Torino - Cinema e seduzione, erotismo, sesso e la censura.

Steve Della Casa, critico cinematografico, così ci racconta al Circolo dei lettori.

 

Steve Della Casa, torinese, classe 1953, è il direttore artistico del Busto Arsizio   Film  Festival ed è stato, di recente, insignito del premio Nastro d’Argento speciale, conferito  dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici italiani, per la qualità e l’originalità   di  due   documentari dedicati   al  cinema. Un   riconoscimento  per il valore storico  e  di  ritrovamento   di  memorie cinematografiche preziose ma smarrite». I documentari ai quali si fa riferimento  sono:   Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti, realizzato con Francesco Frisari Nessuno ci può  giudicare, diretto insieme a Chiara Ronchini.

Il 18 febbraio scorso, al Circolo dei Lettori di via Bogino 9 a Torino, Steve Della Casa ha condotto  un   fine  serata dal titolo: Sexy Frames (cinema e seduzione, cinema e erotismo, cinema e sesso)  dove su  questi temi,  il cinema  ci ha sempre giocato molto, come Steve ha affermato nel suo.  incipit e   che   ha  poi  commentato attraverso  frammenti  di films che, durante la serata, sono stati proiettati e che, in qualche misura, hanno creato tra di loro un’interessante dialettica sul tema.

‘Cominciamo con Marlon Brando – ci dice – ‘ il pubblico femminile ne sarà contento.

 

Con ‘Un tram chiamato desiderio’, vediamo Brando nelle sue prime vesti, quelle più giovani, dove  la protagonista femminile, Vivien Leigh, si sente quasi mancare, di fronte al fascino irresistibile di un bello e   maledetto,  come lui si mostrava. Questo è un erotismo compresso ‘- osserva Della Casa, -‘ una   sorta di gioco   tra gatto e topo,  in questo caso, il gatto è il giovanissimo Marlon Brando che era al suo secondo films   come protagonista e che ha lanciato una moda sexy, quella della maglietta attillata.

 

Il film ha avuto molto successo, così come lo   stesso   Brando   ma gli americani,   in questo  caso   la cinematografia americana, che è sempre stata molto attenta a trarre profitto commerciale dai  films,  non   aveva    intuito che  tutti i teenagers americani, avrebbero voluto comprarsi la maglietta di Brando che, purtroppo,  non   era    stata   messa  in produzione mentre oggi, invece, è una tipologia diffusissima, attillata e con la mezza manica.

Un astuto industriale hollywoodiano, per fortuna, ci pensò e comprò una partita di   magliette   che   allora si usavano larghe, le fece stringere e le vendette a peso d’oro, diventando poi, guarda caso, un   produttore    cinematografico  e grazie anche al denaro ricavato da quelle magliette.

Marlon Brando è sempre stato un tipico sex symbol dell’America del secondo dopo-guerra perché era bello, muscoloso e    anche   tormentato,   lo  si  comprende  dalla  sua opera di seduzione nei  confronti  della  poveretta  protagonista femminile nel film sopra-citato e dalla sua condotta sentimentale che non è affatto lineare. Si vede subito nel film che è un giovane che beve e che vive di passioni effimere.

La sua non è una bellezza classica, è una bellezza provocante, molto maschile e su  questo  Brando ha costruito il suo personaggio. Dopo la seconda guerra mondiale, quando di fatto l’America divenne il Paese più importante e il modo di vivere e di pensare americano si diffusero in  tutto il   mondo, almeno  nell’emisfero  occidentale, il cinema americano diventò considerevole e predominante.

Al suo interno poi, la cinematografia si manifestò in una serie di racconti d’inquietudine giovanile, per cui tutti i grandi attori americani  degli  anni  50,  Marlon Brando, James  Dean,  rappresentarono  personaggi angosciati, con problemi psicologici e che fecero spesso una brutta  fine; erano, in qualche maniera, dei maledetti e  così lo  psicanalista  entrò nella produzione hollywoodiana.

Senza la psicanalisi è difficile leggere i personaggi cinematografici di allora, la seduzione quindi   cominciò a seguire la via dello psicologo. Questa maniera di vivere e di esibirsi da   americani, diventò   protuberante   in tutto il   mondo e anche in Italia, dove a questo filone seduttivo, si rispose con films in cui la canottiera era una possibile alternativa alla t-shirt di Marlon Brando. Con il film italiano ‘ Poveri ma belli’, i fusti,    in questo caso,   divennero Maurizio Arena, chiamato anche il principe fusto, perché ebbe una relazione con una nobildonna e Renato  Salvatori  che diventò più tardi un uomo politico.

 

I due fusti alla fine sposeranno le rispettive sorelle, Alessandra Panaro    e Lorella De Luca, anche se durante la serie, cominceranno a innescare tentativi di seduzione, di concupiscenza  nei   confronti di Marisa Allasio che però, alla fine della serie, non sarà preda di nessuno dei due.

