CULT PER L'ESTATE - "I cancelli del cielo"

Un western maledetto diretto dal grande Michael Cimino, epopea di una America violenta e senza eroi dominata dal Dio denaro

Esistono film più grandi della storia stessa che si propongono di raccontare. Film che segnano una svolta, un punto di non ritorno tra il quale ciò che era prima e quel che verrà dopo non sarà mai più la stessa cosa.

Una svolta in negativo, ci tocca dire, per quel che il film di cui andiamo a parlare oggi doveva essere e cosa invece rappresentò ai suoi tempi per tutti i registi dell'epoca e quelli a venire nel futuro.


"I cancelli del cielo" è un epopea di Michael Cimino sul mito della "fine" della vita di frontiera e la nascita del West vero e proprio, con tutto il suo fascino e le sue contraddizioni di un mondo violento dove il dollaro e la legge del più forte regnano sovrane incontrastate.

Un film magnifico, enorme, "Americano" nella sua accezione più pura e più libera mai concepita; probabilmente uno dei migliori Western e film in generale della storia del cinema in assoluto.


Ma anche un flop immenso, un disastro commerciale che fece quasi fallire la "United Artist", storico ramo della "Metro-Goldwyn-Mayer", casa di produzione sempre sull'onda sin dai tempi di Charlie Chaplin fino alla cosidetta "New Hollywood" e l'alba di registi storici come William Friedkin, Robert Altman, John Milius, Francis Ford Coppola o Martin Scorsese... soltanto per citarne alcuni.

La United Artist aveva puntato fortissimo su questo film, che nelle intenzioni doveva essere il nuovo "Ombre rosse" ed entrare nell'immaginario collettivo alla pari di "Via col vento"; oltre che ovviamente vedersela direttamente con i meravigliosi "spaghetti western" che all'epoca spopolavano nei cinema di tutto il mondo.


Un film ritirato dai cinema dopo una caterva di recensioni negative, distrutto dai critici dell'epoca che venne poi "rimontato" in una versione più breve e semplice e senz'anima; tanto da subire l'affronto finale dei "Razzie Awards" del 1981 dove fu "premiato" per la "peggior regia" dell'edizione di quell'anno.

Un errore che la distribuzione americana tenterà di ripetere pochi anni più tardi con "C'era una volta in America", ridotto di oltre un'ora della sua lunghezza originale e "rimontato" stupidamente in ordine cronologico stravolgendo tutta la visione e la poesia malinconica sul rimorso e la nostalgia del film originale.


Un'operazione che portò, come per il film di Cimino, ovviamente e direttamente al flop nei cinema americani; salvo poi essere riproposto a furor di popolo nella sua versione originale distribuita in Europa e essere annoverato tutt'oggi tra i classici indimenticabili del cinema di tutti i tempi; oltre che poi (ahinoi) essere ricordato anche come l'ultimo film e testamento spirituale del nostro geniale Sergio Leone.

"I cancelli del cielo", con tutta la libertà (e i soldi) concessa a Cimino per girarlo e il disastro economico che ne seguì, sancì la fine della libertà d'autore che aveva invece segnato la rottura con la "Old Hollywood"; togliendo a gran parte dei registi il controllo creativo e il cosidetto "Final cut" sulla versione finale delle loro opere e segnando la nascita dell'epoca dei Blockbuster confezionati su misura per il popolino dei mangia pop-corn.


Un'epoca dalla quale per carità emersero altri ottimi registi come Steven Spielberg, Robert Zemeckis o George Lucas; i quali però con i loro "Indiana Jones", "Ritorno al futuro" o "Guerre stellari" portarono l'aspettativa del budget per l'effetto speciale così "oltre" da uccidere tutto il cinema di genere indipendente che li circondava, come i poliziotteschi, i film d'avventura o gli horror all'italiana che da quell'epoca in poi finirono letteralmente per scomparire.

Ma tolto l'effetto che ebbe sul mondo del cinema e il background storico in cui fu prodotto, di cosa parla questo "I cancelli del cielo"? Perchè oggi è stato rivalutato come uno dei massimi esponenti e capolavori indiscussi del genere Western?

Analizziamo più nel dettaglio questo cult "bello e dannato" della storia del cinema.


QUANDO L'AMERICAN DREAM NON E' GRANDE ABBASTANZA PER TUTTI
Ispirato a fatti storici realmente accaduti verso la fine del 18simo secolo, la vicenda narra degli scontri entro i confini di Johnson County tra i coloni immigrati da ogni dove dell'Europa perennemente in lotta contro la più ricca, protetta e socialmente nidificata Associazione degli Allevatori Americani.

Sullo sfondo di questo miasma civile si muovono i vari protagonisti, che vediamo all'inizio festeggiare giovani e innocenti nei cortili di Harvard per poi ritrovarsi vent'anni più tardi uomini di frontiera, uno contro l'altro, da un lato e dall'altro del conflitto sempre più imminente.


