Se io sono il centro di tutto - parte seconda: conseguenze.

Riflessioni su come individuo e società si determinano reciprocamente.

Nella prima parte di questo articolo siamo giunti ad osservare come agiamo normalmente nel quotidiano; cioè diciamo una cosa e ne facciamo un’altra. Come possiamo quindi stupirci se la società si struttura in modo diverso da come crediamo sia giusto o ci aspettiamo?

 

Abbiamo anche ammesso che non sappiamo davvero cosa determini le nostre azioni diversamente da quanto affermiamo di voler fare.

 

Un vecchio proverbio dice infatti: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

 

Continuiamo quindi considerando quanto segue ….

 

se io sono il centro di ogni cosa, allora ogni cosa può rappresentare un potenziale pericolo e quindi la società dovrà essere costruita per proteggermi …

1 – … dai furti mediante sistemi d’allarme

2 – … dalle perdite economiche mediante le assicurazioni

3 – … dalla malattia mediante le strutture mediche e ospedaliere

4 – … da invecchiamento e degenerazione del corpo mediante chirurgia estetica e altri prodotti

5 – … dall’odore del mio corpo mediante deodoranti

6 – … dall’ignoranza mediante sistemi scolastici

7 – … dagli interessi degli stati vicini mediante la politica

8 – … dalla mancanza di mezzi per il futuro mediante ogni forma di accumulo di beni

9 – … dal comportamento altrui mediante leggi e regole

10 – … dalle azioni altrui mediante l’opera degli avvocati e dei tribunali

11 – … dalla realtà mediante la fuga in paradisi balneari, psicologici, religiosi etc etc

Queste sono solo alcune delle considerazioni che possiamo elencare; ovviamente se ne possono aggiungere all’infinito. Evidentemente alcune di esse possono anche essere utili e opportune; tuttavia anche se il legittimo desiderio di benessere e protezione, che ognuno di noi possiede, fosse soddisfatto per quello che possiamo conoscere, non possiamo evitare di constatare che le cose non vanno comunque come vorremmo.

Infatti possiamo proteggerci o farci proteggere da ciò che conosciamo, ma da noi stessi e da ciò che non conosciamo di noi stessi chi o cosa ci protegge? Se per proteggerci da ciò che conosciamo abbiamo avuto bisogno che fossero create tutte queste strutture, e ciò che conosciamo è così poco, quali e quante strutture dovranno ancora essere create per proteggerci da ciò che scopriremo essere potenzialmente pericoloso per noi? E a che prezzo?

Queste sono battaglie perse in partenza che trasformano la vita in una guerra perenne di tutti contro tutti. Le regole di questa guerra determinano una società che si struttura come un campo di battaglia di parti costantemente e alternativamente contrapposte. Le paure e le tensioni che ne derivano superano le assicurazioni protettive, e la perdita energetica conseguente genera l’ansia e l’insicurezza. Questi stati d’animo sono alla base del generale malessere sociale e individuale. Inoltre sono corresponsabili di molte malattie psichiche.

Non c’è quindi via di scampo?

Continua nei prossimi articoli

Schema e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 06/06/2018