Florence – la soprano stonata di Meryl Streep

Il film di Stephen Frears racconta la storia vera di una ricca ereditiera con la passione per il canto ma nessun talento

Anno: 2016

Titolo originale: Florence Foster Jenkins

Paese: Regno Unito, Francia

Durata: 110 minuti

Genere: Commedia, Drammatico, Biografico

Regia: Stephen Frears

Sceneggiatura: Nicholas Martin

Cast: Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson

Nessuna attrice come Meryl Streep ha saputo, nel corso dei decenni, incarnare e rendere profondamente suoi personaggi di varia natura e dalle caratteristiche molto differenti, interpretando al meglio ruoli difficili e drammatici oppure giocando con l’avanzare dell’età e con parti dall’alto livello comico. In Florence, diretto da Stephen Frears, ne abbiamo un’ulteriore conferma.

Florence Foster Jenkins era una ricca ereditiera americana con una passione smisurata per il canto lirico, portata avanti tenacemente nonostante la assoluta assenza di talento e le continue stonature. Per tutta la vita la donna fu sostenuta e protetta dalle cattiverie dei critici (e dalla verità) dal marito St Clair Bayfield, attore teatrale sinceramente affezionato a lei, con il quale ebbe un relazione intensa ma platonica, nonostante l’uomo abitasse con un’altra donna. Nel 1944 le aspirazioni canore di Florence, fino ad allora seguita da un maestro di canto e un pianista compiacenti e ascoltata solo da un ristretto numero di fedeli amici, raggiunsero l’apice quando la donna decise di esibirsi alla Carnegie Hall.

La straordinaria e non convenzionale vicenda di Florence Foster Jenkins aveva già ispirato una commedia teatrale e una trasposizione cinematografica francese piuttosto fantasiosa, Marguerite, ma il film di Frears è il più fedele alla realtà. La vera Florence divenne celebre nella New York degli anni Quaranta proprio in funzione della sua mancanza di talento, uno show improbabile in grado di suscitare risate e divertimento, peraltro acuito dagli appariscenti costumi di scena ideati dalla Jenkins stessa.  

Commedia delicata dai risvolti drammatici – centrale la lotta della Jenkins contro la sifilide, contratta dal primo marito e che la costrinse a un’esistenza piuttosto solitaria nonostante il matrimonio con Bayfield – Florence porta sul grande schermo uno straordinario racconto umano, che ci insegna come la passione, la tenacia e la perseveranza possano talvolta supplire a una qualsivoglia mancanza; raccontando della soprano stonata, il film è l’apologia di come l’incapacità di cantare fosse diventato un intrattenimento piacevole e confortante poiché sostenuto dal cuore e dall’ardore della fede (nella musica, nelle proprie seppur scarse capacità, e nell’appoggio delle persone fidate), sino ad alleviare la cupezza d’animo dei soldati, presenti al concerto alla Carnegie Hall per volere di Florence, i quali si lasciarono andare per una serata a una risata liberatoria prima di affrontare nuovamente le trincee. Il cuore del film non è quindi l’apoteosi della mediocrità, come si può pensare ad un primo approccio, bensì della fiducia e della passione, che trasformarono una possibile catastrofe in un trionfo, la stonatura in arte.

Come gli increduli presenti al concerto, anche lo spettatore del film si ritroverà dapprima a ridere di Florence, per poi ridere con Florence.

Distrutta dalle pessime recensioni, la donna dichiarò orgogliosamente che anche se la gente poteva dire che non sapeva cantare, non avrebbe mai detto che non aveva cantato. E questa è la chiave interpretativa di un personaggio insolito e commovente, una donna probabilmente conscia della propria limitatezza ma convinta delle possibilità a sua disposizione.

La regia raffinata di Frears riesce in maniera esemplare a non cedere al grottesco o all’esagerazione, rendendo la pellicola godibile e toccante. Certo senza un’interprete di razza come Meryl Streep difficilmente il film sarebbe risultato così fresco e genuinamente divertente; istrionica, completamente padrona del mezzo cinema e dalla recitazione senza sbavature, la Streep evita di rendere Florence un ritratto caricaturale, ma ne interpreta i capricci, le ossessioni e la cieca convinzione con sublime ironia e fermezza. Attrice dalle doti canore comprovate, diverse volte si è cimentata nel musical, sempre con ottimi esiti; qui rende perfettamente credibile l’incapacità di cantare e la mancanza di intonazione, operazione decisamente complicata per chi è invece un’ottima cantante. Impareggiabili le sequenze di canto di una Florence in estasi sotto gli occhi allibiti degli astanti.

La grande sorpresa del film è Hugh Grant, che si reinventa dopo un ventennio passato ad essere l’eroe romantico delle commedie, rivelando ottime doti interpretative drammatiche. Nei panni del pianista Cosmé McMoon troviamo Simon Helberg di The Big Bang Theory.

La colonna sonora di Alexandre Desplat bene si inserisce nella lunga scaletta di brani lirici distrutti da Florence/Meryl e la fotografia patinata curata dallo storico collaboratore di Tom Hooper Danny Cohen (per lui ha fotografato Il discorso del re, Les Misérables e The Danish Girl), evoca in modo suggestivo l’atmosfera rètro dell’America negli anni della guerra.

Il film ha ricevuto ben quattro candidature ai Golden Globe, come miglior film e ai tre attori principali; Streep e Grant hanno ricevuto diverse altre nomination e hanno già vinto un paio di premi minori ma prestigiosi.

 

Ironia e tenerezza in un film che racconta con molta sincerità le non-doti di una donna fuori dal comune, interpretato da un ottimo cast.


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Articolo pubblicato il 31/12/2016