SSC Napoli vs Torino FC 2-2

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: i partenopei, ormai alla frutta, non vanno oltre il pareggio in casa contro i granata

Il 4 Maggio 2018 verrà ricordato per l’editoriale pubblicato su “La Gazzetta dello Sport”, a firma di Andrea Schianchi, dedicato alla tragedia di Superga ed agli Invincibili.

Per carità, nessuno nega ad un collega “super partes”(anche se di dichiarata fede bianconera), di scrivere riguardo ad una squadra diventata leggenda mondiale, fenomeno di costume, stile di vita ed esempio di lealtà; ma nessuno può e si deve permettere di paragonare il “tremendismo” granata, nato proprio con il Grande Torino, al “carattere d’acciaio...che ricorda un pò quello della J##e, la grinta di Buffon, Barzagli e Chiellini, tanto per intenderci”.

Un pò come paragonare la capacità manageriale ed imprenditoriale di Enrico Mattei a quella di Leoluca Bagarella, oppure, per rimanere in ambito calcistico, attribuire il “tocco in più” di riveriana memoria a Sandro Mazzola.

Parole becere, vigliacche, provocatorie, diffamatorie, blasfeme, a cui hanno fatto seguito migliaia di mail  indirizzate alla redazione della “rosa”, più o meno incazzate, e che hanno “costretto”, solo due giorni dopo, il  collega ad un articolo di scuse.

Articolo di scuse che mi sa tanto di ulteriore presa per il culo: poche righe stereotipate, di circostanza, alquanto ipocrite e per nulla sentite, che personalmente mi hanno fatto  montare ulteriormente la carogna.

Inutile sottolineare che l’editore del giornale in questione, non è Giangino Bernaudo, ma l’imprenditore di Masio (Al).

 

A questo siamo ridotti, a questo siamo arrivati: un paragone che magari farà felici i più irriducibili #cairoboys, quelli che applaudono dopo un derby perso scansandosi, tanto per chiarire; ma che, almeno a mio parere, fissa l’ultimo chiodo sulla bara del “Toro”, che non esiste più da tredici anni, e che l’altro ieri è stato sepolto definitivamente.

Prova ne sia la scarsissima affluenza di tifosi a Superga.

 

Proprio per questo motivo, da oggi a venire, non parlerò più di “Toro” nei miei articoli, ma di “Torino FC”, limitando al massimo la parola “granata”, visto che il colore della maglia è comunque lo stesso.

 

Tornando all’odierno, oggi la squadra gioca al San Paolo, e a questo punto, tra il serio e il faceto, mi chiedo se i “nostri” metteranno in campo lo stesso “tremendismo” e la stessa grinta, vista proprio nell’ultimo derby casalingo.

 

Walter “mettiamo in campo i valori di Superga” Mazzarri, oggi manda in campo (3-5-2):Sirigu; N’Koulou, Burdisso, Bonifazi; De Silvestri, Acquah, Rincon, Baselli, Ansaldi; Niang, Ljajic.

Quindi Belotti in panchina, per il tripudio di chi vorrà portarlo in spalla alla nuova squadra.

 

Venticinque minuti di buio totale, senza gioco, senza nerbo e senza voglia, dove l’armata Brancaleone di Mazzarri supera a mala pena un paio di volte la metà campo avversaria, poi il Napoli passa in vantaggio: Burdisso (massimo rispetto alla carriera, ma è ora di appendere gli scarpini al chiodo), si addormenta nella propria area, Mertens lo anticipa con la punta del piede e trafigge l’incolpevole Sirigu (prossimo portiere dei partenopei).

Nulla da segnalare per i restanti venti minuti, se non lo sbracciarsi di Ljajic, solo come un cane nella metà campo avversaria. Vergogna.

 

Stessa solfa all’inizio della ripresa, poi al nono minuto, alla prima vera azione in profondità, il Torino pareggia: Ljajic lancia Baselli, che entra in area e tira in corsa, leggera deviazione di Chiriches che spiazza Reina.

La partita si innervosisce, forse i biancazzurri non si aspettavano il pareggio, entra Belotti al posto di un ectoplasmatico Niang, ma è il Napoli a tornare in vantaggio al ’26: Hamsik (100 reti in serie A), appena entrato in campo, riporta in vantaggio i partenopei con un gran tiro dal limite dell’area.

San Paolo ammutolito al ’37: Ljajic, ancora lui, pennella un perfetto lancio in area per la testa di De Silvestri, che pareggia.

Cinque minuti di recupero, ma il risultato non cambia, per la delusione dei giocatori in campo, del pubblico sugli spalti e dei commentatori Sky.

 

Insomma, va come doveva andare e finisce come doveva finire: il Torino fa la sua partita, opaca, senza infamia e senza lode, ma il Napoli non ne ha più e, anche se la matematica non lo conferma, consegna lo scudetto alla attuale capolista.

Sinceramente, che vinca lo scudetto la attuale capolista, mi frega assai poco: si tratta di uno dei campionati più taroccati, nel segno del, o della VAR, che io ricordi.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 06/05/2018