Torino. “Me lasserà tu mo” Le frottole intavolate per tastiera da Andrea Antico

A Palazzo Barolo, il quarto concerto della dodicesima edizione di Regie Sinfonie, la stagione di musica antica e barocca organizzata dai Musici di Santa Pelagia

Il concerto si terrà venerdì 26 gennaio 2018 alle ore 21 nel Salone d’Onore di Palazzo Barolo, Via delle Orfane 7 Torino, e vedrà protagonista l’Ensemble Les Nations diretto dal clavicembalo da Maria Luisa Baldassari in Me lasserà tu mo, un programma di straordinaria bellezza e di sorprendente vivacità imperniato su una silloge di frottole di autori oggi virtualmente dimenticati come Bartolomeo Tromboncino, Marchetto Cara, Michele Pesenti e Ranier. Ne deriva un ascolto di rara gradevolezza, che non mancherà di conquistare anche quanti considerano questo repertorio difficile e troppo lontano dall’estetica dei nostri tempi.

Programma della serata

 

Bartolomeo Tromboncino (1470-1535)

Gentil donna, se in voi

Frena donna i toi bei lumi

Vergine bella

Animoso mio desire

Audi cielo

Hor che ’l cielo e la terra

 

Michele Pesenti (ca 1470-?)

Che faralla, che diralla

Uscirallo o resterallo

 

Ranier

Me lasserà tu mo

 

Anonimo

La non vol esser più mia

 

Marchetto Cara (ca 1470-1525)

Per dolor me bagno el viso

 

Bartolomeo Tromboncino

Amor, quando fioriva

Son io quel ch'era quel dì

Non resta in questa valle

Stavasi amor dormendo

 

Ensemble Les Nations

Cristina Calzolari, voce

Giovanni Biswas, voce

Luigi Lupo, traverse rinascimentali

Gianluca Lastraioli, liuto e chitarrino

Maria Luisa Baldassari, clavicembalo

Nota di Sala

Tra le opere del primo Rinascimento giunte fino ai giorni nostri, quelle più famose – ed eseguite – ai giorni nostri rientrano in gran parte nell’ambito sacro, un fatto che ha finito per fare apparire agli occhi di molti questo periodo austero e lontano dalla sensibilità attuale.

Si tratta ovviamente di una visione quanto meno superficiale e basata su stereotipi ormai definitivamente superati, perché in realtà il patrimonio musicale fiorito tra il XV e il XVI secolo è molto più variegato e ricco di colori di quanto si possa credere. In questo periodo si svilupparono infatti diversi generi brillanti e vivaci, tra cui quelli della villanella e della frottola, che avrebbero espresso il lato più immediato e spesso scanzonato di un’epoca estremamente complessa sotto i profili storico e sociale e avrebbero lasciato un’eredità che si sarebbe trasmessa ai secoli successivi tramite il madrigale italiano e la chanson francese.

La frottola conobbe la sua massima diffusione nei sei decenni a cavallo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, grazie non solo a Bartolomeo Tromboncino e a Marchetto Cara, ma anche grazie all’apporto di compositori oggi più noti come Josquin Desprez e degli editori più importanti dell’epoca, primo tra tutti Ottaviano Petrucci, l’editore veneziano che nel 1501 diede alle stampe la prima pubblicazione musicale della storia, la raccolta Harmonice Musices Odhecaton. Sotto il profilo strutturale, la frottola si allontana dalla complessa struttura polifonica delle opere coeve, per adottare una linea melodica gradevole e un ritmo facile e orecchiabile, due caratteristiche che confermerebbero l’inserimento di queste opere nei lavori teatrali di quegli anni.

Sotto l’aspetto esecutivo, la frottola a quattro voci poteva essere affidata a sole voci oppure – più di frequente – a una sola (la più acuta), sostituendo le altre con strumenti di vario genere, tra cui il liuto, che ricopre sempre il ruolo di accompagnatore principe.

Il compositore che si dedicò con maggiore impegno alla frottola fu probabilmente il veronese Bartolomeo Tromboncino, il cui soprannome indica il suo strumento, un destino che condivise con suo padre, Bernardino Piffaro.

Le scarse notizie biografiche pervenuteci lo testimoniano a Mantova, dove nel 1499 trucidò sua moglie sorpresa in flagrante adulterio – a differenza di quanto fece in seguito Carlo Gesualdo di Venosa, per qualche ragione l’irato marito decise di risparmiare il suo rivale.

Questo fatto spinse Tromboncino a fuggire dalla città, per farvi ritorno dopo aver ottenuto il perdono dei Gonzaga – un fatto che dimostra meglio di qualunque parola la considerazione in cui era tenuta la sua arte. Poco tempo dopo il compositore abbandonò una seconda volta la raffinata corte mantovana («senza permesso e per deprecabili motivi», come si legge in una lettera inviata a un amico da un membro della famiglia Gonzaga), conducendo un’esistenza ai limiti della legalità.

