Torino - All’Unione Industriale festeggiati i 40 anni di Prima Industrie

Un successo fatto da persone che hanno posto le basi della meccatronica torinese

 Il 30 novembre  il salone dei 500 dell’Unione Industriale di Torino era gremito per la presentazione del libro “Scintille”  scritto dallo storico dell’industria Giuseppe Berta per raccontare una storia di innovazione continua, di vocazione internazionale e di coraggio di sperimentare e realizzare idee sempre nuove.

Una storia che la società guidata da Gianfranco Carbonato - leader nel settore ad alta tecnologia dei sistemi laser e di lavorazione della lamiera e dei componenti elettronici per applicazioni industriali - ha scelto di raccontare durante due grandi eventi – uno pubblico e l’altro dedicato esclusivamente ai dipendenti - in cui ha riunito le persone ed i protagonisti di questi primi quattro decenni.

Sul palco, insieme al Presidente Gianfranco Carbonato, Giuseppe Berti, Alberto Dal Poz  Presidente Federmeccanica, Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Gruppo Intesa San Paolo e Francesco Profumo, Presidente Compagnia San Paolo.

Prima Industrie è nata nel 1977 ad opera di Franco Sartorio, grande innovatore che aveva scelto di circondarsi di giovani di grande talento prima in DEA, azienda di meccatronica, e poi in Prima Progetti, la cui prima sede, un cascinale ristrutturato, era in un ambiente dove la tecnologia si mescolava a un retroterra rurale. “Qui si fanno i matrimoni tra i robot e le galline” titolò infatti Giorgio Bocca su un quotidiano di allora, raccontando Prima Progetti come la più sofisticata delle fabbriche torinesi e riferendosi alla collocazione della sua prima sede.

“I primi 40 anni di storia di Prima Industrie sono infatti un compendio di tecnologia, innovazione, sviluppo internazionale e di evoluzione finanziaria non comune nel nostro Paese – ha sottolineato Carbonato - abbiamo idealmente viaggiato dalla terza alla quarta rivoluzione industriale: dall’epoca dei computer, della microelettronica e dei primi robot a quella di Internet, del cloud e dei big data. E’ stato un viaggio meraviglioso che ci ha portato ai quattro angoli della terra, consentendoci di conoscere persone e aziende fantastiche. Un successo fatto dalle persone, un’esperienza così ricca da  meritare di essere ricordata e tramandata alle generazioni future”.

Il gruppo quotato nel segmento Star della Borsa di Milano vanta dati eccezionali; 1700 dipendenti, 8 siti di produzione in 3 continenti, presenza in 26 Paesi dall’Australia agli Stati Uniti; nei primi 9 mesi del 2017 il fatturato  consolidato ha raggiunto i 300 milioni di euro con utile netto di oltre 12 milioni.

Inoltre negli ultimi anni il Gruppo vanta una crescita media del 13% annuo e sono 13.000 le macchine installate in più di 80 Paesi.

Prima Industrie, che a questo punto potremmo definire come la Regina delle lavorazioni laser, solo un anno fa inaugurò il nuovo Headquarters e Tech Center di Collegno a due passi da Torino, ove è esposta tutta la gamma prodotto del Gruppo, che ha registrato un grande successo  con molti visitatori da tutto il mondo.

Ebbene, oggi abbiamo appreso da Carbonato che è già stato pianificato l’ampliamento  della sede di Collegno, che ospiterà anche la nuova divisione Additive, dedicata alla realizzazione di stampanti 3D per la lavorazione dei metalli, questo anche perché lo sguardo  è oggi rivolto  al Far East e alla Cina per accrescere ancora di più  la presenza del Gruppo. Se lo sguardo è al mondo, per Carbonato il cuore e la testa sono a Torino, capitale italiana dell’automazione, ove operano numerose aziende leader in questo settore, con un tessuto di scuole e università di eccellenza. Da tempo prima industrie lavora in partnership con l’Università con master per valorizzare i giovani talenti e i centri di ricerca avanzata attivati in collaborazione con il Politecnico.

Per Gianfranco Carbonato, “l’idea di scrivere con il Prof. Berta la storia di Prima Industrie si basa non tanto sulla volontà di celebrazione del duro lavoro svolto con i miei compagni d’avventura e i miei collaboratori, quanto sulla convinzione che almeno una parte della nostra esperienza possa tornare utile alle nuove generazioni di manager e imprenditori”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 02/12/2017