In un frammento proiettato di questo film, (poveri ma belli) si nota, come è stato detto prima, che il genere maglietta dei films americani, qui diventa una semplice canottiera che i due fusti indossano e che   però,  nell’Italia   puritana di quell’epoca, fece abbastanza scalpore, al punto da far diventare Renato Salvatori e Maurizio Arena  dei sex symbol.

 

Poveri ma belli,   è   un film del 56, ne furono realizzati   ben tre della serie.. ‘Poveri ma belli ‘ ,  ‘Belle ma povere  e ‘Poveri milionari’. Sono stati tutti diretti da Dino Risi e sono  dei films che rappresentano un punto di svolta, non solo nella storia dell’erotismo ma anche nella storia del cinema italiano, perché,   fino a  poco  tempo prima,  in Italia,   si facevano films realistici, films contemporanei, dove si vedeva un’Italia  povera che usciva  dai   bombardamenti della guerra civile, dalle miserie della seconda guerra mondiale. I films di allora, erano ‘ Ladri di biciclette’ e  ‘Sciuscià’,   in cui veniva rappresentata solo la miseria, qui, invece, sulla miseria si rideva, perché, per la prima volta, si intravedeva una generazione che non aveva più le pezze nel sedere ed aveva tempo e voglia anche di divertirsi.

Il   boom   economico   arriverà   poco  dopo, diciamo   che quei films un po’ lo   anticipano   e   anticipano  anche  la liberalizzazione dei costumi che è stata poi la caratteristica dallo stesso boom economico. Pasolini  se   ne  era accorto prima di tutti, era cambiata infatti la sensibilità sul tema. Se guardate’ – ci dice Stive -   ‘ una rivista degli  anni  50 e una della fine degli anni 60, vedrete che si osano e si dicono e si scrivono e si fotografano cose che, dieci anni prima, avrebbero causato il sequestro della rivista e la sua messa al rogo.

 

E’ un punto di passaggio importante e anche i nostri fusti, in maniera molto semplice e ironica, intraprendendo il ruolo di sex-symbols, furono una piccola risposta italiana, non   solo ai   sex-symbols molto   più tormentati   americani  ma anche alle ideologie del momento. Il costume subisce una considerevole evoluzione e succedono tante cose nuove. La censura via via si liberalizza e si cominciano a vedere i primi nudi integrali al cinema.

Ci sono dei libri che consiglierei di leggere,’ - ci dice Steve – ‘sui tutti i tagli di censura che ci sono stati nei films degli anni 50 e 60. I tagli furono tantissimi e   riguardarono un po’ tutti i films dell’epoca,  anche    quelli  dello stesso Toto’, Alberto Sordi, tutti ebbero delle scene tagliate. Il più clamoroso taglio di censura si ebbe in   un  film di Totò dal titolo ‘Totò e Carolina’- in cui Totò si era preso cura di una ragazza che, in realtà, era una prostituta ma che nel  racconto del film non si doveva sapere, proprio nel gioco del si dice e non si dice. C’è una scena in cui questa   ragazza   ad un certo punto è salvata da un gruppo di comunisti che vanno a festeggiare il primo maggio.

 

Il taglio di censura di questa scena è molto divertente, perché c‘è un camion che porta questi comunisti a una   gita fuori porta e per la censura, non canteranno più ‘bandiera rossa’ come era all’origine ma ‘quel mazzolin di fiori ‘.   In effetti, è abbastanza inquietante vedere degli omaccioni che cantano ‘quel mazzolin di fiori’ (si ride in sala),   mentre sfilano    con le bandiere    che, per fortuna, essendo il film   in bianco e nero, non si capì   fino in   fondo  il colore e l’atmosfera comunista.

La liberazione sessuale, come detto, si manifestò a cavallo degli anni 60 e 70.   Uscirono   fumetti sempre più audaci, uscì Playmen, uscirono riviste che lavoravano e   puntavano   molto   sul nudo e   anche   nel cinema     molte    cose cambiarono.

 

Ci fu un regista che nel suo esordio più importante, già assistente di   Pasolini negli   anni 60,   si tratta di Bernardo Bertolucci, ci propose la sua liberazione sessuale, una liberazione sessuale che stava esattamente a metà tra quella americana e quella italiana.

C’era il tormento, il lavorio sotterraneo, psicanalitico dei  films   americani e la forza   della seduzione,   del tormento sessuale dei films italiani. Il film ‘Ultimo tango a Parigi’ che tutti conoscono, è stato l’unico film italiano mandato al rogo. Ci fu una lunga querelle che poi mosse anche la politica, il partito radicale  fece una grande campagna a favore di quel film e la sua scena più forte che vede protagonista ancora Brando, un Brando  più   vecchio ma sempre molto sexy e  Maria Schneider, è una delle scene più famose nella storia del cinema (la scena del burro).

