Haunter

Originale "fantasy/horror" diretto da Vincenzo Natali, regista italiano noto soprattutto per il cult fantascientifico "Il Cubo"

Vincenzo Natali e' sicuramente uno dei registi/sceneggiatori italiani piu' misconosciuti e sottovalutati degli ultimi 20 anni.

Ironia vuole che invece molti dei suoi lavori o collaborazioni abbiano fruttato film che non sono affatto cosi' in ombra come lui, potremmo partire dal film "Il Cubo", assurto ormai a cult fantascientifico e che ha avuto ben due apprezzatissimi seguiti nel corso degli anni, "Hypercube" del 2002 e "Cube zero" del 2004.


Ma nella sua carriera troviamo anche la partecipazione come "storyboarder" per alcune serie televisive di successo come quella del topolino "Fievel's American Tails" o un altro film cult come "Johnny Mnemonic", personaggio idolo del popolo cyberpunk nato dalla penna di William Gibson e portato in scena ottimamente da Keanu Reeves, attore che col cyberpunk avra' poi ancora a che fare con la fortunata trilogia dei "Matrix" dei fratelli/sorelle Wachowski.

Ma se il suo talento e' ancora poco noto al pubblico delle grandi masse, questi non e' certo passato innoservato alle grande major statunitensi, specie l'industria delle fiction televisive.


Ecco che allora il nostro Vincenzo nazionale si e' trovato alla regia di episodi per qualcuna delle serie piu' blasonate degli ultimi anni come la recente "Westworld", scritta e prodotta da Johnatan Nolan, altro sottovalutato scrittore/regista nonche' fratello del piu' noto Christopher, remake serializzato in maniera originale ed accattivante del famoso film del '73 di Michael Crichton.

Dopo il piccolo Nolan e' stata poi la volta di Guillermo del Toro che ha voluto Natali per la regia di alcuni episodi della sua serie horror "The strain", interessante connubio fantascientifico tra infezione virale e invasione vampiresca che sta per giungere ormai alla conclusione con l'ormai prossima 4ta stagione finale.


Non che prima di allora il mondo delle fiction fosse a lui sconosciuto, avendo prestato anzi la regia di alcuni episodi per serie TV altrettanto fortunate come "Hannibal" o "Orphan Black".

Autore e regista che come detto e' in circolazione gia' da ben due decenni e a cui dobbiamo, oltre che "Il Cubo", anche altri ottimi film come "Splice", da me per altro gia' consigliatovi nel mio articolo "TANDEM TRA FINZIONE E REALTÀ: Frankenstein vs Dracula: qual'è il mostro più mostruoso del cinema?", e anche l'intrigante "Cypher" del 2002, altro esempio di gustosa sci-fi a basso costo con cospirazioni multinazionali e lavaggi del cervello, portata su schermo con pochissimi attori ma tanta originalita' nella scrittura e bravura nella regia e messa in scena.


Non posso parlarvi purtroppo del suo "Nothing" del 2003, in quanto ancora inedito in Italia e in italiano nonostante i buoni risultati di critica e di pubblico che Natali ha sempre garantito.

Ma passiamo ora a parlare del film che suggeriamo oggi, "Haunter", altro originale fantasy/horror che come sopra e' stato ancora una volta snobbato alla grande dalla distribuzione italiana, ben felice invece di portare nelle nostre sale immondizia ridicola presunta horror come "The vatican tapes" o "Unfriended".


IL GIORNO DELLA MARMOTTA HORROR
Partendo dallo spunto del famoso film comico "Ricomincio da capo" del 1993, diretto da un veterano del genere come Harold Ramis, dove un acido e burbero Bill Murray riviveva in continuazione la stessa "Giornata della marmotta" per poi risvegliarsi al mattino e ricominciare da capo; la storia ci ripropone lo stesso tema pero' con protagonista una smarrita ragazzina che vive isolata in questa casa assieme al fratellino, sua madre e suo padre.


Costretta a rivivere la stessa giornata fin dal risveglio, gli stessi litigi con la madre e il fratello, gli stessi misteriosi rumori e sussurri che avverte provenire attorno a se' dai muri e le prese d'aria e invisibili presenze che avverte come vicinissime; la giovane inizialmente non riesce a capire cosa succede e perche' sia l'unica della famiglia a rendersi conto di questa ripetizione infinita.

Ma quando inizia ad indagare nella soffitta trovando tracce di altre precedenti ragazze della sua eta', anch'esse lentamente impazzite e poi scomparse senza lasciare traccia, la piccola protagonista capisce che si nasconde qualcosa di piu' dietro al misterioso vortice temporale in cui sembra essere stata risucchiata assieme alla sua ignara famiglia.


Contemporaneamente alle sue indagini comincia poi a fare capolino nella sua casa una figura nuova, nei panni di un vecchio dallo sguardo inquietante che si annuncia come tecnico per fare delle riparazioni e che minaccia la protagonista di non indagare oltre, se non vuole che la sua giornata anziche' ripetersi a oltranza finisca col peggiorare drasticamente sia per lei che per i suoi cari.

