Torino e i problemi di GTT

Scioperi, esuberi, licenziamenti, bandi senza partecipanti: il futuro dei trasporti torinesi

In questi giorni si è tornato a parlare dell’allargamento delle città metropolitane e il sindaco Chiara Appendino ne ha discusso con i suoi pari colleghi di Milano, Genova e Bari.

Da quando esiste l’alta velocità e, ahimé, soprattutto da quando Torino è entrata in recessione terminato l’effetto olimpiadi 2006, la sinergia tra il capoluogo piemontese e Milano è diventato uno degli argomenti più discussi degli ultimi anni.

Basta, infatti, pensare al Salone del Libro quasi “scippato” da meneghini, a Torino Settembre Musica trasformatosi in MiTo per “regalare” qualcosa ai Milanesi, ad alcune mostre già promesse ma poi “dirottate” sul capoluogo lombardo, sino al record di pendolari da Torino verso Milano “grazie” al Freccia Rossa, metropolitana d’Italia che costa la modica cifra di 30 euro per recarsi a Milano, per farsi un’idea delle prospettive del capoluogo sabaudo.

Ammettendo anche che sia proficuo ragionare per macroaree, che siano tra capoluoghi di regione o semplicemente aree metropolitane che inglobino tutti i Comuni della Provincia di Torino nella Città Metropolitana coordinata dal sindaco Appendino, quanto meno sarebbe utile ci fosse un efficacie sistema di trasporti per muoversi agevolmente nella supermetropoli.

Quando, però, si sente pronunciare il nome GTT iniziano i problemi, a partire da quelli economici nei quali un anno fa versava l’azienda.

Per far rinascere GTT, si è prima puntato al piano di razionalizzazione, che dal burocratese all’italiano corrente significa tagli sulle frequenze dei bus; poi si sono acquistati alcuni bus di seconda mano arrivati dall’Europa dell’Est; a breve inizierà l’accorpamento dei biglietti, ossia aumenti;  infine è la volta di licenziamenti ed esuberi dichiarati in questi giorni, tanto da portare i sindacati a indire l’ennesimo sciopero cui i Torinesi sono abituati quasi mensilmente.

Per finire in bellezza, c’è la beffa di qualche giorno fa, dal momento che, lungo il percorso che dovrebbe portare all’attuazione del nuovo piano industriale, il bando per l’acquisto dei nuovi autobus comprensivo del contratto di manutenzione da esternalizzare è andato deserto: altro che pensare alla seconda linea della metropolitana quando non si riesce neanche ad acquistare qualche decina di bus attraverso un bando.


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Articolo pubblicato il 05/05/2018