 

In questa scena, sesso  e    psicanalisi   vanno di pari passo:    la casa abbandonata,   il rapporto tra lui  e  lei  che  si conoscono a mala pena che si scambiano dialoghi assurdi, come quello sulla famiglia, c’è   una specie di  violenza che non è proprio una violenza, ci sono vari elementi  che rientrano senza dubbio nel quadro  della     psicanalisi.   In quel periodo Bertolucci leggeva quello che scriveva Jacques  Lacan,    che   era uno dei  più    famosi   filosofi e psicanalisti dell’epoca e la psicanalisi, all’epoca, era considerata una  disciplina   che dava liberazione   sessuale e sociale,   diceva Lacan. Questa componente è molto forte in questo film che può essere letto   quasi   come un  trattato di psicoanalisi, dove il sesso è il protagonista.

 

Bertolucci con questo film, raggiunge un successo internazionale, planetario nel 900. Fu il primo dei suoi grandi films; ne  arriveranno  altri, quali  ‘the Dreamers’,  ‘L’ultimo imperatore’,   ‘Novecento’,   ‘Piccolo Buddha’,   ‘Io ballo da sola’ mentre prima, aveva fatto solo dei piccoli films come ‘ Prima della rivoluzione, ‘Partner’,    ‘la strategia del ragno’,  ‘il conformista’ che non ebbero una grossa produzione, anche se furono recitati da attori molto famosi. Questo è il film che gli darà la fama, la notorietà in tutto il mondo.

Occorre ricordare, inoltre, che negli anni 40 fino ai 70, ogni volta che c’era un film che aveva un grande  successo, in Italia c’era un comico che ne faceva la parodia.

Totò ha fatto ‘Fifa e arena’ (sangue e arena), Tototarzan e così anche altri come Macario,  Nino  Taranto,  il Quartetto Cetra che a ‘Studio1’ fece la parodia dei grandi classici della letteratura.

L’idea italiana era quella di parodiare tutto quello che aveva successo e anche la  liberazione   sessuale poteva essere riletta in questa chiave. Da   una   parte   si parlava   di libertà sessuale,   di sesso ad alti   livelli  che diventò oggetto di dibattito intellettuale con Lacan, Bataille e altri grandi della psicanalisi, della filosofia e dall’altra il sottoproletariato, rispecchiava  della liberazione sessuale un'altra immagine che   venne mirabilmente   messa in luce   nel film  parodia  dello stesso film di Bertolucci,  con un altro film dal titolo   ‘ Ultimo tango a Zagarolo’,   che ‘–  ci dice Steve -    ‘mi ha confessato Bertolucci   che lo teme molto,  perché  forse, visto oggi, è più interessante e più sensato.

 

 Il film, per la protesta del Comune di Zagarolo, fu ribattezzato ‘Ultimo tango a Zagarol anche se ‘– ci dice Steve – ‘non so se sia bastato a non far pensare che l’ambientazione non fosse quella.  Franco Franchi che impersona Brando, mostra come per il  sottoproletariato   dell’epoca, l’importante   era mangiare,   mettere qualcosa   in pancia e quindi, l’occasione  di   aver  un   panetto   di butto e un pezzo di pane,   era l’espressione della contro-versione   che Franchi proponeva alla famosa scena del burro di Bertolucci.

 

Ci sono  tante   curiosità   in questo   film che   Steve   consiglia   di vedere,   per es. c’è Franca Valeri che impersona Lina Wertmuller, allora famosa per films con titoli chilometrici .. Mimì metallurgico….passione di una notte d’agosto.. e che fa   un’inchiesta    che si chiama…. gli italiani al cesso..   entrando dentro     i    gabinetti   mentre    ci  sono degli italiani e cercando di filmarli e intervistarli. Ovviamente, quello   che incontra   sempre  in questa inchiesta è il povero Franco Franchi che, nel frattempo, vorrebbe affittare la casa che si vede nel film ma, ogni volta   che vi entra, viene brutalizzato da una sconosciuta che vorrebbe tanto  fare  del  sesso   con   lui   ma, per   fortuna,   lui si  porta  dietro la pagnotta e sa cosa fare del burro che circola in quella casa. Quanto  al ripostiglio segreto  che i due films   hanno in comune, non si saprà mai né in questo caso, né nell’altro, cosa succede lì dentro, un po’ come una   scatola   cinese e nonostante che i due films ruotino proprio intorno a questo.  

