Le nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce.

La parola “Rosacroce”, diviene ai nostri giorni sempre più nota e frequentemente usata.

L’interesse verso questa fraternità sorta ufficialmente verso il seicento, cresce sempre più, ma in un modo superficiale, poiché pochi sono coloro che si impegnano in uno studio approfondito di questa cerchia di uomini dediti allo studio sistematico dei misteri dell’universo. Ancora più esiguo è il numero di coloro che hanno letto i testi ufficiali di detta fraternità. Uno di questi sono le “Nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce”.

In questo testo, ricco di simbolismo alchemico scritto nell’allegoria di un viaggio iniziatico in sette giorni, vi sono descritti dettagliatamente i processi della rinascita interiore completa. Il protagonista su cui verte il racconto porta il nome di “Cristiano Rosacroce”, ed anche se nel racconto ogni personaggio gioca un ruolo importante per la realizzazione della grande opera, spiccano primariamente due figure; quella della regina e quella del re. Questa trinità rappresenta la triplice composizione umana che, disgiunta all’inizio del processo, diviene una perfetta ed omogenea unità alla fine delle nozze alchemiche.

Cristiano Rosacroce rappresenta la statura umana di base, la personalità umana egoica resasi degna della partecipazione alle nozze regali grazie ad una adeguata purificazione preparatoria. La regina indica l’anima originale non egocentrica risvegliata dal suo sonno di morte come la bella addormentata nel bosco della famosa fiaba e il re indica propriamente lo spirito, ridivenuto attivo nel microcosmo del candidato che partecipa al processo alchemico della trasformazione dell’essere.

All’inizio del racconto vediamo Cristiano Rosacroce dedito a profonde riflessioni dovute al suo tirocinio pratico di purificazione in cui è immerso: ad un dato momento psicologico, riceve un invito potente alle nozze tanto bramate tramite l’apparizione di un angelo maestoso che gli reca una lettera di invito: questo è il segno caratteristico di ogni vero inizio concreto del processo alchemico di trasformazione dell’essere.

Senza tale invito diretto e concreto, si rimane solo al livello teorico delle mille e più speculazioni teoriche, cosa che evidentemente fa stagnare la coscienza ad un livello prettamente mentale. La lettera di invito che l’angelo di fuoco consegna a Cristiano Rosacroce, reca una frase scritta che è il simbolo del regno dello spirito: “in hoc signo vinces””, ovvero, in questo segno vincerai. Tale sigillo non è un elemento superficiale o di secondo valore, poiché indica la provenienza dell’invito ed attesta la veridicità dell’invito stesso.

Questi avvenimenti avvengono il primo giorno e danno la spinta iniziale ad un processo di rinascita totale suddiviso in sette giorni, in sette fasi. Raggiungere la sala delle nozze non è cosa facile, e ancora meno è resistere alla pesatura sulla bilancia, prova preliminare a cui tutti gli invitati devono essere sottoposti per potere accedere alle nozze vere e proprie.

E’ chiaro che essere degli invitati ufficiali alle nozze alchemiche è un  qualcosa di assai raro e degno di nota, che evidenzia le qualità d’animo indubbie dei candidati, ma ciò non  comporta un’elevazione diretta ai processi rappresentati dalle nozze alchemiche.

Come detto, bisogna infatti superare una prova sulla bilancia dello spirito, affinché si palesino chiaramente le qualità animiche effettive di ogni candidato. Molti infatti giungono nella sala delle nozze per vie non consone alla preparazione preliminare, forzando con tutti i metodi possibili le vie classiche ed ortodosse che conducono ad un così elevato stato di coscienza.

E’ per tale motivo che esiste la prova della bilancia: bisogna effettivamente dimostrare nella sala delle nozze, prima di partecipare ai processi alchemici, di essersi preparati adeguatamente al processo descritto nelle sette fasi. Chi è trovato troppo leggero nella pesatura, viene rimandato indietro ed non evolve ulteriormente, poiché effettivamente non in grado di sopportare le dure trasformazioni che la coscienza deve subire durante le nozze.

Rimandando il lettore interessato direttamente alla lettura del testo originale, facciamo notare che, seppur i veri protagonisti del racconto iniziatico siano da subito il re e la regina, ovvero l’anima e lo spirito, e che tutto il racconto simbolico si basi sulle nozze regali di questi principi superiori presenti in latenza nell’essere umano, non di meno il ruolo di Cristiano Rosacroce - ovvero la statura della personalità purificata - è sicuramente fondamentale: questo è un aspetto importante della questione, perché sovente, soprattutto in ambienti mistici, la personalità inferiore è screditata, quindi non presa in considerazione.

Si arriva a maltrattare tramite ogni sorta di ascesi tremenda, il corpo fisico e la personalità che la dirige, ritenendola un qualcosa di spregevole e di peccaminoso, non degna di esser presa in considerazione in un percorso di elevazione spirituale.

In ambito rosacrociano l’io ha quindi un ruolo importantissimo: quello di mezzo sacrificale preposto a far rinascere il microcosmo grazie proprio alla sua sistematica dissoluzione, dissoluzione che trasforma la sua natura plumbea nell’oro dello spirito. E’ un senso noto anche a Walt Whitman, che in una sua poesia dichiara che il suo io è una creazione divina….. Ponderiamo bene questi concetti, senza però esaltare o coltivare la nostra natura egocentrica che è e rimarrà sempre un mezzo, non il fine da raggiungere…

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Articolo pubblicato il 19/10/2017