Abbazia di Casanova (TO), a rischio il colonnato: salviamolo!

L'accorato appello di Don Adriano Gennari, da anni impegnato nella lotta alla povertà a favore di uno dei Monasteri di origine cistercense più importanti del Piemonte

Quello che vado a raccontarvi oggi, si riassume nel verso di una bellissima canzone di Luca Carboni, “Persone Silenziose”: “Di persone silenziose ce ne sono eccome, sono timide presenze nascoste tra la gente. Ma il silenzio fa rumore e gli occhi hanno un amplificatore.Quegli occhi ormai da sempre abituati ad ascoltare”

Duecentocinquanta volontari, duecentocinquanta persone qualsiasi, senza titoli particolari, persone silenziose che ogni giorno si muovono intorno alla povera gente, cucinano pasti, distribuiscono e assistono le persone indigenti.

Potete essere credenti o no, potete avere fede in Dio o essere atei, non importa, siete accolti con amore e grazia.

Per capire cosa succede a Casanova non c’è bisogno di essere cattolici. Quello che succede qua dentro è pura carità umana, è un angolo di mondo dove l’intelligenza spirituale dell’essere umano viene prima delle credenze religiose.

Tutto parte dall’ Abbazia di Casanova (frazione di Carmagnola - To), un complesso religioso diretto e fortemente voluto da Don Adriano Gennari,  sacerdote dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, che da oltre vent’anni gestisce le aree del Monastero con una costanza certosina e tanto, tanto impegno.

Mi viene incontro un omino piccolo e riccioluto con un sorriso disarmante e capisco che sono di fronte ad un uomo, prima che ad un prete.

Cominciamo a chiacchiere e mi rendo subito conto che è un uomo risoluto e deciso, che ha ben chiare sia le necessità che le difficoltà del suo straordinario progetto: aiutare il prossimo. Mi prende sottobraccio e cominciamo a chiacchierare:

“Il colonnato del Monastero abbaziale di Casanova è in pericolo: il cancro alla pietra che lo ha colpito rischia di cancellarlo per sempre. Occorrono circa 40.000 euro per poterlo restaurare e mettere in sicurezza”.

Questo l’accorato appello di Don Adriano, avendolo acquistato all’asta nel 1999 per porvi la sede della Casa di Spiritualità del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, che conta anche due Centri D’Ascolto: uno a Casanova e uno a Torino, in corso Regina Margherita 190, che assistono settimanalmente decine di persone.

Nella nostra visita guidata ci accompagna anche Fausto, noto architetto torinese che insieme al fratello Don Adriano, si adopera nella ristrutturazione dell’Abbazia e insieme hanno fondato l’associazione Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione (www.cenacoloeucaristico.it), a scopo caritatevole fondata sulla preghiera e sull’aiuto costante a indigenti ed emarginati che richiama a Casanova, ogni martedì sera e ogni due domeniche pomeriggio del mese, centinaia di fedeli da ogni dove.

Associazione che conta appunto 250 volontari attivi oltre che a Casanova, anche giornalmente in qualità di cuochi, assistenti e personale di servizio dal lunedì alla domenica nella ‘Mensa dei Poveri’, fortemente voluta da don Adriano Gennari e aperta nel 2008 presso i locali della ‘Piccola Casa della Divina Provvidenza’ in via Belfiore 12 a Torino: l’unica mensa preserale torinese a sfornare un pasto caldo per circa 150 persone ogni giorno, aperta dal lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 19.00 e la domenica e nei giorni festivi a pranzo dalle 8.30 alle 12.00, in cui vengono distribuiti circa 700 sacchetti-pasto.

Mi viene quindi spontaneo chiedere:

Don Adriano, per diventare volontario?

“Innanzitutto io voglio conoscerli e chiedo la motivazione per cui vogliono diventare volontari. Trovo sempre delle belle motivazioni: dedicare parte del proprio tempo e delle proprie energie a chi è nella sofferenza , nel travaglio quotidiano. Molte persone di  cui mi occupo hanno problemi a livello psichico, questa malattia che dilaga sempre di più, soprattutto fra i giovani. E’ importante aiutare, accompagnare, dare speranza e fiducia. Molte persone sono guarite”.

