Torino, lo sgombero dell' ex Moi decreterà realmente la fine di un calvario durato quattro anni?

Trovata una soluzione per liberare le palazzine occupate dai migranti. L'intesa siglata tra Comune, Diocesi, Compagnia di San Paolo per 130 abitazioni partirà nei prossimi giorni

Il Moi, l'ex villaggio olimpico, è una zona ad alto rischio che è balzata più volte agli onori della cronaca cittadina e nazionale. Una vera e propria bomba ad orologeria sociale pronta a nuove e pericolose detonazioni.

Una situazione che, nonostante le tante promesse, è sfociata in un'emergenza dove la legalità è diventata una parola desueta a margine di un vecchio e polveroso dizionario di italiano.

Quando a maggio una troupe televisiva di Rete Quattro, recatasi nell'ex villaggio olimpico per testimoniare la pesantezza dell'atmosfera che si vive nella zona, è stata aggredita da un gruppo di immigrati la situazione del Moi ha scavalcato i confini cittadini per arrivare dritta al cuore dell'opinione pubblica nazionale, dando il via al balletto dei vari tuttologi dei salotti televisivi divisi tra favorevoli e contrari.

In seguito alle tensioni scoppiate lo scorso novembre tra i migranti e i residenti del quartiere si è cercato di trovare una soluzione che potesse dare una svolta definitiva all'intera faccenda.

Una situazione di vera guerriglia urbana, che ha visto diversi migranti in rivolta riversi nelle strade e i negozi con le serrande abbassate, con il timore di diventare oggetto di quella devastazione urbana che per diverse ore ha tenuto in scacco una città che ha mostrato il suo tallone d'Achille nel gestire in totale sicurezza un quadro di reale pericolo.

La parola sgombero è stata pronunciata più volte in seguito agli scontri e ha tenuto banco per diverse settimane nella politica cittadina, lasciando poi il passo ad uno scenario rinominato con una parola più politicamente corretta e che suscita meno sdegno.

Dopo un periodo di decantazione abbastanza travagliato, la ricollocazione dei richiedenti asilo che occupano le palazzine dell'ex villaggio olimpico è partita. Nel corso dei prossimi giorni, infatti, gli immigrati verranno quindi collocati dal quartiere Lingotto in alcune strutture site in modo sparso sul territorio regionale.

Tale strategia è stata possibile grazie al raggiungimento di un patto siglato dalla Prefettura, il Comune, la Diocesi, la Compagnia di San Paolo e la Regione.

Oltre agli appartamenti distribuiti sul territorio cittadino, a fine anno la Diocesì metterà a disposizione 80 delle sue strutture. Le altre 50 verranno assegnate per mezzo di un bando pubblico che avrà luogo nel corso delle prossime settimane e che sarà attivo per circa un mese.

A mettere mano al portafoglio per la ristrutturazione ci pensa la Compagnia di San Paolo. Come riferisce il suo presidente Francesco Profumo, "per la Compagnia di San Paolo quella del Moi è una sfida importante. Ci crediamo fermamente affinchè possa diventare un progetto riproducibile in altre zone difficili delle più importanti città italiane".

Interpellata sulla questione, l'assessore alle Politiche Sociali Sona Schellino ha dichiarato che " il primo passo per attuare questo piano ha avuto luogo con il censimento volontario, realizzato per creare una sorta di "mappa" delle etnie presenti tra le famiglie.

Questo è stato anche un modo per cercare di avere qualche informazione in più su queste persone, per comprendere se sono in grado di poter cercare un lavoro o di essere ricollocati in altre unità abitative sul territorio regionale".

Ma la situazione non è affatto semplice. Diversi immigrati che occupano le palazzine non ne vogliono sapere di abbandonare le strutture. Per tale motivo bisognerà vedere quanto a lungo potrà reggere la cosiddetta strategia morbida, voluta dagli stoici seguaci del politicamente corretto.

Di diverso avviso sono Augusta Montaruli e Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia- AN, i quali accusano: "il piano di trasloco di migliaia di falsi profughi dall'Ex Moi occupato, presentato dall'assessore Schellino, è una presa in giro nei confronti di tutti i cittadini del quartiere. Chi impedirà che gli alloggi delle palazzine olimpiche non vengano occupati nuovamente dal racket antagonista con nuovi immigrati?

L'unico dato certo è la mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini che abitano la zona, con tutti i problemi di quotidiano disagio che questa situazione comporta. Non si può continuare a lasciare l'intera borgata Filadelfia in mano a persone dedite a rapine, violenze, stupri e spaccio di droga"


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Articolo pubblicato il 26/08/2017