Primavera da sbirri

Poliziotti corrotti, armaioli infallibili e sceriffi di frontiera... 3 film diversi per 3 tipi di vita col distintivo

Quello del poliziotto al cinema non è mai stato un lavoro facile.

Che si tratti di noir polizieschi drammatici e umani come il grande "L'anno del dragone" di Michael Cimino o il mitico "Heat - La sfida" di Michael Mann oppure di action caciaroni e divertenti come le sterminate saghe di "Die Hard" e "Arma letale", lo sbirro da cinema deve sempre sudare sette camicie per arrivare ai titoli di coda sano e salvo.

Se aggiungiamo il fatto poi che i loro nemici non si annidano solo nell'ecosistema criminale, ma spesso e volentieri tra i ranghi stessi dei loro colleghi o via via sempre più su nella catena di comando dei loro superiori, questo lo rende sicuramente un mestiere per uomini solitari dalla pelle dura e il cuore antiproiettile.



Il pubblico di tutto il globo poi adora gli sbirri al cinema, sia che siano onesti e integerrimi come il buon Kevin Costner ne "Gli Intoccabili" o il baffuto e incorruttibile Al Pacino in "Serpico", sia che invece siano corrotti e immorali fino al midollo come Harvey Keitel nel magnifico "Il cattivo tenente" di Abel Ferrara o ancora i famosi poliziotti senza scrupoli della serie televisiva "The Shield", capitanati da un tremendo Michael Chiklis che fin dal primo episodio viene definito come "Al Capone col distintivo".

Non che in Italia ci siamo fatti mancare la nostra dose in celluloide di sbirri con le palle, fin dai vecchi tempi dei nostri famosi "poliziotteschi" come "La belva col mitra", film del '77 di Sergio Grieco dove l'incorruttibile Commissario interpretato da Richard Harrison braccava senza sosta lo spietato criminale evaso dalla faccia e i modi brutali di Helmut Berger.



Nè ci siamo fatti mancare poi anche la nostra quota di poliziotti corrotti e marci perennemente impegnati a pararsi il sedere dopo le loro malefatte, come lo straordinario Gian Maria Volonté in "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", indimenticabile cult anni 70 di Elio Petri, aspra critica piena di umorismo nero sulla corruzione ai massimi livelli delle nostre forze del'ordine.

Venendo a tempi più recenti poi, possiamo citare "Poliziotti" del 1995 di Giulio Base, ottimo esempio di film di genere (basato su un vero fatto di cronaca) dove la coppia di sbirri composta da Claudio Amendola e Kim Rossi Stuart si "perdono" un criminale sotto la loro sorveglianza (un cattivissimo Michele placido) per poi dovergli dare la caccia per tutta Torino.



Ancora meglio e ancora più recente poi "ACAB - All Cops Are Bastards" di Stefano Sollima, già regista della serie tv di successo "Romanzo criminale", dove seguiamo da vicino le vicende umane (e disumane) di tre agenti della Polizia Antisommossa romana, tra violenze da stadio e abusi quotidiani, politici corrotti e giovani neofascisti, in uno spaccato a dir poco pessimista ma tristemente realista della realtà italiana del nuovo millennio.

Per una "primavera da sbirri" vi consigliamo oggi 3 titoli di recente uscita al cinema, tutte varianti di vicende da "uomini di legge" portate al cinema per alcuni dei più interessanti polizieschi degli ultimi tempi.


COLT 45 (2014 - Fabrice du Welz)
Giovane regista di origine belga con all'attivo soltanto una manciata di film, tra i quali spiccano "Calvaire", inquietante horror psico-patologico di ambientazione bucolica; e anche il più recente "Message from the King", originale film di vendetta di un immigrato sudafricano a Los Angeles in cerca della sorella scomparsa, ottimo esempio e connubio di thriller d'azione attento anche alle sfumature psicologiche dei personaggi.

Stile con cui Welz si distacca dall'prolifico mondo dei polar (termine francese che fonde i generi "poliziesco" e "noir") il cui massimo esponente ad oggi è senz'altro Olivier Marchal, regista di ottimi film come "36 Quai des Orfèvres" o "L'ultima missione", rari esempi di cinema finalmente in grado di mettere d'accordo sia la critica che il pubblico.

Per questo suo "Colt 45" abbiamo come protagonista il giovane Ymanol Perset, qui nel ruolo di un giovanissimo esperto di armi, istruttore per la Polizia di Stato francese.

Il ragazzo è ammirato e odiato al tempo stesso dai suoi colleghi, per la sua bravura con le armi e per la sua riservatezza e riluttanza ad arruolarsi nei corpi speciali, preferendo i percorsi di addestramento e il suo piccolo laboratorio dove sta lavorando a un "progetto speciale", un nuovo tipo devastante di munizioni calibro 45.

Avvicinato da un misterioso individuo (interpretato dall'inquietante rapper Joey Starr) che si propone di acquistare con soldi sonanti la sua preziosa e letale creazione, il ragazzo inizialmente soggiogato dal fascino e l'amicizia della nuova conoscenza ma è poi reticente a vendere i suoi proiettili.

Lo spietato "poliziotto criminale" non esiterà quindi a ricorrere al ricatto e alla coercizione pur di ottenere quello che vuole, in una escalation di violenza e vendette che finirà con il creare uno scontro tra fazioni interne alla polizia e rovinare irrimediabilmente l'esistenza del giovane ragazzo.

