“L’ora più buia” – il Churchill di Gary Oldman

Il bellissimo film di Joe Wright segue i primi giorni da Primo Ministro di Winston Churchill all’inizio della seconda guerra mondiale. Gary Oldman meraviglioso

Anno: 2017 

Titolo originale: Darkest Hour

Paese: Regno Unito 

Durata: 114 minuti 

Genere: Drammatico, Guerra, Biografico

Regia: Joe Wright

Sceneggiatura: Anthony McCarten 

Cast: Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Ben Mendelsohn, Ronald Pickup, Stephen Dillane

Winston Churchill, il primo ministro più ricordato della storia britannica, artefice della vittoria del proprio paese nel secondo conflitto mondiale, ha occupato un discreto spazio sul grande schermo nell’anno appena terminato (se contiamo The Crown e Peaky Blinders, anche sul piccolo schermo). A partire dal film Churchill di Jonathan Teplitzky, inedito in Italia, dov’era interpretato da Brian Cox, passando per Dunkirk di Christopher Nolan, molto presente anche se non in carne ed ossa, per arrivare a uno dei film più attesi della stagione, L’ora più buia di Joe Wright, con un grande Gary Oldman nei panni dello statista.

Il film racconta dei primissimi giorni da premier di Churchill nel 1940, dopo le dimissioni forzate di Neville Chamberlain, la Gran Bretagna minacciata da un’imminente invasione nazista nel periodo da Churchill stesso definito “the darkest hour”, l’ora più buia del titolo. Facendo fronte ai tanti detrattori, alcuni nel suo stesso partito, i quali non lo ritenevano in grado di governare il paese dopo alcuni passi falsi come la campagna di Gallipoli e il suo sostegno all’abdicazione di Edoardo VIII, Churchill si trovò a decidere se negoziare la pace con il nemico o continuare a combattere per la libertà del paese.

Discorso valido già per i suoi lavori precedenti, L’ora più buia è un film da vedere anche solo per l’elegante regia di Wright (aiutata dalla sceneggiatura di Anthony McCarten), che accompagna i personaggi, in particolare il protagonista, in lunghe passeggiate in piano sequenza attraverso infilate di stanze, con una sapiente alternanza di luci e ombre in un evocativo richiamo figurato al titolo. Con una netta predominanza di sequenze girate all’interno, poca luce filtra dalle finestre, che siano quelle di un edificio privato, di Buckingham Palace o del Parlamento, e un totale buio appena rischiarato da fredde luci artificiali permea i sotterranei di Londra dove si decidono le mosse del conflitto (particolarmente affascinante la sequenza, immersa nel buio, in cui Churchill telefona dai sotterranei al presidente Roosevelt per chiedere aiuto contro i nazisti). Gli unici momenti in cui il sole riscalda l’ambiente sono quelli in cui il primo ministro è in compagnia della propria famiglia, specie la moglie Clementine.

La fotografia seppiata dai colori tenui e scarichi, curata dal francese Bruno Delbonnel, collaboratore di Tim Burton e dei fratelli Coen, bene si inserisce nel contesto di chiaroscuro e risulta perfettamente evocativa del periodo in questione.

Più di duecento ore di trucco e quattrocento sigari fumati nell’arco della lavorazione è ciò a cui si è sottoposto il grande Gary Oldman per trasformarsi nel premier britannico. Certo è difficile nascondere il suo peculiare sguardo malinconico, ma non è la perfetta somiglianza con il soggetto che rende buono un biopic, se così vogliamo definire il film di Wright. La camminata pesante, i modi talvolta bruschi ma sempre venati dall’ironia, l’onnipresenza di un sigaro e di un drink e soprattutto l’accento, quel modo di parlare farfugliato e confuso, non sempre intellegibile, rendono il Churchill di Oldman impressionante, già vincitore del Golden Globe al miglior attore, ovviamente candidato per l’Oscar. (Si consiglia sempre la visione del film in lingua originale, fondamentale in casi come questo).

Ascoltando e guardando il primo, lungo monologo a cui assistiamo, a pochi minuti dai titoli di testa, il famoso discorso al Parlamento in cui Churchill offrì “lacrime, sudore e sangue” per ottenere una “vittoria a ogni costo”, capiamo che il film ha già vinto. Il ritratto di un uomo ostinato e combattivo che guidò il proprio paese alla vittoria con la forza delle parole (prima di vincere il Nobel per la letteratura) non poteva che essere una pellicola trascinante e potente, con la capacità di entrare non solo nella sfera pubblica del grande personaggio, ma anche nella sua psicologia.

Il film alterna momenti di cronaca ed alcune immagini di repertorio a episodi di finzione altamente godibili, come la sequenza in cui Churchill fugge dalla sua auto privata per prendere la metropolitana e mescolarsi con gli inglesi, chiedendo le loro opinioni sulla guerra in corso e sull’eventualità di un negoziato con i tedeschi.

Oltre a Gary Oldman, il cast vanta altri ottimi professionisti come Kristin Scott Thomas nei panni della moglie Clementine, Lily James in quelli della segretaria Elizabeth, Ben Mendelsohn come Giorgio VI, Ronald Pickup come Neville Chamberlain (ruolo che avrebbe dovuto essere di John Hurt) e Stephen Dillane come Lord Halifax.

La colonna sonora è dell’italiano Dario Marianelli, già compositore per molti altri film di Wright, compreso Espiazione, che gli fece vincere un Oscar nel 2008.

Un film da vedere assolutamente, con una regia invitante e un protagonista semplicemente grandioso.

 

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Articolo pubblicato il 27/01/2018