Torino. Salone d’Onore di Palazzo Barolo.” Nur- Tradizione ed evoluzione nella Musica Armena”

Settimo concerto della dodicesima edizione di Regie Sinfonie, la stagione di musica antica e barocca organizzata dai Musici di Santa Pelagia

ll concerto si terrà sabato 24 marzo 2018 alle ore 21 nel Salone d’Onore di Palazzo Barolo, Via delle Orfane 7 Torino, e vedrà protagonista il soprano Rosy Anoush Svazlian e il pianista Andrea Manzoni in Nur – tesori della musica armena, un programma molto suggestivo incentrato sulla tradizione musicale dell’Armenia, che affonda le sue origini nei canti liturgici cristiani del V secolo e che nel corso del tempo si è evoluta alla luce delle culture vicine, mantenendosi però fedele alle proprie origini.

Questo concerto permetterà di scoprire anche la figura di Soghomon Gevorki Soghomonyan, compositore e musicologo geniale, passato alla storia con il suo nome da monaco di Komitas Vartapet.


Programma della serata

Il concerto sarà preceduto alle ore 20,15 da un’introduzione alla musica armena a cura di Giovanni Tasso e di Rosy Anoush Svazlian


Oror

Keler tsoler

Yes siretzi

Kakavik

Hov arek


Gurdjef per pianoforte

Brano originale

Brano originale


Dle yaman

Kani vur jan im

Oror (berceuse)

Alagyaz/khnki tsar

Ervum em

Shogher jan


Rosy Anoush Svazlian, soprano

Andrea Manzoni, pianoforte


l prezzo del biglietto è di 10 euro (ridotti 6 euro)


Nota di sala

Stretta tra l’Europa, il Medio Oriente, la Russia e i paesi dell’Asia centrale, l’Armenia ha risentito delle influenze culturali degli imperi che con il tempo si sono succeduti in questa regione.

In particolare, nel corso dei secoli nel territorio corrispondente all’attuale Armenia sono passati tra gli altri gli urartei, una civiltà fiorita all’epoca degli assiri nella zona del Lago di Van e tuttora avvolta dalle nebbie del tempo, i greci, i persiani, i romani, gli arabi, gli ottomani e i russi ma – nonostante questo – il popolo armeno ha sempre saputo preservare la propria identità culturale, che iniziò a svilupparsi con l’adozione del Cristianesimo come religione di stato, avvenuta nel 301 d.C. – oltre un decennio prima dell’Editto di Milano emanato da Costantino e Licinio – e la creazione di un proprio alfabeto, che permise la traduzione in lingua armena dei testi sacri e la creazione di una fiorente letteratura.

Sotto il profilo musicale, l’Armenia vanta una tradizione antichissima, le cui prime testimonianze certe risalgono al V secolo, quando vennero tradotti in armeno alcuni tropari e canti liturgici e vide la luce una serie di inni sacri originali.

L’importanza fondamentale di queste prime opere musicali fu sottolineata dall’antico storico armeno Mosè di Corene, che giunse al punto da definire la musica un elemento distintivo dell’identità nazionale.

Tra le tempestose vicende che funestarono la storia del popolo armeno, nel 1869 nacque Soghomon Gevorki Soghomonyan, un compositore e musicologo geniale, passato alla storia della musica con il suo nome da monaco Komitas Vartapet.

Rimasto orfano in tenera età, il ragazzo venne allevato dagli zii, che gli fecero proseguire gli studi nel seminario di Etchimiadzin, dove imparò la lingua armena – in precedenza era in grado di esprimersi solo in turco.

Accanto agli studi sacri e letterari, il giovane Soghomon si avvicinò alla musica, iniziando a nutrire un interesse sempre maggiore per la musica tradizionale del suo popolo, che lo portò a diventare l’antesignano degli etnomusicologi, molto tempo prima dell’ungherese Béla Bartók.

Questa passione lo condusse a girare per anni di villaggio in villaggio, alla ricerca di canti contadini, che raccolse con sistematicità, rielaborò e fece conoscere a un pubblico sempre più vasto e variegato.

Con ogni probabilità, senza la sua opera questo suggestivo patrimonio culturale sarebbe andato in gran parte perduto. Secondo Avedis Nazarian, un musicista contemporaneo armeno residente in Italia, Komitas ebbe «il merito di aver portato il canto popolare a un livello altissimo, ponendo le fondamenta della musica sinfonica e orchestrale armena».

Con la sua capillare ricerca, il compositore intendeva andare alle radici della musica armena, partendo da canti di epoca precristiana e non tralasciando espressioni musicali turche e curde. La tipologia dei canti raccolti è quanto mai ampia, comprendendo l’horovel, legato alla vita dei campi, canti domestici, ninne nanne, canti patriottici, canti di montagna e di pianura, canti di accompagnamento a danze maschili e femminili, canti d’amore, canti rituali, canti di emigrazione, uno dei quali è dedicato alla gru, l’uccello che nell’immaginario armeno simboleggia la diaspora.

Dopo avere pronunciato gli ordini sacri e assunto il nome Komitas, il compositore iniziò a scrivere una Divina Liturgia (Badarak) diventata una delle più utilizzate dalla Chiesa apostolica armena, e a presentare il patrimonio musicale del suo paese in tutti i principali paesi europei.