Un film fatto di personaggi ambigui, eroi crudeli delle forze dell'ordine pronti a scendere a patti coi criminali o comportarsi anche peggio di loro alla bisogna, inquadrato dalla regia fredda ma non priva di fascino del regista e puntellata di dialoghi brevi ed essenziali per un mondo fatto di uomini di tanta azione e poche parole.


CODICE 999 (2016 - John Hillcoat)
Già regista dell'emozionante "The road" del 2009, film post-apocalisse on the road con l'ottimo rapporto padre figlio (ripreso poi palesemente dal videogame di successo "The last of us"); il regista australiano John Hillcoat è tornato al cinema l'anno scorso con questo ottimo poliziesco metropolitano messo in scena con un ottimo mestiere e una storia di intensa adrenalina come fondamenta.

Un gruppo di poliziotti e criminali sono costretti a una serie di rapine da una gang di spietati malviventi russi, capitanati dalla moglie del boss in persona (una glaciale Kate Winslet) la cui sorella ha un figlio con il capo dei rapinatori, interpretato dal sempre bravo e carismatico Chiwetel Ejiofor.

Ma quando i russi vengono meno ai patti uccidendo un membro della banda e costringendoli a un ultimo colpo ad alto rischio, le cose cominciano ad andare davvero male.

Per quella che sembra una rapina impossibile il gruppo decide allora di depistare la polizia ricorrendo a un "Codice 999", ovvero un poliziotto ucciso per il quale tutti i colleghi molleranno la sorveglianza per concentrarsi sulla cattura dell'assassino.

Ottimo il cast che compone la banda criminale, dal già citato Ejiofor al suo collega sbirro marcio e corrotto interpretato dal sempre bravo caratterista Clifton Collins Jr., nonchè poi i due fratelli criminali che daranno il via allo sfascio della banda interpretati da Norman Reedus e Aaron Paul.

Banda a cui poi da la caccia l'integerrimo Sergente interpretato da Woody Harrelson, asociale e in lotta con il mondo ma anche spietato e sanguinario all'occorrenza; il cui fratello è poi inconsapevolmente il bersaglio della banda per il "Codice 999" di cui sopra.

Una storia costruita su dei caratteri forti che fanno scelte senza scrupoli, disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono in un famelico "tutti contro tutti" dove la giustizia e il mestiere del poliziotto è l'ultima cosa al mondo che conta.


IL DUELLO - BY WAY OF HELENA (2016 - Kieran Darcy-Smith)
Opera seconda per il regista Kieran Darcy-Smith, già autore dell'interessante dramma/thriller "Wish You Were Here", film purtroppo ancora inedito in Italia.

Ambientato una ventina d'anni più tardi rispetto all'annessione del Texas agli Stati Uniti D'America dopo una breve e feroce guerra contro il Messico, di cui vediamo l'incipit in un "duello d'onore" all'arma bianca tra due soldati di fazioni opposte.

Il figlio della vittima e perdente del duello è ormai diventato uomo, interpretato da Liam Hemsworth, un rude e impassibile Texas Ranger che viene inviato in missione segreta nei pressi di una cittadina di frontiera, da troppo tempo luogo di misteriosi omicidi e sparizioni.

Padrone indiscusso della città è "il predicatore" interpretato (ancora lui dopo il film precedente) da Woody Harrelson, qui lucidamente folle e inquietante come non lo era dai tempi in cui faceva coppia con Juliette Lewis nell'indimenticato "Natural Born Killers" di Oliver Stone.

A seguito del ranger si unisce poi la giovane moglie interpretata dalla bella e brava Alice Braga, su cui il buon Harrelson mette subito gli occhi tentando con l'inganno e la furbizia di separarla dal marito nominandolo "sceriffo" della città.

Il super sbirro "Texas Ranger" finisce così per cadere nella trappola tesagli dal suo nemico, ritrovandosi solo contro tutti in una città di pazzi indemoniati dove lo sport preferito è quello della caccia all'uomo disarmato, la cui unica speranza è raggiungere il Messico prima di venire stanato dagli spietati cacciatori.

Un poliziotto vecchia maniera quindi per un ottimo western di atmosfera, con abbondanza di alcool e prostitute e proiettili sibilanti secondo i più classici canoni del genere, interpretato da uno stuolo di ottimi attori e diretto con la saggia quantità di azione e introspezione da parte del regista.


I PIU' SENTITI AUGURI DI BUONA PASQUA DA PARTE DEL SOTTOSCRITTO E L'INTERA REDAZIONE DI CIVICO20NEWS, SPERANDO COME AL SOLITO DI AVERVI FORNITO DEI BUONI SPUNTI E CONSIGLI SU FILM CHE A VOLTE PASSANO UN PO' INOSSERVATI MA SONO SENZ'ALTRO MERITEVOLI DI CONSIDERAZIONE, TUTTI FILM SUI POLIZIOTTI CHE, PIACCIA O NO, E' COMUNQUE IL "SECONDO" MESTIERE PIU' ANTICO DEL MONDO DALLE MOLTEPLICI VARIANTI NEL CORSO DEI SECOLI E DELLE DIVERSE CULTURE E CONFORMAZIONI GEOPOLICHE DEL MONDO. BUONA VISIONE!!

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Articolo pubblicato il 16/04/2017