Il 2017 sarà ricordato per la nascita in Italia della Sanità di SERIE B.

Discriminate le persone non autosufficienti e malate croniche.

Come avevamo già scritto in un nostro articolo di gennaio 2017, con il decreto del Consiglio dei ministri del 12 gennaio, erano stati definiti  i nuovi LEA (Livelli essenziali delle attività sanitarie e socio-sanitarie), facendo così nascere una Sanità di SERIE A che  riguarda i malati acuti e le situazioni patologiche risolvibili in tempi brevi, con totale copertura dei costi a carico  del SSN (Servizio Sanitario Nazionale) e una Sanità di SERIE B che ha in carico i soggetti non autosufficienti, quelli con malattie croniche, oltre agli anziani over 65 anni e soggetti colpiti da demenza.

Perché parliamo di una Sanità di SERIE B? Perché da questa area i costi delle prestazioni vengono scaricati sugli utenti e/o sulle loro famiglie e se del caso sul settore dell’Assistenza sociale. Lo scaricamento è operato in gran parte grazie alle UVM (Unità di Valutazione Multidimensionale) cioè Commissioni con presenza di operatori sanitari e sociali, che decideranno l’eventuale accesso alle prestazioni socio-sanitarie ai pazienti.

E’ subito evidente come questo modo di procedere possa dare luogo a possibili discriminazioni in base alla presenza o meno di famigliari, quali figure assistenziali, piuttosto delle dotazioni patrimoniali disponibili.

Questo contrasta con l’Art 5 del Decreto citato sulla continuità assistenziale per le prestazioni non differibili, che sono proprio quelle relative ai malati non autosufficienti e colpiti da demenza senile che evidentemente non dovrebbero sottostare a vincoli di ammissione alle prestazioni domiciliari e residenziali.

Siamo quindi di fronte ad una sanità a pagamento (di SERIE B) poichè le prestazioni socio-assistenziali non sono assicurate per diritto esigibile e l’accesso a queste è valutato anche sulla base di criteri economici. L’intera retta dei servizi socio-sanitari sarebbe quindi garantita da 3 attori: le ASL locali, gli utenti e i Comuni (per la parte eventualmente scoperta).

Pertanto, le disposizioni dei nuovi LEA, insieme a quelle dell’ISEE portano gli interventi della sanità a non essere più un diritto soggettivo, legato alla condizione clinica di un soggetto, ma ad una serie di prestazioni con partecipazione dell’utente in base alla situazione economica del suo nucleo familiare.

Sempre il citato Decreto, all’Art 30 stabilisce  che le prestazioni residenziali delle persone non autosufficienti sono a carico del Servizio Sanitario nella misura del 50%; in caso di disturbi psichiatrici  che richiedono elevato impegno assistenziale e tutelare, la quota è ridotta al 40%; per i trattamenti socio-riabilitativi di recupero e mantenimento delle abilità funzionali la quota è del 70%.

Purtroppo, malgrado le numerose prese di posizione contrarie a questo decreto, il 2017 è ormai alla fine senza che alcuna modifica sia stata varata in proposito; continuiamo nella speranza che prima o poi vengano ricondotte al settore sanitario l’Assistenza socio-sanitaria ai minori, alle donne, ai minori con disturbi in ambito neuro psichiatrico e del neuro sviluppo, all’Assistenza socio-sanitaria alle persone con disturbi mentali, alle persone con disabilità e a tutti i comparti dell’Assistenza residenziale e semiresidenziale per le varie tipologie di disabilità.

Speriamo che l’anno nuovo porti consiglio, perché andare a colpire persone che fanno parte di una fascia debole della popolazione non è degna di uno stato di diritto.

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 18/12/2017