Terzo Rapporto sul Secondo Welfare in Italia.

Presentato il 21 novembre presso l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino.

Il Secondo Welfare  (2W) è ormai una realtà che riveste una straordinaria importanza per l’Italia e i suoi pilastri sono sempre più importanti per il sistema sociale del nostro Paese. Infatti sono sempre più numerose le iniziative sociali nate da attori privati, Terzo Settore e Parti sociali che influenzano la vita di milioni di persone, arrivando dove lo Stato fatica ad inserirsi per fornire risposte adeguate ai bisogni dei cittadini.

L’analisi dell’andamento del 2W, ormai diventato un benefico antagonista del Welfare pubblico, è un progetto iniziato sei anni fa dal Centro Einaudi di Torino, oggi al terzo rapporto, perché i processi di cambiamento hanno ormai raggiunto una massa e una scala molto considerevole, con forti pressioni di nuovi bisogni per cui servono nuovi canali di risposte aggiuntive e ulteriore impegno sociale.

Ma perché è così necessario un 2W ? Dai dati sembrerebbe un assurdo: lo Stato  spende per il Welfare globale (pensioni, sanità, assistenza sociale, politiche del lavoro) oltre 447 miliardi di euro  che valgono oltre il 54% dell’intera spesa pubblica comprensiva degli interessi del debito pubblico.

Se aggiungiamo le spese per l’esclusione sociale, la famiglia e l’housing, oltre ai costi diretti per il funzionamento degli Enti preposti al funzionamento del Welfare, arriviamo ad un valore di quasi il 30% del Pil. Si tratta duna percentuale superiore alla media dei Paesi UE, inferiore solo a quelle di Francia, Danimarca e Finlandia.

Allora come mai, specialmente negli ultimi anni il nostro sistema sociale è spesso apparso incapace di fronteggiare in modo efficace molti bisogni dei cittadini? Prima di tutto esiste da tempo un problema di squilibrio interno: abbiamo un eccesso di spesa per  le pensioni e per la sanità, mentre investiamo pochissimo nei servizi alla famiglia, inclusione sociale, lavoro femminile e  formazione; servizi difficilmente realizzabili stante l’attuale situazione economica e il pesante debito pubblico.

A questi problemi interni si aggiungono della macro dinamiche esterne: cambiamenti demografici, mutamenti  (in peggio) delle strutture familiari, i nuovi rischi e bisogni legati all’evoluzione del mondo del lavoro, l’aumento di fenomeni gravidi di conseguenze, come le nuove povertà e le migrazioni.

Questi sono tutti fattori  che influenzeranno sempre di più le modalità e la qualità della nostra vita. In questo quadro assai complesso e in continuo movimento, da alcuni anni sono emerse numerose esperienze di 2W, con interventi nati da soggetti privati, sia profit che non profit, con attori diversi quali imprese, assicurazioni, banche, fondazioni, cooperative, imprese sociali,  gruppi di volontariato associazioni datoriali, organizzazioni sindacali e altre realtà del Terzo Settore. Tutte finalizzate a  costruire risposte innovative, spesso in ambito territoriale, che  siano in grado di integrare il Welfare Pubblico.

Su queste dinamiche in atto  si è concentrato Il Terzo Rapporto sul Secondo Welfare, documento biennale del Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare del Centro Einaudi di Torino che ha raccolto i frutti di due anni di ricerca (2016-2017)  scoprendo miriadi di esperienze , di novità operative  e nuove strategie.

Anche i dati raccolti sono utili e interessanti: ad esempio le cifre dei beneficiari che in vario modo possono fruire di prestazioni, servizi e sostegni. Il settore della bilateralità ad esempio, riguarda quasi 7 milioni di potenziali fruitori; i grandi Fondi Sanitari integrativi bilaterali di livello nazionale coprono 2,5 milioni di lavoratori;  inoltre, con l’inclusione del Welfare aziendale in seno all’ultimo Contratto Collettivo Nazionale dei metalmeccanici,  oltre 200.000 imprese possono attivare programmi di questo genere raggiungendo un bacino potenziale superiore a 1,5 milioni di lavoratori.

Dinamiche virtuose si trovano anche in realtà minori, quali la Filantropia Istituzionale, le Fondazioni di origine bancaria, le Fondazioni di Impresa, di Comunità e di Partecipazione, che oltre a fornire importanti contributi economici,  si dedicano anche a strategie di intervento sempre più innovative.

E’ ormai evidente che il Secondo Welfare non è più un insieme di iniziative sporadiche, ma di veri e propri pilastri di un edificio destinato a pesare nel panorama del Welfare del modello sociale Italiano.

Nel futuro di tutti noi ci aspettiamo quindi in questo settore un nuovo ruolo del Pubblico, ma anche un crescente attivismo dal basso, con sempre più frequenti interazioni, spesso di provenienza regionale, conciliando l’interesse pubblico con l’interesse privato, finalizzato ad una migliore qualità di vita degli italiani.

 

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Articolo pubblicato il 24/11/2017