Camminando per i corridoi resto stupito dalle opere di ristrutturazione e dall’uso dei locali, adibiti a cucine, saloni, cappelle per la preghiera e addirittura un piano di camere dedicate al pernottamento dei pellegrini.

Padre, mi racconti qualcosa sulla storia dell’abbazia.

“L'abbazia di Casanova di Carmagnola, è un piccolo complesso abbaziale nelle campagne di Carmagnola, in frazione omonima, a sud di Torino, realizzato nella fattura attuale tra il 1743 e il 1753 su progetto di Giovanni Tommaso Prunotto, allievo di Filippo Juvarra, a seguito delle devastazioni causate da un incendio che distrusse il vecchio complesso, che venne successivamente demolito. L'antica e originaria, oggi pressoché inesistente, costruzione religiosa risaliva al XII secolo, opera voluta dall'ordine monacale cistercense, grazie al quale si sviluppò largamente fino al XVI secolo, quando poi fu ceduto agli abati delle corti sabaude. Nel secolo successivo subì poi vari saccheggi, tanto da indurre papa Pio VI a declassarlo a monastero. La facciata attuale della chiesa principale possiede ancora delle tracce architettoniche del 1666, tuttavia fu rifatta completamente qualche decennio dopo, ovvero agli inizi del XVIII secolo, in stile tardo barocco piemontese, con mattoni a vista. Il campanile attuale è del 1825, che sostituisce il precedente e, a sua volta, la torre-lanterna originaria. Dal XVIII secolo, l'abbazia fu utilizzata come residenza sabauda, sotto il patronato di Vittorio Amedeo III di Savoia, quindi di Vittorio Emanuele I”.

Penso a quanti giovani sono disoccupati e quanti potrebbero essere utili. Ricordo i tempi dell’oratorio in cui tutti i ragazzi vivevano raccolti nei cortili delle parrocchie e si prodigavano in piccoli lavoretti e realizzo che non è più cosi comune questo tipo di aggregazione.

Padre, lei ha a che fare anche con i giovani. Perché, secondo lei, le nuove generazioni sono così difficili?

“Mancanza di valori. La famiglia che si sfalda, la società. Come posso dire, manca qualcosa che ci sostenga e che  dia un senso alla vita. Noto, parlando con i giovani, che sono andati in crisi perchè non si riconoscono in quello che stanno vivendo. E allora bisogna aiutarli a ritornare in se stessi, a ripartire con nuova fiducia. Ma ci vogliono delle persone accanto che ci credano e che siano disponibili”.

Quali difficoltà trova nel lavorare con i giovani? Una volta l’oratosio era il punto di eccellenza per l’incontro tra i giovani. La vita era scandita da famiglia, scuola, oratorio. Ora i tempi sono cambiati e viviamo in una società “multimediale”: perchè secondo lei non si riesce più ad avere un punto di riferimento quale era l’oratorio? Perchè è cosi difficile ritrovare un punto di aggregazione per i giovani?

“Per me non è difficile. Il mio ministero sacerdotale mi ha suggerito di dedicare del tempo all’ascolto. E’ importante dedicare più tempo all’ascolto, all’accoglienza e anche all’accompagnamento”.

 

Don Adriano, Lei è una persona meravigliosa, che merita tutto l’aiuto possibile. Invito quindi, i lettori di Civico20 News , e non solo, a sostenere le sue iniziative, nei limiti del possibile e della coscienza di ognuno.

“Grazie a voi per essere venuti qui  e per aver apprezzato questo luogo così bello”.

Come ho potuto realmente constatare, nel pomeriggio il Monastero si è riempito di gente, che oltre ad aver partecipato alla Messa, si è attivata in piccole donazioni e ho capito che ogni donazione è una goccia, ma che, tutte insieme, fanno il mare.

Vi invito quindi a visitare questo luogo straordinario ed a portare la vostra goccia.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 03/04/2017