Ricordando una moto Benelli mentre l'Alitalia è sempre più a "terra"

La compagnia di bandiera sembra proprio non sollevarsi più. Penultima svendita del nostro passato. Quando ascoltare la tv fa male al cervello…

Ci vuole sempre più cervello per affrontare un Tg. Vi sono argomenti che si appiccicano ai pensieri e non basta scrollare il capo per mandarli via, sebbene scuoterlo sia il primo gesto che si innesca alla notizia.

Capita a chi è ancora legato ai ricordi di un'Italia miracolo economico, ai rumori e agli odori delle fabbriche che si sentivano in città, a tanti ricordi di tempi non troppo lontani, quando pioveva e si diceva "piove, governo ladro" e adesso che piove meno, chissà perché, non si dice quasi più.

Ricordi di gioventù, di quando comperai una Benelli 125 con i proventi dei tanti lavoretti. Era una motocicletta magnifica, un sogno da cui non avrei voluto risvegliarmi mai.

Con quella moto ogni tanto andavo a Caselle, mi piaceva molto seguire con lo sguardo il volo degli aeroplani. Sostavo appena fuori i bordi della pista vedendo decollare i DC9 e fantasticando un giorno di pilotarne uno.

Correva l'anno 1970, davanti all'imbarco, grigi e brillanti, sostavano allineati i jet dell' Alitalia, compagnia di bandiera nata nel '47 dalle ceneri della guerra, riciclando trimotori bellici e vent'anni dopo, era la prima in Europa ad avere una flotta di soli aerei a reazione, apprezzata per stile, servizo a bordo, affidabilità. Tempo in cui mio padre aveva una Lancia Appia, una vera sciccheria del made in Italy. Ero fiero di essere italiano, come avrei potuto non esserlo?

Questa premessa ''amarcord'' è legata a una riflessione che mi attanaglia spesso: come siamo riusciti a ridurci come siamo adesso? A volare sempre più in basso? Lo spunto nasce dalle tristi vicende di quella compagnia di bandiera che era un fiore all'occhiello, ora planata al terminal, sospesa tra la svendita e il fallimento. È già pronta l'ennesima asta per il miglior offerente.

Inutile aggiungere parole già scritte sull'Alitalia e sul suo travagliato declino, sui 7,5 miliardi bruciati in 9 anni, per ritrovarsi oggi con 3 settimane di liquidità. Inutile razzolare sulle responsabilità che sono sempre di chi intasca il premio e se ne va impunito. "Chi sbaglia paga" è un altro detto che, in questo Paese "campo dei miracoli", è degno della sua proverbiale fantasia.


Poi, sfogliando su una rivista la prova dell'ultimo modello di una moto Benelli, la mente ha fatto un balzo all'indietro riportandomi a quel tempo mai dimenticato. Scorrendo l'articolo il subconscio ha abbinato le sorti dei due marchi mentre leggeva che:

"…  uno dei segmenti di mercato più importanti per le case è quello delle on – off, comode moto tutto fare con cui affrontare  qualsiasi tipo di viaggio e anche il fuoristrada leggero. Tante le proposte, l’ultima in ordine di tempo è la Benelli TRK 502, una on-off di 500 cc semplice, solida e affidabile, che sarà venduta ad un prezzo di 5.990 euro…".

Fin qui tutto bene, ma poi: "Da un punto di vista tecnico, il costruttore italo-cinese (la proprietà del marchio è del colosso Quianjiang, con sede a Wenling, che dà lavoro a 14.000 persone con una produzione annuale di oltre 1.200.000 veicoli…) è andato su un bicilindrico da ...".

Ed è a questo punto che il fatto si è compiuto. Si è riacceso il ricordo della Benelli 125 di cui conoscevo il fruscio, ne contavo i battiti e a cui non facevo il pieno, ma le davo da mangiare, con la quale portavo a spasso giocose e felici complici con i capelli al vento.

Souvenir indimenticato; motocicletta 10 Hp, tutta cromata, che era il prodotto di un'azienda nata nel 1911, sopravvissuta a due guerre mondiali e che, nella sua gloriosa storia aveva realizzato modelli da competizione che oggi sono leggenda.

Breve abbinamento tra aerei e altri motori accomunati da un'unica sorte che, come una valanga di inarrestabile incapacità, sta precipitando il nostro paese in un baratro di rassegnazione.

I volti dei nostri governanti continuano a balbettare le solite sinfonie: "è colpa di Tizio, Caio e Sempronio, ma dall'anno prossimo il Pil tornerà a salire". Nel frattempo i jet se li compreranno gli emiri e la Benelli dopo non aver retto le sfide giapponesi ed essersi svenduta a un incapace argentino, ultimamente è dei cinesi dal 2006.

Forse non c'entra molto tutto questo. Forse l'Italia non è diventato un "Monopoli" dove non va più in prigione chi passa avanti e indietro dal "via", forse non è un mercato impunito per riciclaggio di denaro sporco o un discount per imprenditori & affaristi stranieri che vengono da noi a fare la spesa. Forse non è vero che si stanno comprando anche le pregiate vigne delle Langhe e...

Forse è sempre ''nostro'' e ancora un bellissimo Stivale rispettato, abitato da un popolo cosciente, compatto ed orgoglioso, molto ben gestito da bravi imprenditori spalleggiati da una sana democrazia che ben amministra beni e balzelli, forse non è diventato un produttore di incertezza & precarietà, e le fatiche dei nostri padri sono ancora in buone mani; non c'è motivo di nausearsi ad ogni Tg.

Forse sono io che sto vivendo male il passar del tempo, ma mentre sto ripensando ai padri e a quella bella Lancia Appia del babbo, l'Y, ultima e sola rappresentante del glorioso marchio italiano, sta ''rantolando'' in una pubblicità che passa in tv. Dopo di lei il nulla con lo scudo blu, ora ''FCA'', ma subito si susseguono: una berlina tedesca, un fuoristrada coreano.

Pensieri vaganti, parole senza senso, innaturali abbinamenti tra una moto 125, 20.000 prossimi cassaintegrati e gli aeroplani con la bandiera italiana che non ci rappresentano più. Chiedo perdono a chi ha letto fin qui, sono un po' stressato. Chissà come andrà la borsa domani?

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/04/2017