Un cast superlativo con William Hurt nel ruolo di uno degli scagnozzi dell'Associazione oltre agli amici e rivali in amore Kris Kristofferson e Christopher Walken, l'imprenditore ricco e silenzioso dell’Est contro il cowboy rude e spaccone del West; uniti e divisi dalle attenzioni per la bella prostituta Isabelle Huppert.

Un film sulla vita coloniale di confine e gli orizzonti ormai agli sgoccioli dei grandi spazi americani, dove ognuno è libero di diventare ricco e famoso se parla la lingua giusta ed ha le amicizie giuste.


Ma anche un affresco di vita pieno di gioia nelle danze spensierate degli immigrati europei, balli sui pattini a ritmi tribali che si svolgono appunto nella grande sala chiamata "Heaven's Gate" che da il nome al film.

Sala che però non è solo luogo di festa ma anche raduno politico per tutti i lavoratori della contea, babele di lingue e culture diverse che devono per forza unirsi al cospetto della minaccia sempre più grave dell'Associazione.


Associazione che ha infatti radunato una spietata banda di mercenari per catturare una lista di oltre un centinaio di coloni da mettere a morte per fare finalmente cessare le interferenze e i furti degli indesiderati e cocciuti immigrati.


CIMINO ALL'ENNESIMA POTENZA
Come detto la casa di produzione dette tutta la massima libertà al regista di dirigere questo film (salvo poi ammazzarlo coi tagli più tardi), reduce dall'immenso successo del suo "Il cacciatore", altra grande epopea Americana sulla guerra nel Vietnam, protagonisti i grandi Christopher Walken e Robert De Niro.

Cimino uscirà completamente massacrato dall'esperienza, denigrato da pubblico e critica e inviso come mai ai produttori, nonchè stroncato da alcuni personaggi di spicco dell'amministrazione Reaganiana come William French Smith, Procuratore Generale oltraggiato dal fatto che un film potesse mettere in cattiva luce la storia coloniale degli Stati Uniti d'America.


Dovrà infatti aspettare 5 anni per il riscatto e il ritorno al cinema con l'altrettanto meraviglioso "L'anno del Dragone", scritto a due mani con Oliver Stone e con protagonista assoluto e indiscusso un Mickey Rourke forse all'apice massimo della sua carriera.

Quanto a questo film, "I cancelli del cielo" è una meravigliosa amalgama di tecnica e bravura registica bella da vedere come un affresco di Michelangelo.

Costumi, scenografie e ambientazione naturali sono riprese come non mai coi tempi dilatati e di ampio respiro che una storia del genere abbisogna e merita per funzionare, ogni movimento di macchina e campo largo fisso contiene la grandezza di uno dei più bravi registi della sua generazione qui al suo meglio nell'impegno di "creare" qualcosa per il pubblico, anzichè "impiacentirselo" coi facili trucchetti piacioni da blockbuster.


Gli attori sembrano tutti nati per interpretare il ruolo assegnatogli, su tutti bisogna dire in specie Kristofferson e Walken, due "facce da far west" degne dei migliori film Leoniani che si dividono tra gelosia e amicizia lungo tutto il corso della storia, fino a che uno dei due si ritrova solo a compiere una scelta che va contro i suoi stessi interessi personali.

Un film decisamente "sfigato" nella sua distribuzione ma che fortunatamente nel corso dei decenni è stato rivalutato e (finalmente) riproposto in una versione "Director's Cut" dalla durata di 3 ore e mezza, lontana dalle 5 ore abbondanti pensate da Cimino ma anche ben più esaustiva della misera versione mutilata da 2 ore che all'epoca fu proposta e bocciata dai botteghini di tutto il mondo.



SPERO DI AVERVI INCURIOSITO PER LA VISIONE DI QUESTO FILM, UNO DEI PIU' COSTOSI, FLAGELLATI E TRAVAGLIATI DELLA STORIA DEL CINEMA; SPERO VI VENGA VOGLIA DI CAVALCARE PER LE PRATERIE (ALL'EPOCA) INTONSE DI UNA AMERICA ANCORA DA SCOPRIRE E CONQUISTARE, SEBBENE PER POCO TEMPO ANCORA. SPERO INFINE CHE PROGETTI "GRANDIOSI" MA OVVIAMENTE RISCHIOSI (ECONOMICAMENTE) COME QUESTO FILM DI CIMINO NON DEBBANO ANDARE A SPARIRE NEL CORSO DEGLI ANNI... DOPOTUTTO SE SI TROVANO CENTINAIA DI MILIONI DI DOLLARI PER PRODURRE UN "TRANSFORMERS" O L'ENNESIMO CAPITOLO DEGLI "AVENGERS", FORSE QUALCHE PRODUTTORE CORAGGIOSO PUO' INVESTIRE ANCHE NELLA PROSSIMA "EPOPEA" DELLA STORIA DEL CINEMA.

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Articolo pubblicato il 09/07/2017