
3 film che condensano "il male" ispirato alle opere di Stephen King
Il male è dentro di noi, fa parte di noi e delle scelte che compiamo giorno per giorno; le quali definiscono la nostra bontà o malvagità di volta in volta, situazione per situazione.
Ma alle volte il male è un entità a sè stante, un morbo esterno che vive ed ha la sua ragione d'essere nel perpetrare la paura e la sofferenza delle sue vittime, come ben sa lo scrittore Stephen King che così bene lo ha incarnato in migliaia di volti e maschere nei suoi romanzi.
Mostri a volte in forma umana come gli aguzzini e il direttore de "Le alì della libertà" di cui parlavamo nei precedenti articoli, se non ancora i bulletti che tormentano i protagonisti in film come "Stand by me", "Christine", "Carrie" o il più recente "It" e la sua banda di ragazzini problematici.
Altre volte invece ovviamente il mostro è mostruoso anche nell'aspetto e anche in questo King ha sicuramente creato una fauna invidiabile di malvagi esseri sovrannaturali, tra vampiri e licantropi e altre creature di ogni forma e dimensione, pronti a terrorizzare e fare a pezzi i malcapitati protagonisti delle sue storie.
Ma il "maestro dell'horror" riesce meglio quando il male è una presenza impalpabile, che opprime con la sua ottusa negatività senza però essere chiaramente visibile o additabile come tale.
Come i mostri nascosti nella nebbia di "The mist", dove poi il peggior mostro è la follia religiosa incarnata nella folle predicatrice che aizza e provoca la crudeltà degli altri; oppure ancora lo spettro senza volto dell'albergo di "Shining", che si propone nei mille volti delle sue vittime senza mai rivelarci la sua vera forma e natura.
Parliamo adesso allora di 3 film dove "il male" la fa da padrone, sotto diverse forme come abbiamo appena parlato, tutte unite dall'inventiva inarrestabile del pauroso scrittore del Maine.
CUJO (1983 - Lewis Teague)Il primo mostro di oggi prende il nome dal simpatico cagnolone dello Stephen King bambino, un pò come il famoso "Indiana Jones" prendeva il suo nome dal cane di Steven Spielberg.
In questo caso il simpatico San Bernardo è l'animale domestico di un rude e ubriacone meccanico di provincia, capofamiglia problematico con moglie e figlio i quali non si accorgono che il cane è stato morso da un pipistrello e infettato con la rabbia.
Parallelamente un'altra famiglia in crisi soffre quando il marito scopre l'amante della moglie, alla vigilia di un viaggio di lavoro che l'avrebbe lasciata sola diversi giorni.
Un perverso "meccanismo perfetto" di cattiveria e coincidenze che offrono la madre e il bimbo piccolo come vittime sacrificali per il cane rabbioso, bloccati in una macchina guasta mentre l'animale tenta di assaltarli in ogni modo tenendoli in trappola nell'abitacolo infuocato dal sole.
Un cane che diventa ancora una volta l'incarnazione del male stesso, uccidendo implacabile accecato dalla furia e dal dolore che gli provoca la malattia; sbranando senza pietà il suo stesso padrone e instaurando con la donna in trappola un insano rapporto di follia, mano a mano che il tempo passa e sconvolge sempre più le menti di entrambi.
Un buon film di tensione e paura "animalesca", regolato alla perfezione nei suoi ingranaggi dall'intreccio impeccabile di King, davvero crudele e senza pietà verso i poveri protagonisti a cui non ne va mai una giusta nella loro inevitabile discesa verso l'inferno.
THE NIGHT FLIER (1997 - Mark Pavia)Protagonista della storia è il personaggio di "Richard Dees", giornalista avvoltoio della squallida rivista scandalistica "Inside View" che compariva brevemente nel romanzo "La zona morta" dello stesso Stephen King.
Fiutando odore di sangue e facile scoop, il giornalista (ottimamente interpretato dal caratterista Miguel Ferrer) parte in solitaria lungo la scia di una serie di delitti avvenuti in piccoli e sperduti aeroporti degli Stati Uniti.
Delitti che Dees non faticherà a far risalire a una misteriosa creatura sovrannaturale assetata di sangue, nient'altro che un vampiro che si sposta per i cieli a bordo di un vecchio Skymaster nero.
Molto interessante il personaggio principale, un anti-eroe cinico e senza scrupoli che marcia sui cadaveri che trova a mano a mano scattando foto e prendendo appunti per il suo grande articolo.
Un uomo malato di "troppa esperienza" e indifferente a quanto osserva e la sofferenza che lo circonda, se non quando si trova finalmente faccia a faccia con l'assassino sanguinario cui da la caccia.
Un atipico film "d'indagine" che riesce a tenere l'interesse fino alla fine, intrigando lo spettatore con gli indizi lasciati dal vampiro e con qualche "scossone" horror più sanguinolento, sporadico ma ben assestato.
Sicuramente un pezzo da non perdere per gli amanti della filmografia horror di Stephen King.
1408 (2007 - Mikael Håfström)Altro film dove il protagonista è uno scrittore, autore di guide di terz'ordine per gli amanti di alberghi e locande teatri di antichi delitti o che si dicono infestati da demoni, spiritelli e poltergeist assortiti.
Un altro personaggio disilluso e segnato da una tragica vicenda familiare, ottimamente interpretato da un John Cusack che per larga parte di film si ritrova praticamente solo sulla scena.
Solo e abbandonato appunto dentra la stanza 1408 del "Dolphin Hotel", su cui decide di investigare rifiutando pervicacemente tutti gli avvertimenti del direttore, l'altrettanto bravo Samuel L. Jackson, protagonista solo per pochi minuti ma capace di incidere e rimanere nella mente dello spettatore.
Una stanza che è "una fottuta camera del male", citando alla lettera le stesse parole di Jackson che al principio ci enumera delitto per delitto la carneficina che è avvenuta nel corso dei decenni.
Molto buona la regia che alterna momenti puramente horror ad altri più divertenti con il protagonista scettico al principio che sminuisce divertito la vicenda, se non poi altri momenti più introspettivi con la moglie o il fantasma della defunta figlia prematuramente e dolorosamente scomparsa da tempo.
Un piccolo e divertente "Shining" in miniatura (con le dovute proporzioni) che vive dell'ottima interpretazione dei suoi protagonisti e la solita cascata di idee dello scrittore americano.
Idee che intrattengono fantasiosamente lo spettatore scena dopo scena e sequenza dopo sequenza, con un divertente "finto finale" atto a esasperare ancora di più il disperato protagonista.
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Articolo pubblicato il 19/11/2017