La Bestia Nera della politica italiana, il FISCAL COMPACT.

Una Trattato che a suo tempo fu approvato da quasi tutto l’Arco Costituzionale.

Ma cosa è  il Fiscal Compact (FC)? Sostanzialmente un accordo-trattato al quale hanno aderito 25 stati membri dell’Unione Europea, compresa l’Italia  alla fine del 2012. Il trattato prevede delle direttive precise in ambito economico finanziario dei Paesi aderenti.

Anzitutto l'obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio, con la regola che prevede che le spese di ogni Stato devono essere uguali alle entrate.

L'obbligo di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil (e superiore all'1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil).

La drastica riduzione del rapporto fra debito pubblico e Pil, pari ogni anno a un ventesimo della parte eccedente il 60% del Pil.

Il FC si basa sul principio che per riconquistare i mercati dopo le grandi crisi finanziarie, occorra avere i conti a posto e da qui ne consegue  l’applicazione pratica dei principi di austerità.

Questa presa di posizione si scontra  ovviamente con il pensiero economico keynesiano che ritiene, al contrario, che la stretta sui bilanci contribuisca a deprimere le economie dei singoli Stati.

Rispetto a quanto richiesto dal  FC il nostro Paese è deficitario sia sotto l’aspetto del pareggio del bilancio, che sul divario debito / Pil: una situazione praticamente insanabile, dove solo per il divario del debito l’Italia dovrebbe fare una manovra di quasi 50 miliardi di euro per molti anni.

L’unica via percorribile sarebbe quella di aumentare il valore del PIL, mantenendo al contempo invariato il debito.  A questo punto, in chiaro contrasto con il pensiero anglosassone,  riteniamo che un moderato aumento dell’inflazione, fino a un 2,5 %, potrebbe dare un prezioso contributo.

Comunque, per la soluzione di questo problema quanto mai importante per il nostro Paese siamo in attesa di sentire  le prime proposte che i nostri politici sveleranno nella imminente campagna elettorale.

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Articolo pubblicato il 03/01/2018