Torino - Legalità imposta o perbenismo di facciata?

Sostenuta anche da coloro che cercano altre strade per rimanere a galla

Egregio Direttore,

sulla questione della ragazza che non è stata assunta in un negozio di Torino, perchè ha un fidanzato africano, prima di sparare sentenze bisognerebbe conoscere (e capire) le motivazioni che hanno portato a questa decisione.  Il titolare del negozio potrebbe aver avuto qualche brutta esperienza con persone africane, oppure, è rimasto colpito da tutto quello che si vede alla Tv, e si legge sui giornali, con donne disperate dopo certe convivenze, oppure, quelle bloccate e sequestrate , con bambini, nei paesi islamici dei loro mariti, e altri casi poco simpatici!

Le motivazioni possono essere tante, e anche comprensibili, perchè è meglio dire la verità che fare i finti moralisti!  Ognuno a casa sua fa quello che vuole nel rispetto della Legalità, mentre in giro per la città ci sono tante persone straniere che non sanno cosa sia la Legalità, e fanno quello che vogliono con la certezza di farla franca! 

A questo punto fanno venire l'orticaria le dichiarazioni di certi politici che minacciano azioni legali, ma anche quelle delle Associazioni di Categoria (vedi Ascom) che prendono posizione verso una situazione che NON conoscono , e magari hanno tra i loro associati (e amici) qualcuno che tifa per Salvini contrario all'immigrazione selvaggia! Quante persone africane lavorano negli uffici delle Associazioni di Categoria?

Ecco da dove bisogna partire per capire certe cose!  E i Sindacati che hanno fatto esplodere il caso?  Meglio non parlare di coloro che hanno abbandonato la classe operaia finita in soffitta , e adesso cercano altre strade per rimanere a galla!

 

Mariberto

 

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Carissimo lettore,

ciò che Lei argutamente segnala, a conferma di un fatto che fa notizia più per propaganda che per effettiva qualità, appartiene al momento politico che sta vivendo il nostro (?) Paese in cui ognuno si dibatte per conservare una posizione di privilegio a spese dei contribuenti.

E sono gli stessi che si professano paladini dei diritti altrui senza pensare che sono gli artefici di un diritto che privilegia alcuni a discapito degli altri, in ogni caso si manifesti.

Naturalmente privilegiando le "imprese" che fanno presa sulla "sensibilità addomesticata" della gente a discapito di chi esercita, a casa sua o nel proprio esercizio lavorativo, quel diritto che oggi viene tacciato come discriminazione razziale.

Anche indiretto come nel caso da Lei ricordato in quanto colpisce direttamente una Sua concittadina per una colpevole presa di posizione massa in atto da un Suo concittadino.

Ma tutto ciò fa parte, mi creda, di un copione ben architettato che premia con il ruolo di protagonista le nuove "risorse" e relega al ruolo di comparse tutti coloro che difendono la propria italianità ed i diritti che ne derivano.

Non vorrei con questo apparire razzista, ma faccio fatica ad accettare sentenze morali da chi ha fatto di tutto per distruggere l'identità del popolo italiano in virtù di un "progresso sociale" che impone limiti e cavalli di frisia alla libera sua espressione. 

Politici, associazioni e sindacati: non mi pare di dover ritornare a discutere di "minestre riscaldate" che esercitano solo più uno sterile tentativo di sopravvivenza.

L'importante, mi creda, è conservare e difendere la propria identità senza prevaricazioni di sorta, ma senza dover altresì subire le imposizioni degne dell'odierno regime che spaccia sfacciatamente il proprio colore.

 

      Civico20 News    

Il Direttore responsabile                                   

      Massimo Calleri     

 



 

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Articolo pubblicato il 12/08/2017