Lo yoga sistema iniziatico profanato e mal compreso dai suoi cultori.

Una caratteristica dell’epoca moderna, è quella di banalizzare ogni sistema sacro, religioso, spirituale ed esoterico.

Tra tutte le tradizioni millenarie soggette a questo svilimento sistematico, forse quello più colpito e profanato è quello dello Yoga. Lo yoga è prettamente una disciplina orientale, con complessi sistemi pratici e teorici.

Il significato del temine yoga equivale al concetto di “unione”, ma cosa deve unire il praticante di questa disciplina arcaica?

Generalmente negli ambienti moderni in cui viene praticato il tentativo di una unione, si intende con queste pratiche proprio l’unione tra la statura fisica e quella spirituale, non meglio definita e a volte indicata approssimativamente con il concetto nebuloso di unire l’anima al corpo fisico, o lo spirito-nebuloso e vago nelle sue concezioni-con il corpo materiale.

Se analizziamo tutti i maggiori metodi yoga applicati in occidente, si scopre che queste sono divenute delle semplici ginnastiche, atte ad armonizzare il corpo fisico. Ovunque, anche nelle parrocchie e nei centri per anziani, si fanno dei corsi yoga rivolte a chiunque, senza distinzione di classe, di formazione culturale od effettivo senso intimo del sacro.

Nelle filosofie orientali, si narra che, nel centro del microcosmo umano, esiste una particella completamente spirituale, denominata Atman. Questo elemento divino presente nell’uomo, deve essere vivificato per poi unirlo direttamente al Dio cosmico universale, chiamato Brahma o con altri termini ancora.

Lo yoga originale mirava quindi ad unire Atman a Brahma, che sono della stessa composizione ed essenza. In tal senso, le asana, ovvero le posture corporali insegnate dall’hata yoga, servivano solo ad una preparazione preliminare atta ad educare il corpo fisico in vista di questa unione alchemica interiore ed esteriore.

E’ curioso notare che molti sistemi di yoga alla moda, non citano nemmeno più l’ipotetica presenza nell’essere umano di Atman, essendo divenute solo delle ginnastiche fisiche mirante solo ad una ottimizzazione e benessere del corpo fisico.

Dopo una serie complessa di indagini e studi delle asana, quando il corpo fisico era pronto e così in un certo senso purificato, si passava a descrivere al discepolo i metodi teorici per purificare ulteriormente lo stato psichico, per infine giungere a livelli superiori in cui, con il principio Atman risvegliato, il praticante otteneva il cosiddetto samadhi, o satori, stato che indicava l’unione avvenuta tra il principio divino interno con l’essenza della divinità esteriorizzato nell’universo.

Va da sé che questa unione sacra avviene quando l’ultima briciola di egocentrismo è completamente annichilita nel sistema del candidato. Ora, soprattutto in occidente, si cerca di trarre beneficio per l’ego dai sistemi yoga tradizionali, cosa in realtà in completa  contraddizione con codeste discipline arcaiche e profondamente religiose.

Mettendo insieme in un unico calderone tutti i sistemi yoga esistenti del passato e del presente, ne risulta un insieme eterogeneo di pratiche. Però tutte queste vie possono essere suddivise in solo due sentieri. Secondo le opinioni metafisiche di Nisargadatta, maestro indiano del secolo scorso, esiste infatti lo yoga della potenza e quello del sacrificio, della rinuncia.

Nel primo settore possiamo includere quasi tutti i sistemi yoga odierni, poiché basano i loro presupposti di sviluppo nel raggiungimento di benessere e qualità superiori -quindi di potere- partendo come base dalla particella egoica naturale, radice di ogni ego seppur espanso e sublimato.

L’altra via prevede proprio il contrario: nello yoga della rinuncia, ciò che si deve abbandonare primariamente per permettere che il fior di loto atmanico sbocci, è proprio l’ego. Questa elementare caratteristica è la base iniziale della trasformazione alchemica del candidato che, raggiungendo lo stato di samadhi, risulta essere divenuto una creatura impersonale, non più egocentrica.

Nell’occidente dei nostri giorni, società perfettamente basata sull’egoismo e la lotta degli ego per divenire sempre più importanti e di successo, è logico che i sistemi usati rientrino nella prima categoria, in quella cioè di una disciplina mirante al raggiungimento del potere.

Gli antichi insegnamenti dello yoga vengono quindi utilizzati con uno scopo contrario da quelli che possedevano all’origine. Consigliamo, per chi fosse interessato alle vedute qui esposte, l’approfondimento dell’opera di Vimala Thakar, indiana recentemente scomparsa che ha operato anche in occidente.

La sua visuale dello yoga ci pare infatti assai vicina alle origine. I suoi scritti sono redatti in un linguaggio chiaro e moderno, ma profumano altresì del soave aroma delle antiche tradizioni originali.

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Articolo pubblicato il 06/11/2017