Dopo essersi riconciliato una seconda volta con i Gonzaga grazie ai buoni uffici di Isabella d’Este, una delle donne più colte dell’epoca, Tromboncino si stabilì alla corte ferrarese di Lucrezia Borgia, cognata di Isabella. A Ferrara l’inquieto veronese sembrò trovare un certo equilibrio e una maggiore produttività, che oltre che nelle frottole trovò espressione in una serie di apprezzati intermedi.

Anche questa volta, però, Tromboncino non seppe resistere al fascino della strada, abbandonando intorno al 1521 la corte estense per andare a trascorrere i suoi ultimi anni a Venezia, tra alti (pochi) e bassi (molti). Nel caso di Tromboncino vale decisamente il detto genio e sregolatezza, come si può notare nella pregevole fattura di molte sue opere, spesso basate sui versi di poeti di alto livello, come la splendida Vergine bella, tratta dall’omonima canzone di Francesco Petrarca.

L’altro grande compositore di frottole, Marchetto Cara, può essere considerato una sorta di alter ego positivo di Tromboncino: nato anch’egli a Verona, probabilmente nello stesso anno, e attivo come lui presso la corte dei Gonzaga, condusse una vita decisamente più tranquilla, che gli permise di raggiungere la tranquillità economica, se non proprio una vera agiatezza.

Le sue opere – tra le quali si contano oltre cento frottole – conobbero una notevole diffusione e gli spalancarono tra le altre le porte della corte medicea, uno dei fari della cultura italiana della prima metà del XVI secolo.

Nel corso dei suoi viaggi Cara ebbe la ventura di incontrare uno dei maggiori maître-à-penser della sua epoca, Baldassarre Castiglione, antesignano come maestro di stile del Lord Brummel dell’epoca vittoriana e dell’Enzo Miccio dei giorni nostri.

Nel primo libro del Cortegiano, Castiglione espresse un giudizio estremamente lusinghiero sul compositore veronese, affermando «Né men commove nel suo cantar il nostro Marchetto Cara, ma con più molle armonia; ché per una via placida e piena di flebile dolcezza intenerisce e penetra le anime imprimendo in esse soavemente una dilettevole passione».

I brani presentati in questo concerto sono tratti dalle Frottole Intabulate per sonar organi, la prima raccolta di opere per strumento a tastiera della storia della musica, data alle stampe nel 1520 da Andrea Antico da Montona.

Questa raccolta contiene alcune tra le composizioni più note e amate dell’epoca, tra cui la citata Vergine bella e lo scatenato Che faralla, che diralla, divertente storia di un innamorato fattosi frate.

L’interpretazione de Les Nations esalta poi il ruolo dello strumento melodico, che applica i criteri di diminuzione di Silvestro Ganassi, teorico e musicista veneziano contemporaneo di Antico, che nelle sue pubblicazioni descrive metodi di variazione i cui risultati suonano agli orecchi moderni non dissimili dalle libere variazioni dei jazzisti contemporanei.

 

Ensemble Les Nations

L’ensemble Les Nations è presente da diversi anni sulla scena musicale italiana; nato con l’intento di riscoprire il repertorio barocco italiano ha in seguito esteso i suoi interessi al repertorio rinascimentale.

La curiosità, la profonda adesione agli ideali estetici di ciascun periodo studiato, fondate su di un rigore nell’approccio, sia dal punto di vista della ricerca che in quello dell’esecuzione, sono la cifra di questo ensemble, che porta avanti con passione ogni progetto e questa passione vuole comunicare ai suoi ascoltatori.

Il gruppo ha registrato per radio RAI 3, ha partecipato a numerose rassegne e festival musicali in diverse città italiane (ricordiamo Bolzano Festival, il Festival del concorso internazionale Guido d’Arezzo e il doppio appuntamento MITO, 2007 e 2008) ed è stato invitato a festival musicali in Grecia e Francia; su commissione della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha allestito Euridice di Jacopo Peri, che ha avuto diverse repliche in vari luoghi storici del Veneto nell’estate 1999 con notevole successo di pubblico.

La stessa opera è stata commissionata dal prestigioso festival MITO 2008. Nell’ottobre 1997 l’ensemble ha inciso il primo cd, dedicato alle musiche sacre del compositore mantovano/veronese Bartolomeo Tromboncino per la casa discografica Tactus.

La registrazione è stata modellata sulla pratica vocale e strumentale del primo Rinascimento, in particolare nel Nord Italia e a Venezia. La ricerca sulla musica rinascimentale è proseguita con un nuovo CD dedicato alla musica profana di Tromboncino (2001) nel 2002 è stata pubblicata invece una registrazione di composizioni sacre e profane del polifonista Costanzo Porta.

Dal 2005 inizia invece la ricerca sull’oratorio emiliano romagnolo di fine Seicento, un genere tanto importante quanto misconosciuto, serbatoio di splendide pagine vocali e strumentali.

