“Spider-Man: Homecoming” – come svecchiare l’Uomo Ragno

Apparsa per la prima volta nell’ultimo film degli Avengers, la nuova versione del supereroe Marvel con il volto di Tom Holland è un ottimo rinnovo di un personaggio conosciuto

Anno: 2017

Titolo originale: Id.

Paese: USA

Durata: 133 minuti

Genere: Fantastico, Avventura

Regia: Jon Watts

Soggetto: Stan Lee, Steve Ditko (fumetto); Jonathan Goldstein, John Francis Daley (storia)

Sceneggiatura: Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Jon Watts, Christopher Ford, Chris McKenna, Erik Sommers

Cast: Tom Holland, Robert Downey Jr., Michael Keaton, Marisa Tomei, Jon Favreau, Zendaya, Laura Harrier, Jacob Batalon, Chris Evans

Quindici anni fa usciva al cinema il primo capitolo della trilogia di Sam Raimi su Spider-Man, con protagonista Tobey Maguire; un reboot sull’Uomo Ragno datato 2012 vedeva invece Andrew Garfield nei panni del supereroe. La terza e probabilmente definitiva versione arriva con Spider-Man: Homecoming, diretto da Jon Watts e prodotto dalla Marvel, con il giovane Tom Holland a interpretare Peter Parker, già in testa alle classifiche nei primi giorni di programmazione.

Comparso brevemente in Captain America: Civil War, in aiuto della fazione di Iron Man/Tony Stark, il nuovo Uomo Ragno è molto diverso da quello che abbiamo visto sinora, e così è il primo film che lo vede protagonista; primo, ne siamo certi, di una lunga serie.

Peter Parker è un adolescente alle prese con il liceo e la prima cotta. Entusiasta della sua breve collaborazione con gli Avengers, vorrebbe ancora fare parte del team ed entrare in azione, ma Tony Stark per ora non si fa sentire. Allora Peter indossa il costume da Spider-Man (nuovo di zecca e iper-tecnologico, creato da Stark) per fermare piccoli crimini quotidiani nel suo quartiere, e in una di queste occasioni si imbatte in Avvoltoio, villain mascherato dotato di armi aliene che tenterà di fermare, nonostante il parere contrario di Stark e le incombenze scolastiche.

È chiaro sin da subito che il supereroe che abbiamo di fronte non è nient’altro che un ragazzino quindicenne con la sua routine scolastica, la vita famigliare con la zia May (non ottantenne ma giovane, attraente e ironica, interpretata da Marisa Tomei) e i problemi di ogni adolescente, a cui vanno aggiunti i superpoteri che il ragazzo ancora non sa come utilizzare. Il film di Watts ci immerge in questa ambientazione da ciò che gli americani chiamano high-school movie, e non a caso Holland, faccino da bravo ragazzo che ispira simpatia immediata, ha citato come sua personale ispirazione per interpretare Peter il Marty McFly di Ritorno al futuro, illustre capostipite dei protagonisti adolescenti al cinema.

Anche il tono è molto diverso da quello delle precedenti saghe su Spider-Man, nettamente più leggero e divertente, (ancora) senza grandissime riflessioni filosofiche su responsabilità e poteri, e senza il personaggio chiave dello zio Ben, coscienza di Peter, che in questa nuova rilettura è più o meno sostituito da Tony Stark (il sempreverde Robert Downey Jr.), figura paterna decisamente atipica e scorretta, il cui rapporto con il giovane protagonista è un elemento fondamentale di questo reboot.

Sono assenti le spiegazioni dell’origine dei poteri di Peter Parker, già lungamente discusse nelle versioni precedenti e appena accennate nella Civil War, ma più che sufficienti dal momento che il personaggio, pur con una nuova veste, è già ampiamente conosciuto dal pubblico. Questo dato, insieme alle altre novità, concorre non poco allo svecchiamento generale della figura di Spider-Man, che non nuoce affatto.

Spider-Man: Homecoming è il primo film sull’Uomo Ragno che fa parte del Marvel Cinematic Universe, nonostante gli Avengers siano sullo sfondo e per ora non intervengano nelle avventure di Peter; oltre a Iron Man, vediamo Captain America (Chris Evans), protagonista di esilaranti filmini pedagogici proiettati a scuola, l’assistente di Stark Happy (Jon Favreau), e incontriamo brevemente anche Pepper Potts (Gwyneth Paltrow).

L’altro grande protagonista del film è Avvoltoio alias Adrian Toomes, antagonista alato interpretato da Michael Keaton (terribilmente simile al Birdman che ha rilanciato la sua carriera d’attore). Non un cattivo al 100%, ma piuttosto un uomo comune, come comune è Peter Parker, costretto dalle circostanze a cambiare in peggio; la sua acredine nei confronti degli Avengers, spiegata dai primi minuti del film, è quasi giustificabile dallo spettatore e mette in dubbio la legittimità dei pieni poteri lasciati alla squadra di supereroi nel difendere il mondo, tema già emerso in altri capitoli della serie.

Non ci sono né Gwen Stacy né Mary Jane Watson a far battere il cuore al giovane Peter, bensì la sua compagna di scuola Liz, con lui al Decathlon accademico di Washington a cui la classe partecipa (homecoming in America indica la festa scolastica che celebra il ritorno da trasferte sportive o, come in questo caso, esami fuori sede, ma può anche essere un riferimento al ritorno del personaggio Spider-Man nel mondo Marvel). Oltre a lei, un’altra compagna di Peter, Michelle detta MJ, avrà di certo un ruolo nei prossimi capitoli sul supereroe adolescente. Divertentissimo il personaggio di Ned, amico super nerd di Peter, più che felice di aiutarlo una volta scoperta la sua identità segreta.

Visivamente Spider-Man: Homecoming è ciò che ci si aspetta da una pellicola sui supereroi, con un massiccio e inevitabile uso di effetti speciali, forse meno “acrobatici” rispetto a quelli precedenti per quanto riguarda i movimenti di Spider-Man, ma indubbiamente capaci di mozzare il fiato nell’adrenalinica sequenza sull’obelisco di Washington.

Umoristico, intelligente e leggero, Spider-Man: Homecoming dà una rinfrescata ai film sui supereroi, divertendoci con le avventure e i problemi di un adolescente, e il finale non è affatto scontato. Godibile anche per i non giovanissimi.


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Articolo pubblicato il 20/07/2017