 

Un’altra curiosità da segnalare è che l ’Ultimo tango a Zagarol’ fu diretto da   Nando Cicero    che era   l’assistente di Francesco Rosi nel film ‘Le mani sulla città’, quindi un regista che aveva una formazione diversa ma che poi, si mise a fare  films di genere opposto e  con i seguenti titoli, oltre a quello già citato:  Viva la foca ’..’ La soldatessa alle grandi manovre’ .. ‘La liceale il diavolo e l’acqua santa’ etc., tutti films di successo che espressero una versione parodiata del tema della liberazione sessuale.

La Maria Schneider, nel film di Cicero, si chiamava Martine Beswick ed era  un’attrice   giamaicana   che  abitualmente faceva films dell’orrore in Inghilterra.

 

Aveva già fatto un ‘Doctor Jekyll & Sister Hyde‘, dove lei era Sister Hyde e quando beveva una pozione, diventava una donna   cattivissima. In fin  dei  conti, in   questo   periodo    esaminato, mentre   si parlava di sesso in  una  maniera controversa, filosofica, sociale, psicanalitica, c’era chi si faceva delle sane risate. Gli anni 70 sono stati,   quindi,   anni chiave dal punto di vista della presenza del sesso nel cinema. Tutti i grandi autori, negli anni 70, hanno fatto dei films scandalo per quanto riguarda il sesso.

 

Pasolini ha fatto ‘Trilogia della vita’, ‘Il Decameron’, ‘I racconti di Canterbury’, ‘I fiori delle mille   e   una  notte ‘ che diedero, anche qui, origine ad una serie di imitazioni parodiate, come    ‘Alle dame del castello piace molto fare quello ‘.. e poi ancora, bisogna ricordare di Pasolini   il   suo    ultimo film,     ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’    che fu considerato fortemente provocatorio, un film in cui.  il    sesso è esibito in maniera talmente forte e    violenta,  anche disturbante da risultare, ancora oggi, molto forte, molto d’impatto, davvero disturbante e mai e poi mai stimolante.

E’ l’abbruttimento del sesso che Pasolini mirabilmente, riesce a raccontare, lui che nella sua poetica  ci  mise una forte componente sessuale che caratterizzò  gran  parte  del  suo lavoro. In  quel film,  sembra   volere  negare  quello  che all’epoca sembrava un valore assoluto, perché maggiore liberazione sessuale, voleva dire maggiore libertà.

 

Lui con ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, ci disse   esattamente  il   contrario,   cioè   che   su   questo   tema  c’era conformismo non libertà. Negli anni 70, l’accelerazione della libertà sessuale, fece si che nacquero le sale a luci  rosse che adesso non esistono quasi più ma che, allora, trasformarono molti cinema. A   Torino   c’erano   ben   12 sale  che davano films hardcore e che furono un ulteriore tappa di quel processo di abbattimento della censura che,   negli anni 70, ebbe il suo culmine.

 

A conclusione della serata, Steve Della Casa, ci ha descritto e fatto vedere il   frammento  cinematografico  che ritiene sia la rappresentazione del massimo della seduzione maschile e femminile di quel periodo, si tratta di una scena di un film del 1961, ’ Agente 007- licenza di uccidere ‘, dove Bond-Sean Connery incontra Ursula Andress che esce dal mare, la scena è famosissima.

Sean Connery è bellissimo e ci piace ricordarlo cosi, sapendo che, ultimamente, non sta molto bene e certamente non lo vedremo più esibirsi, proprio lui che ha saputo magistralmente mostrarsi da sex-symbol a 20, 30 ,40, 50, 60 anche a 70 anni ma che adesso purtroppo non potrà più.

 

Lei Ursula, attrice svizzera, è stata una sexy-star degli anni 60 e 70, talmente provocante da potere imporre, in quella scena, alcuni accorgimenti, per es., durante la passeggiava sulla spiaggia con Connery,  si  fece   mettere una  piccola pedana per essere all’altezza di Sean, anzi apparire leggermente più alta di lui, perché, in realtà,  è  molto  più bassa, ma la scena doveva far si che il maschio e la femmina avessero lo  stesso  grado  di  seduzione, lo   stesso   grado  di provocazione verso pubblico.

Una scena fortemente studiata, una scena in cui Sean Connery, all’inizio della sequenza, ha una pistola in mano, una pistola decisamente fallica che poi mette da parte, mentre lei, prima, ha  in   mano   delle   conchiglie,  simbolo  della sessualità femminile e poi un coltello, altro simbolo fallico che esibisce.

 

Questa sequenza fu considerata all’epoca, il massimo che si potesse   raggiungere  da punto di vista della seduttività maschile e femminile e che in questo film coesistevano ma che, nei successivi films della serie, non si ripeteranno più, almeno sul piano femminile, perché nei films seguenti, le Bond-girls saranno solo delle presenze da cartolina.’

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Articolo pubblicato il 09/03/2017