Il progetto ha prodotto finora 6 titoli: il primo anno è stato dedicato a Giovanni Paolo Colonna con il “Il Transito di S. Giuseppe”, inedito conservato alla biblioteca Estense di Modena, trascritto per l’occasione. Nel 2008 è uscito un altro oratorio inedito, San Sigismondo re di Borgogna, del compositore bolognese Domenico Gabrielli, con splendide pagine per violoncello solista. Nel 2011 è stata la volta del “Mosè” di Giacomo Antonio Perti a cui sono seguiti nel 2014 Assalonne di nuovo di Colonna, mentre il 2016 è l’anno Giona di Giovanni Battista Bassani.

Tutti gli oratori sono stati presentati in vari festival italiani e incisi per Tactus. I suoi componenti hanno al proprio attivo ampie esperienze musicali come solisti, docenti in conservatori e corsi di perfezionamento musicale, musicologi. “Con le sue sonorità (Les Nations) ci ha riportato a un epoca più felice… [K. Papadakis, Rethimnika Nea, Creta]. “L’Ensemble Les Nations è riuscito felicemente a far concordare codici stilistici e codici di ascolto….[Il Resto del Carlino] “Il festino del Giovedì grasso eseguito dall’Ensemble Les Nations… un appuntamento imperdibile” [La Nazione] “An interpretation full of grace…” “enjoyable playing and singing…”[Early Music America].

Maria Luisa Baldassari

È diplomata in pianoforte presso l’Istituto Musicale Pareggiato “Verdi” di Ravenna, in clavicembalo presso il Conservatorio “Martini” di Bologna e in Paleografia e Filologia musicale presso la Scuola di Paleografia Musicale dell’Università di Pavia.

Perfezionatasi con Gordon Murray e Bob van Asperen, è stata inoltre finalista al concorso nazionale di esecuzione cembalistica tenutosi a Bologna nell’ottobre 1987.

La sua duplice formazione di esecutrice e studiosa le consente di operare nell’ambito della ricerca nel campo musicologico e in quello della prassi musicale, e ha scelto inoltre di dedicarsi all’organizzazione di eventi musicali didattici e culturali.

Nel primo ambito si è occupata prevalentemente di musica sacra del XVIII secolo, che ha studiato sia dal punto di vista archivistico-paleografico che storico, curando edizioni di  musiche, partecipando a convegni e scrivendo articoli e recensioni per volumi e riviste specializzate e pubblicazioni di storiografia musicale.

L’interesse didattico ed esecutivo per il basso continuo l’ha portata ad occuparsi di questo argomento: ha in particolare tradotto il metodo di Basso Continuo di Jesper B. Christensen per la casa editrice Ut Orpheus per la quale ha anche curato diverse edizioni critiche di composizioni vocali e strumentali (Stabat Mater e Salve Regina di Alessandro Scarlatti, La Dirindina di Giovanni Battista Martini). Ha inoltre curato o collaborato a curare la trascrizione di tutte le composizioni registrate con l’Ensemble Les Nations.

È direttore dell’ensemble Les Nations con il quale ha effettuato incisioni per la RAI e registrato nove CD di musiche sacre vocali e strumentali. In qualità di solista e con diverse formazioni orchestrali e cameristiche è stata invitata in vari festival italiani, e in Grecia, Francia, Svizzera, Austria, Serbia, Svezia, Portogallo, Brasile, Stati Uniti, Canada.

  Ha collaborato con solisti di chiara fama (M. Larrieu, B. Dickey, G. Banditelli, S. Montanari, A. Ciccolini). Ha inciso per le case discografiche Echo, Tactus, Rivo Alto, EMI e Nuova Era.

Dopo aver insegnato storia della musica al Conservatorio di Vicenza è passata alla cattedra di clavicembalo che ha tenuto in vari periodi presso i conservatori di Trieste Cosenza, Rovigo.

Attualmente è docente di clavicembalo al conservatorio “Rossini” di Pesaro. È cofondatrice e presidente dell’Associazione Collegium Musicum Classense, sostenuta e promossa dalla Provincia di Ravenna e dalla Regione Emilia Romagna, per la quale dirige dal 1996 la rassegna di musica sacra I luoghi dello spirito.

È stata direttrice e codirettrice al cembalo di numerose produzioni concertistiche e sceniche (Dido and Aeneas, La Serva Padrona, Semele): in particolare ha diretto, nell’estate del 1999, diverse rappresentazioni di Euridice di Jacopo Peri, commissionatale dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e ripresa nel 2008 per il Festival MITO presso il Teatro Regio di Torino. Nel 2010 è stata invitata a dirigere L’incoronazione di Poppea di Monteverdi presso il teatro nazionale di Klaipeda in Lituania.

Il concerto sarà proceduto nella stessa sede alle ore 20.15 dalla conversazione tra Giovanni Tasso e Maria Luisa Baldassari “La frottola e il repertorio profano dell’inizio del XVI secolo”.

Il prezzo del biglietto è di 10 euro (ridotti 6 euro).

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Articolo pubblicato il 18/01/2018