Torino. Dominika Zamara e Chopin

Al Circolo del Lettori, un raffinato e raro recital con pagine poco eseguite

Sabato 21 aprile alle 21 nella accogliente cornice del Circolo dei lettori il soprano Dominika Zamara e il pianista torinese Andrea Musso proporranno al pubblico un raffinato recital che spazia dalle arie più famose di Mozart, alle incantevoli romanze di Gioachino Rossini (compositore di cui quest’anno si celebra il centocinquantesimo anniversario della scomparsa) e di Vincenzo Bellini, per arrivare a una scelta dei Lieder op. 74 di Fryderyk Chopin, pagine assai poco eseguite alle nostre latitudini.

Il concerto (ingresso euro 11,80) è organizzato dall’associazione culturale “Franz Schubert”, che promuove da anni la diffusione della musica classica nel panorama torinese, ponendo una particolare attenzione a opere e autori poco noti e dagli intensi contenuti emozionali.

Nel corso della serata la casa discografica torinese Elegia presenterà anche in prima assoluta il nuovo disco di Dominika Zamara, realizzato con il pianista Franco Moro, che comprende i 17 Lieder op. 74 di Chopin, a quali si aggiungono un brano riscoperto di recente dell’autore polacco (che contribuisce a rendere questo disco una chicca imperdibile per gli estimatori del grande virtuoso) e due belle pagine di Stanislaw Moniuszko e Ignacy Jan Paderewski.

Quasi fosse un diario intimo, la produzione di Fryderyk Chopin esprime con grande profondità la complessa personalità del compositore polacco, con le polacche che ne rivelano l’attaccamento alla patria, i notturni che danno libero sfogo al suo introspettivo romanticismo, le due raccolte di studi che elevano un monumento al virtuosismo che anche grazie al suo quasi contemporaneo Franz Liszt stava conquistando l’Europa, mentre le tre sonate e i due concerti per pianoforte e orchestra costituivano un modo per avvicinarsi ai generi più in voga dell’epoca.

A queste celebri opere che vedono assoluto protagonista il pianoforte si aggiungono i Lieder op. 74, non un ciclo organico come Die schöne Müllerin e Winterreise di Schubert, ma una eterogenea raccolta di brani basati su testi di autori diversi, che rappresenta l’unico contributo dato da Chopin al repertorio vocale.

Chopin non amava scrivere per la voce. «Lasciami solo il pianoforte»: con questa lapidaria frase il compositore rispose ad Adam Mickiewicz, che – come altri – gli aveva chiesto più volte di scrivere un’opera lirica, con la malcelata speranza che potesse fondare una scuola nazionale come pochi anni prima aveva fatto per la Germania Carl Maria von Weber con Der Freischütz (Il franco cacciatore).

Con ogni probabilità, Chopin faceva fatica ad adeguarsi ai contenuti e ai ritmi di un testo poetico concepito da altri, sentendo l’impellente esigenza di riempire ogni sua opera solo con la sua toccante interiorità.

I diciassette brani dell’op. 74 vennero composti per essere eseguiti nei salotti aristocratici, un funzione tutto sommato marginale rispetto ai capolavori per pianoforte solo, che trova conferma nel fatto che questi brani furono pubblicati per la prima volta dall’editore tedesco Schlesinger solo nel 1857, otto anni dopo la morte del loro autore.

Nonostante queste traversie, i Lieder op. 74 costituiscono oggi una delle colonne del repertorio vocale polacco, grazie a un fascino tanto sottile quanto persistente, che rivela molti dei segreti più reconditi dell’anima di Chopin.

In particolare, alcuni sono legati al nome di Konstancja Gladkowska, come Precz z moich oczu (Lontano dai miei occhi), dal quale traspare lo struggente dolore del distacco dalla donna amata negli anni polacchi, mentre altri affrontano altri temi, come Wojak (Il guerriero), ardente inno guerresco in cui possiamo riconoscere qualche eco della quasi contemporanea canzone All’Italia di Giacomo Leopardi, e Smutna rzeka (Triste fiume), che accosta l’immagine delle acque di un fiume alle strazianti lacrime di una madre che ha cresciuto e visto morire sette figlie. Una particolare menzione spetta a Jakie? kwiaty, jakie wianki (Quali fiori), brano di rarissimo ascolto scritto da uno Chopin appena diciannovenne.

Il programma si chiude con tre brani pressoché inediti, due di Stanislaw Moniuszko, compositore che grazie a Halka si appropriò del titolo di padre dell’opera nazionale polacca rifiutato da Chopin, e uno di Ignacy Jan Paderewski, pianista di eccelso talento, che dopo la fine della prima guerra mondiale ricoprì – sia pure per breve tempo – il posto di primo ministro della Polonia.

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Articolo pubblicato il 19/04/2018