Se io sono parte di tutto - parte prima: presupposti (parte seconda venerdì 15 giugno ore 12.00).

Riflessioni su come individuo e società si determinano reciprocamente.

Ci siamo lasciati con una domanda. Riprendiamo dalla stessa per continuare.

Non c’è quindi via di scampo alle condizioni che determinano il deterioramento dello stato sociale? Certamente no! A tutto c’è rimedio. Tuttavia per poter ottenere qualcosa di buono e duraturo occorre mirare molto in alto, verso le cime dell’utopia, per poi scendere a più miti consigli. Infatti il compromesso è sempre l’unica reale possibilità praticabile.

Però il pensiero è la porta di accesso alla possibilità e l’intenzione perseverante è il suo motore; quindi ognuno dispone degli strumenti necessari per cambiare direzione in qualsiasi istante. Il carburante per farli funzionare è la volontà; quindi non manca niente, non ci sono scuse.

Possiamo farlo e quindi:

se io sono parte di tutto, ovvero sono responsabile di fare ciò che è la mia parte per poter usufruire anche del resto, allora la società dovrà essere costruita in modo da …

1 – … non costringere gli altri a soddisfare i miei desideri

2 – … rendere ognuno responsabile delle proprie intenzioni e degli atti conseguenti

3 – … non permettere di dire ad un altro ciò che è meglio per lui o cosa deve fare

4 – … rendere evidente che i miei figli sono anche figli degli altri, e quindi la mia autorità verso di loro è relativa solo alla mia parte di responsabilità

5 – … operare in modo che bambini, adulti e anziani possano convivere senza necessità di “strutture dedicate”

6 – … permettere che i figli di chiunque possano avere la libertà e la responsabilità di poter fare la propria esperienza

7 – … evidenziare come le mie aspettative richiamino risposte coerenti e quale sia il loro costo sociale e personale

8 – … operare in modo compatibile con l’interesse della collettività

9 – … rendere evidente che la mia salute psichica e fisica sia un mio diritto conseguente il mio dovere di perseguirla e mantenerla intelligentemente

10 – … rispettare la vita senza volerla prolungare a tutti i costi

11 – … rendere evidente che anche gli altri stanno facendo la loro parte al meglio possibile

12 – … rendere contemporaneamente presenti in ogni attività tutti gli aspetti che formano la qualità della vita

13 – … mettere in evidenza in modo trasparente come sia amministrato il bene pubblico e le sue necessità reali

14 – … aver rispetto dei diritti umani e credibilità pratica per avere la fiducia costante dei suoi membri

Semplicistico? Utopistico? Fantasioso?

Può darsi!

Ma lo è altrettanto pensare di risolvere le questioni, che sempre di più si presentano insolute, inventando e aggiungendo sempre più leggi e regolamenti finendo per ingessare tutto, rinchiudendo ogni possibilità dentro un’armatura in cui asfissia fino alla morte.

Sani e sicuri, ma morti.

Come si può gridare a qualcuno “non dire o non fare” se la vita è sperimentazione continua, esperienza meravigliosa di sempre nuove sfide?

Ogni sfida lanciata dalla vita richiede l’uso di tutti i talenti disponibili e non ammette presuntuosa superficialità o timido approccio.

Qual è uno scenario possibile?

Segue nella seconda parte

Schema e testo

Pietro Cartella

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/06/2018