Durante il genocidio armeno perpetrato dalle truppe ottomane Komitas venne deportato in uno sperduto paese dell’Anatolia centrale, ma l’intervento di alcuni intellettuali e dell’ambasciatore degli Stati Uniti ne permisero la liberazione e il ritorno a Istanbul, dove si era trasferito nel 1910. Purtroppo, le atrocità dei massacri compiuti contro il suo popolo fecero vacillare il suo equilibrio psico-fisico, al punto da renderne necessario nel 1919 il ricovero in una clinica psichiatrica parigina, dove si spense nel 1935. In seguito le sue ceneri furono traslate a Yerevan, dove oggi riposano con tutti gli onori nel Pantheon.

A oltre ottant’anni di distanza dalla scomparsa di Komitas, il soprano americano di origine armena Rosy Anoush Svazlian e il pianista e compositore italiano Andrea Manzoni stanno portando avanti un’ambiziosa opera di riscoperta della musica tradizionale armena, presentandola – come aveva fatto pioneristicamente lo stesso compositore – in alcune delle sale da concerto più importanti del mondo.

In particolare, i due interpreti si pongono l’obiettivo di proporre al grande pubblico una serie di brani, mantenendone intatto da un lato lo spirito evocativo e aggiungendo dall’altro sonorità fresche ed estremamente attraenti, per tramandare alle generazioni che verranno la preziosa eredità di Komitas e di un millennio e mezzo di storia della musica armena.


Rosy Anoush Svazlian

Nata a San Francisco, è figlia d’arte e proviene da una famiglia armena dalle forti tradizioni artistico-musicali. Inizia giovanissima, all’età di cinque anni, lo studio del violino sotto la guida del padre, che è secondo violino nell’orchestra del War Memorial Opera House di San Francisco, e ben presto prosegue con il pianoforte.

All’età di 17 anni decide di assecondare la propria vocazione per il canto lirico e inizia a seguire lezioni private.

Frequenta inoltre masterclass con artisti di chiara fama come Blanche Thebom, Lucine Amara, e Lili Chookasian.

Nel 2004 decide di completare la sua formazione in Italia, dove frequenta con successo il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, conseguendo il diploma in canto con i maestri Gianni Mastino e Adalberto Tonini.

Partecipa nel contempo a numerose produzioni operistiche e si esibisce in recital solistici in Italia e all’estero. Le performance più significative in questo periodo sono rappresentate da L’opera da tre soldi (Jenny Diver e Lady Di) di Kurt Weill, Il piccolo Spazzacamino (Rose) di Benjamin Britten, La bohème (Musetta) di Giacomo Puccini, Il Signor Bruschino (Marianna) di Gioachino Rossini, L’elisir d'amore (Adina) di Gaetano Donizetti, Le nozze di Figaro (Contessa) di Wolfgang Amadeus Mozart e La voix humaine di Francis Poulenc. Ha anche debuttato nel ruolo di Savitri al Teatro dal Verme di Milano nell’opera omonima di Gustav Holst.

Completa il suo perfezionamento artistico presso l’Accademia della Scala, sotto la guida del Maestro Vincenzo Manno. Nel 2010 su invito di Placido Domingo si è esibita al suo fianco nell’ambito dello Yerevan Perspectives International Music Festival, tenutosi nella capitale armena.

Nel 2011, il Maestro Domingo la ha invitata a partecipare al concorso lirico internazionale Operalia tenutosi a Mosca, nel quale si è esibito al fianco dei giovani talenti più promettenti della scena lirica mondiale.

Nel 2013 ha debuttato nel ruolo di Anoush, nell’opera omonima di Armen Tigranian presso il Teatro dell’Opera di Stato di Yerevan. Dal 2013 ha iniziato a lavorare con il pianista e compositore Andrea Manzoni su un progetto basato sulla musica armena, chiamando il duo NUR, che prevede la rivisitazione di melodie tradizionali armene e la ricerca di un nuovo suono mantenendo il testo e la melodia dei brani originali.

Si sono esibiti in diversi posti in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la Carnegie Hall di New York, St. Martin-in-the-Fields a Londra e il Bari Jazz Festival.


Andrea Manzoni

Nato nel 1979 e residente a Parigi, Andrea Manzoni ha iniziato il suo percorso musicale all’età di 10 anni studiando con numerosi insegnanti presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara.

Si è esibito in numerosi teatri e festival a livello internazionale quali la Carnegie Hall di New York, Saint Martin-in-the-Fields di Londra, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, l’Arts Center di Hong Kong, l’Acropolium di Cartagine, il Théâtre Municipal di Tunisi, il Blue Note di Milano e festival come l’ISEA2016 di Hong Kong, l’e-Luminate Festival di Cambridge, l’Heineken Jammin Festival.

Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive di emittenti italiane e straniere come la RSI della Svizzera Italiana, France 2, France Inter e molte altre.

I suoi lavori in qualità di compositore sono stati supportati da numerosi istituzioni, tra cui la Fondation SUISA, l’Ernst Göhner Foundation, la Rete Due della Svizzera Italiana, la Serapian Foundation, la Raiffeisen Bank, Intesa San Paolo, la Città di Lugano, la Città di Berna e la SSA. Ha all'attivo numerosi produzioni discografiche consultabili presso il suo sito web www.manzoniandrea.com.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/03/2018