Sessant’anni fa nasceva il mito B.B. con il film “Piace a troppi”

Il 28 novembre del 1956 usciva il film di Roger Vadim che lanciò Brigitte Bardot come star e sex symbol internazionale

Brigitte Bardot, musa francese per eccellenza, modella, attrice e cantante conosciuta universalmente come icona sexy degli anni Cinquanta e Sessanta, iniziò la sua carriera cinematografica con film romantici e poco impegnati, ma divenne celebre a livello internazionale con il primo dei film in cui collaborò con il marito Roger Vadim. Uscito nelle sale francesi esattamente sessant’anni fa, il 28 novembre del 1956, Piace a troppi (anche noto come E Dio creò la donna), consacrò l’attrice e creò il mito B.B., che ben prestò scavalcò i confini nazionali.

Scritto e diretto da Vadim, Piace a troppi (titolo originale: Et Dieu… créa la femme), è ambientato in una splendida ma non ancora chic Saint-Tropez, dove Brigitte è Juliette Hardy, una giovane e avvenente orfana affidata a una famiglia; sensuale ed esuberante, la ragazza trova difficile la vita di famiglia e il lavoro, e attira, con i suoi comportamenti noncuranti delle regole, numerosi sguardi maschili, tra cui il ricco ed elegante costruttore Carradine (interpretato da Curd Jürgens), e i membri della famiglia Tardieu, l’introverso Michel (Jean-Louis Trintignant), e il cugino di questi Antoine (Christian Marquand), dal quale la ragazza è molto attratta.

La disinvolta condotta sociale di Juliette e la sua frizzante civetteria suscitano a lungo andare l'invidia e l'ira dei benpensanti: la famiglia affidataria richiede il ritorno della ragazza all'orfanotrofio, a meno che non esibisca un certificato di verginità, proposta prontamente e ironicamente rifiutata.

Il matrimonio potrebbe però annullare la sentenza delle autorità; vista la fama che circonda la ragazza, solo il timido e impacciato Michel Tardieu le chiede di sposarlo. Oppressa da una vita casalinga che non le si addice, Juliette approfitta dell’assenza del marito per tradirlo con Antoine. Ma l'evento costituirà per la ragazza il passaggio necessario per capire che lei ama solamente Michel.

Roger Vadim, all’inizio di quella che sarebbe diventata una lunga e proficua carriera, conobbe la Bardot sul set di un film di Marc Allégret di cui era aiuto-regista e la sposò nel 1952.

Il regista si rese subito conto che la modella e fotomodella dal volto angelico e sfrontato e dalla sensualità straripante nascondeva grandi potenzialità cinematografiche, quindi la mandò a scuola di recitazione e la fece esordire come protagonista nel suo primo film.

Messa in scena e spunto narrativo di Piace a troppi erano in realtà molto convenzionali, in una storia nello stile cinéma de papa, che sfruttava ancora una volta il mito dell'eterno femminino di cui l'uomo è destinato a essere vittima; insomma un film poco più che mediocre, tranne che per lei, la conturbante Juliette di Brigitte Bardot, da allora semplicemente B.B.

Piace a troppi costituì un vero e proprio choc per la società benpensante dell'epoca, tant’è che Antoine e Michel nell’edizione italiana diventarono cugini, anche se nella versione originale erano fratelli; non stava bene, nell’Italia bacchettona degli anni Cinquanta, che un uomo andasse a letto con la moglie del fratello, quindi fu meglio stravolgere la trama e rendere così incomprensibili certe dinamiche e certi dialoghi in nome della moralità.

Ciononostante, il film riscosse ovunque un successo straordinario e Brigitte venne imitata da tutti, nei film e nella vita, diventando un sex symbol ed entrando a pieno titolo nell’olimpo delle grandi dive del cinema, una delle poche europee.

Soprattutto in America B.B. stregò con la sua peculiare sensualità, e negli anni Sessanta le venne addirittura dedicato un film dal titolo Dear Brigitte (in italiano Erasmo il lentigginoso!), dove l’attrice interpretava se stessa al fianco di un attore del calibro di James Stewart.

Il personaggio di Juliette era una novità, ben lontana dalla femme fatale classica: non una donna, bensì una ragazza poco più che adolescente, con nessuna esperienza di vita o di uomini, Juliette non ha un’immagine appariscente e costruita né imbastisce complicate strategie erotiche.

La si vede invece spesso senza vestiti o a piedi nudi, la conturbante bellezza esposta, incurante dei giudizi della società ma animata da un’energia quasi animalesca.

La magnetica sequenza in cui balla scalza un mambo in un bar può esser presa come esemplificativa del personaggio, e, in definitiva, dell’immagine che da allora rimase indelebilmente impressa nell’immaginario collettivo, di Brigitte Bardot.

Vale perciò la pena di rivedere la pellicola che sessant’anni fa accendeva i riflettori su un mito.

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Articolo pubblicato il 28/11/2016