Punti di vista - Parte 1

Film in soggettiva, ovvero quando il Cinema passa dagli occhi dei protagonisti

La visuale in soggettiva, ovvero direttamente attraverso gli occhi di un personaggio di un film, non è certo una scelta rara nel mondo del cinema.

Diversi maestri hanno infatti adoperato questa tecnica nei loro film più famosi, come ad esempio Alfred Hitchcock in alcune sequenze del suo cult "La donna che visse due volte", alternato ai controcampi e le inquadrature lunghe di James Stewart che segue di nascosto la bella e misteriosa Kim Novak.

Ancora più ovvio è poi l'uso della soggettiva attraverso gli occhi di un assassino durante una scena di omicidio.

Come non ricordare ad esempio il killer che si introduce in casa di Sean Connery ne "Gli intoccabili" di Brian De Palma, l'assassino dai guanti neri e filastrocca infantile in "Profondo rosso" di Dario Argento, se non ancora per esempio il magnifico piano sequenza in soggettiva che apre "Halloween" di John Carpenter, direttamente attraverso gli occhi di un Michael Myers ancora bambino.

Se alcuni registi scelgono questa visuale per enfatizzare maggiormente la tensione o coinvolgere più direttamente lo spettatore col punto di vista di un personaggio, altri ne hanno addirittura fatto una scelta tecnica preponderante costruendo interi film interamente in soggettiva.

Nel corso di questi articoli parleremo appunto di questi, cominciando questa settimana dai 3 film che il sottoscritto ritiene i migliori in assoluto girati interamente con questa tecnica, 3 film di genere diverso ma uniti dalla voglia di sperimentare dei loro registi, apripista per tutti gli altri futuri film di questo tipo.


UNA DONNA NEL LAGO (1947 - Robert Montgomery)
Uno dei primi (se non il primo in assoluto) film a essere girato interamente attraverso gli occhi del protagonista.

Protagonista che in questo caso è anche il regista stesso del film, Robert Montgomery, il quale interpreta il classico personaggio di Philip Marlowe, storico detective protagonista di innumerevoli pellicole nato dalla penna di Raymond Chandler.

Assunto per investigare sulla scomparsa della moglie di un ricco e potente editore, il detective si ritroverà come al solito al centro di una ragnatela di intrighi e menzogne, dove nessuno è ciò che sembra di essere e il giusto e sbagliato si mescolano fino a diventare indistinguibili.

Difficile da giudicare per la sua prova d'attore (il suo volto si vede raramente) ma invece veramente originale per quanto riguarda le scelte di regia nelle inquadrature e il montaggio della storia.

Montgomery riesce ad utilizzare la tecnica in soggettiva creando alcune scene veramente suggestive e cariche di tensione, vedi ad esempio l'incidente d'auto nel quale il protagonista per poco non ci rimette la pelle, per poi riuscire a strisciare verso una cabina telefonica e chiedere aiuto alla sua bella innamorata interpretata da Audrey Totter.

Un film che purtroppo non fu un grande successo ai botteghini, scoraggiando quindi altri registi a emulare questo interessante esperimento di "POV MOVIE", ma che rimane comunque un ottimo noir girato in maniera inconsueta e originale.


ARCA RUSSA (2002 - Aleksandr Sokurov)
Probabilmente uno dei film più "elaborati" mai realizzati in soggettiva, con più di 800 attori diretti in unico piano sequenza in soggettiva, attraverso gli occhi stessi del regista dietro una steadicam lungo la bellezza di 33 set cinematografici.

Occhi del regista che ci accompagnano in un viaggio attraverso 300 anni di storia russa, "ricostruita" nel Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, per quello che è un film "fantasy/storico" davvero unico nel suo genere.

Un film sperimentale quindi non solo nella tecnica ma anche nel concetto, col nostro protagonista accompagnato da un altezzoso e superbo marchese che incontra tutti i personaggi più celebri delle varie epoche storiche russe, dai vari zar all'Imperatrice Caterina II per poi arrivare ai giorni nostri con l'enorme palazzo ormai diventato museo visitato dai turisti.

Un impresa titanica che cerca di riunire e raccontare l'immensa storia della madre Russia, spesso taciuta e ostracizzata dal cinema di pura marca statunitense dove i russi sono ridotti ai ruoli di macchiette alla Ivan Drago e poco altro, facilmente etichettabili come i cattivi dall'accento strano nemici del buono e giusto capitalismo occidentale.

Un film che è un balletto costante di immagini, musiche, sensazioni, opere d'arte e coreografie di attori danzanti ai quali ci uniamo attraverso i lenti e ricercati movimenti di macchina di Sokurov, regista coraggioso che sperimenta questa esperienza assieme allo spettatore fino al visionario, magnifico e indimenticabile finale di un museo sospeso nel nulla di un oceano senza nome.


LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI (2007 - George Romero)
Ancora colpiti dal lutto per la morte del grande regista horror, padre degli "zombie moderni" che vediamo ormai macinati in film, telefilm e videogiochi di ogni dove; consigliamo questo altro piccolo capolavoro indipendente di George Romero interamente girato in soggettiva.

La storia, come al solito per le tematiche tanto care al maestro Romero, è ambientata al centro di una ipotetica epidemia di massa nella quale i morti ritornano alla vita sotto forma di mostri cannibali dall'aspetto orrido e l'andatura ciondolante.

In questo contesto si ritrova un gruppo di amici, ragazzi e ragazze, riunitisi nei boschi per girare un piccolo horror indipendente, altro colpo di genio Romeriano che trasforma quindi il film in un POV metacinematografico.

Amici che ovviamente si ritrovano in fuga dagli zombie, tra strade minacciose e ospedali disabitati, fino a un gruppo di militari non proprio amichevoli e alcuni gruppi di sopravvissuti presso i quali trovano asilo.

Un film metacinematografico nel senso anche tecnico e non solo concettuale, nel quale vediamo materialmente i protagonisti chini sul computer che montano il film stesso che sta guardando lo spettatore; nel contesto horror poi di una sequenza nel quale lo stesso personaggio sta per essere attaccato di sorpresa da uno zombie.

All'epoca quasi settantenne, Romero dimostra di stare al passo coi tempi ben più di altri suoi colleghi molto più giovani, ponendo sul piano degli zombie questa volta i teenegers moderni ossessionati dai social come Facebook o Youtube; senza naturalmente scordarsi di stare girando un film horror e regalando ottime scene di tensione e paura e dosati "jumpscare" saggiamente piazzati a tradimento per la massima efficacia.

Uno dei film forse meno conosciuti (e stimati) del maestro dell'horror, ma che invece è fondamentale e formativo come pochi per tutti coloro che vogliono approcciarsi al cinema indipendente realizzato con un'anima autoriale, dove i contenuti, lo stile e la pura fantasia nella costruzione delle sequenze una dopo l'altra sono più importanti della stessa storia che si vuole raccontare.

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Articolo pubblicato il 03/09/2017