
Le foto di Federico Pacini, pubblicate in volume dall'Editrice Quinlan, riaprono "a nuova luce" le stanze dell'antico Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena, in corso di ristrutturazione
Galleria Fotografica (8)
Lo sguardo dell'artista forse non scopre e dona alla discutibile civiltà dominante del globo terracqueo - come Colombo alla regina di Castiglia -, lontani, inesplorati mondi, ma mondi diversi ricrea nella mente dello spettatore in luoghi magari familiari, che sono lì davanti, nelle vicinanze, proprio sotto i suoi occhi. E nell'ottica, appunto, delle lenti della fotocamera di Federico Pacini, toscano con casa nello stupendo borgo medievale di Monteriggioni che "di torri si corona" (Dante, Inf., XXXI), gli ambienti non ancora ristrutturati dell'enorme edificio (circa 350mila metricubi totali) di Santa Maria della Scala, situato nel centro storico di Siena e in parte abbandonato, sebbene da anni in via di continua ristrutturazione (una metà del complesso già recuperata a spazi espositivo-conservativi del Museo Archeologico Nazionale e di altre importanti collezioni) adottano nuovi sensi, pure nel significato percettivo del termine.
Pubblicate in volume a stampa dall'Editrice Quinlan, frutto di scatti eseguiti dall'autore con intelligente, accurata scelta di fuga prospettica "rinascimentale" - minimale, mai casuale, di pura bellezza antiestetizzante, al modo di Atget, Vaccari e Ghirri, o Eggleston, Friedlander, Shore e i new topographer americani, cioè attenta alla marginalità nell'angolazione raffigurativa, assolutamente scevra di intenti spettacolari, se non neutra -, le suggestive immagini di sale, gallerie, corsie e corridoi, magazzini, sgabuzzini, pavimenti, spigoli, volte, soffitte, tetti e tettoie - persino le vestigia del Pellegrinaio, celebre ciclo di affresci quattrocenteschi - di quello che fu il più antico ospedale dell'Occidente (risalente all'undicesimo secolo) testimoniano in concreta sintesi simultanea, con la loro desolante, affollata presenza-assenza di umanità e silente affabulazione visiva, i passati passaggi di funzione dell'ex nosocomio e l'avvicendarsi di tante persone (fantasmi o esseri-viventi) lungo l'estesissima durata del dipanarsi cronologico di svariate epoche ed eventi, seguendo, nella carne dei mattoni dei muri scalcinati, le tracce lasciate dai cavi e tubi sradicati da quel corpo di fabbricato così svenato, sventrato e disossato, quasi tramite un'autopsia anatomico-iconica "a cuore aperto" di tale organismo, che ne estrae ed esplicita il nucleo, quindi riflette la stratificazione materiale quanto spirituale delle relative esperienze esistenziali.
Dentro, guardando attraverso il filtro delle pupille brillanti e dei cristallini opacizzati, scheggati, delle vetrate che di giorno rischiarano di polverosi raggi solari la penombra dell'oblio, resuscitandoli per un breve, decisivo momento di fulgore dilagante, i reperti - oggetti dimenticati, suppellettili disperse, infissi scardinati, cocci di pareti sfondate, frammenti d'intonaco, mobili, seggiole, vecchie macchine-da-scrivere o calcolatori fuori-uso, faldoni di documenti, foglietti scartati di prospetti e progetti, insieme a opere adesso in mostra, quadri-elettrici e impianti appena installati - fanno un tumulto il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, ri-citando, recitando il sommo Poeta (Inferno, canto III).
Dalle finestre a bifora stilla la luce.
(e.s.l.)
"Santa Maria della Scala"
Libro fotografico
a cura di Roberto Maggiori
Editrice Quinlan
S. Severino M. (Mc), 2015
64 pagine; 59 immagini;
brossura; formato 22x22 cm.;
euro 19,00
www.aroundphotography.it/editricequinlan
www.aroundphotography.it/editricequinlan/pacini-santa-maria
per le immagini fotografiche a corredo del testo dell'articolo
tratte dagli scatti realizzati da Federico Pacini
al'ex Ospedale di Santa Maria della Scala in Siena
e pubblicate in stampa nel volume dell'Editrice Quinlan (2015)
© F. Pacini / Editrice Quinlan / AroundPhotography
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Articolo pubblicato il 24/12/2016