Insomma una trama ben miscelata e interpretata da pochi attori decisamente azzeccati su cui tra tutti la giovane Abigail Breslin, bella e brava nel comunicare al pubblico il senso sempre peggiore di estraniamento della protagonista; oltre che poi l'ottimo "cattivo" della vicenda interpretato in modo piu' che convincente dallo sguardo di pietra e gli occhi di ghiaccio di Stephen McHattie.


COCKTAIL DI GENERI BEN AGITATO MA NON SHAKERATO
Una storia che si muove su due piani ben distinti, in quanto a genere, sfumando dall'horror nel fantasy di scena in scena con facile naturalezza e senza lasciare smarrito lo spettatore, creando la giusta empatia con la ragazza che non puo' e non riesce a parlare con nessuno della situazione e vede lentamente scivolare nella pazzia il padre, sempre piu' ossessionato da un guasto all'auto che non riuscira' mai a riparare.


Piu' che ovvi riferimenti e citazioni partendo dalla "follia familiare" di film come "Shining" o "The Amityville Horror", specie nella figura del padre sempre piu' violento e intrattabile; passando poi a film ultra-terreni pre o dopo morte di fantasiosa fattura come "Linea Mortale" di Schumacher al piu' colorato e fantasioso (ma altrettanto inquietante) "Amabili resti" di Peter Jackson, con le vittime alla merce' del loro carnefice intrappolate in un limbo senza tempo e multi forma tra la vita e la morte.

Horror che e' piu' marcato specie nella prima meta' di film dove, assieme alla protagonista, ancora capiamo poco o nulla della storia e siamo sorpresi e meravigliati da qualsiasi avvenimento fuori dall'ordinario nella casa e nella stanza della ragazza.


Un horror che lavora piu' "di fino" che puntando a far saltare lo spettatore sulla sedia, in questo cogliamo ad esempio molto degli ultimi lavori di James Wan dai suoi "Insidious" ai vari "The conjuring", con la paura e l'inquietudine che montano lentamente ma inesorabilmente in un inevitabile e inarrestabile crescendo fino al confronto finale tra le forze soprannaturali e le inevitabili vittime dello spirito maligno di turno.

Una volta scoperti i fili della trama, per il gran finale invece il film diventa un fantasy in piena regola, con la famiglia finalmente unita contro "il cattivo" e la protagonista che salta di stanza in stanza cambiando tempo e "cambiando pelle" addirittura, vi anticipo senza spoilerarvi nulla per un film che va visto e gustato dal primo all'ultimo minuto.


FANTASMI DEL NATALI FUTURO
Certo e' disarmante che un connazionale cosi' dotato di talento non trovi un produttore che finanzi i suoi film qua in Italia, un regista che gia' col suo esordio ci ha regalato un film di fantascienza unico nel suo genere e ha dimostrato come si possa fare film di genere anche con un budget risicato al minimo essenziale.


Italia che un tempo era una fucina di talenti e registi che davano il proprio meglio di se' proprio nel genere, che fossero gli horror di Argento come i western di Sergio Leone o i polizieschi alla Elio Petri o Fernando Di Leo; illuminati creatori di film destinati a essere idolatrati dai talenti di ogni dove e di ogni generazione.

La nostra stessa televisione era un esempio per il mondo prima della deriva rovinosa degli anni '90 verso i talk show, i telegiornali spettacolo, i reality e altri improbabili e squallidi format d'intrattenimento che infestano il nostro piccolo schermo 24 ore al giorno 365 giorni l'anno.


Per non parlare del mondo del cinema, tranne alcuni rarissimi casi che si contano sulle dita di una mano, ormai sprofondato in commediole da quattro soldi alla Pieraccioni o Checco Zalone, i soliti cinepanettoni Vanziniani e i patetici teeneger movie di stampo Mocciano.

Certo a volte capita uno sporadico ritorno al genere come "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Manetti, unico lampo di luce per un genere ormai defunto e sepolto e mangiato dai vermi come quello fantascientifico qui in Italia, genere di cui ahime' un regista come Vincenzo Natali sarebbe un maestro ma non ha mai avuto, in 20 anni, la possibilita' di cimentarsi nel suo stesso paese di origine.



OGGI SONO DOPPIAMENTE CONTENTO DI AVERVI CONSIGLIATO UN REGISTA POCO CONOSCIUTO OLTRE CHE ESPERTO DI UN GENERE A ME MOLTO CARO, QUELLO FANTASCIENTIFICO, UN GENERE DOVE ORMAI GLI EFFETTI SPECIALI AD IDEE ZERO DILAGA SOVRANO E LE PICCOLE PRODUZIONI SONO DESTINATE A RIMANERE AI MARGINI SEMI-IGNORATE DALLA GRANDE DISTRIBUZIONE, COME DEL RESTO PER DIVERSI ALTRI FILM CHE VI HO CONSIGLIATO NEL CORSO DELLE SETTIMANE DA QUANDO HO L'ONORE E IL PRIVILEGIO DI SCRIVERE SU QUESTA RIVISTA. ALLA PROSSIMA DOMENICA QUINDI, GIORNATA CHE CADRA' ESATTAMENTE PER NATALE E PER LA QUALE CERCHERO' DI PREPARARVI QUALCOSA DI SPECIALE SOTTO L'ALBERO.

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Articolo pubblicato il 18/12/2016