sviluppa molto diversamente e che cambia drasticamente una buona fetta del discorso sulla sovrappopolazione nonché il destino di uno dei personaggi principali. E’ altamente probabile che non mutando l’epilogo il film ne sarebbe uscito più originale e compiuto.

Inferno è un buon thriller in una cornice curata e accattivante di rimandi culturali interessanti, e mancando di quella grande protagonista che era la religiosità e la chiesa cattolica, contesto naturale dei precedenti romanzi/film, offre come una gustosa novità un dibattito politico e morale molto attuale, la paura di essere in troppi e le armi batteriologiche. Ciononostante non c’è quasi traccia di quella portata epica e travolgente degli altri film, che qui lascia spazio a uno svolgimento piuttosto banale.

 

Un film riuscito a metà, che appaga l’occhio e la voglia di suspense, ma che lascia tiepidino chiunque ricerchi originalità e il Tom Hanks da Oscar dei vecchi tempi.


Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 25/10/2016