Formula 1 senza “ombrelline”. Norme di "etica" o ultimo inchino di sudditanza?

Una bislacca ipotesi: cinque gran premi in terra islamica. Tra tante modifiche al regolamento non è certo la più importante, però…

Il circo della formula 1 è diventato globale, ma ha perso una caratteristica che da sempre ha accompagnato la sua storia: le donne accanto agli eroi senza paura, pochi minuti prima della partenza. Una volta erano soprattutto mogli e fidanzate, poi evolute in selezionate “ombrelline”. Belle rappresentanti del sesso femminile che, da una certa velocità in poi, al volante sembra non aver ancora raggiunto la parità, ma non ha perso il suo ancestrale fascino nell’epico dualismo “donne e motori”. Un’accoppiata che ha sempre fatto del bene alla vista senza mancar di rispetto alla donna che, storicamente anch’essa, non ha mai disdegnato belle macchine e andature “fuori dal codice”.

“La loro presenza non è più in linea con i nostri valori e con le norme sociali moderne”. Così ha dichiarato già al gran premio di Melbourne, il direttore tecnico Sean Bratches, responsabile commerciale della velocità per via mediatica, aggiungendo: “nell’ultimo anno abbiamo notato alcune aree che hanno bisogno di essere aggiornate a quella che è la nostra visione dello sport”.

Sarà proprio così?

Ben altri sono certi particolari che mancano di rispetto alla donna in ogni sua conformazione. Alcuni legati proprio alla prossima riflessione, sebbene priva di alcun fondamento e tanto meno, di fondamentalismo, però….

La formula 1 e la moto GP sono sempre di più un business commerciale e ultimamente, le nuove piste dall’aspetto futuristico, sono state ricavate in cinque Stati governati da danarosi governi islamici. Sono loro i clienti delle nostre macchine veloci, macchine europee per invenzione, tradizione e sviluppo. Ed è qui che è sorto il dubbio: non è che sloggiare donne emancipate dalla linea di partenza è stato un muto prezzo da pagare a una diversa tradizione a “mezzaluna”?

Pensieri vaganti dopo una gara tra i nuovi grattacieli arabeggianti dell’Azerbaigian, gara mozzafiato seppur scandita più da eventi collaterali all’impegnativo toboga che non alla velocità di macchine e piloti. Pensieri vaganti senza faziosità. Ma sarà per abitudine o per sensibilità alla bellezza muliebre, quelle ragazze “sorridente coreografia”, mi mancano un pò.

Pensieri ipotetici, figli di questi tempi strani dove, in breve tempo, sul piccolo schermo è stato sdoganato di tutto: programmi osè, morte in diretta, attentati e violenze si danno il cambio, alternandosi a politica senza senso e a qualche bella domenica di sport a tutta velocità, ma senza ragazze, abolite da orizzonti lontani?

Non datemi retta, il crocifisso lo abbiamo già spostato, forse è colpa solo di questo, il resto è riflessione di un momento o perché La Ferrari non ha vinto; presto mi passerà!

 

 

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Articolo pubblicato il 01/05/2018