"Ho visto cose che..." il nuovo, bellissimo album di ANDREA MINGARDI SUPERCIRCUS

Ricordo quel concerto come se fosse adesso.

Estate del 1982, Parco della Pellerina (“Punti verdi”, come si chiamavano allora): Andrea Mingardi Supercircus in concerto.

All’epoca facevo radio e già mi occupavo di interviste con gli artisti, c’erano meno controlli e meno addetti alla security e lavorare era un piacere.

Andai a quel concerto pieno di curiosità: conoscevo l’artista bolognese giusto per due singoli di successo, “Datemi della musica” e  Pus”, ed avevo ascoltato distrattamente “Xa vut da la vetta” (Cosa vuoi dalla vita), un disco di rap (tra l’altro il primo pubblicato in Italia), “rappato” in bolognese (guai ad anteporre “dialetto”, perché il buon Andrea si incazza di brutto).

 

Ebbene, assistetti quella sera ad uno spettacolo mai visto: definirlo “concerto” sarebbe restrittivo.

Canzoni, monologhi, travestimenti, battute e barzellette, a ritmo di blues e rhytm’n’blues, una band da paura, capitanata e diretta da Maurizio Tirelli (anni dopo mentore di Laura Pausini) e lui, Andrea Mingardi, cantante, intrattenitore, cantastorie, cabarettista.

Ripeto: uno spettacolo mai visto prima.

Poi, dopo lo show, l’incontro col protagonista, informale al massimo: feeling immediato e una lunga chiacchierata, a base di musica, ma anche di calcio (grande esperto e sfegatato tifoso del Bologna), di biliardo (ex giocatore di ottimo livello), di batteria (il suo strumento base), e, da buon bolognese, naturalmente anche di “patacca”.

 

Un’amicizia nata per caso, nonostante la differenza di età, e protrattasi per tutti questi anni, culminata, se posso dirlo, con la prefazione al mio primo noir, “Il rullante insanguinato” (Sillabe di Sale Editore), cosa di cui vado particolarmente fiero.

 

Immaginate quindi con quale curiosità, e golosità, abbia ascoltato il nuovo cd “Ho visto cose che…” (Et. Incipit), fresco di stampa, che segna il ritorno, dopo tempo immemore, proprio di Andra Mingardi Supercircus.

 

Dopo il primo ascolto, mi sorge spontanea una domanda, che per altro già mi ero posto fin dai tempi di “Si sente dire in giro” (1990), se non addirittura da “Eccitanti conflitti confusi” (1985): perché Adelmo sì e Andrea no?

Perché il primo è considerato il vate italiano di un certo genere di musica, mentre il secondo, che vate lo è davvero, non è mai stato valutato ed apprezzato come merita?

Mi-mi-mistero.

 

Ho visto cose che…”, è un disco bellissimo, a scanso di equivoci, che non ha nulla da invidiare “rispetto” (gioco di parole virgolettato, alquanto voluto) a “Black cat”, tanto per fare un paragone.

 

Un disco dove si respira blues, rhytm’n’blues, funky, soul, con la voce graffiante, per lunghi tratti cartavetrata, in bella evidenza. La voce di uno che è nero dentro.

Un disco maturo, ben suonato, ben arrangiato, caratterizzato da suoni vagamente retrò, ma quanto mai attuali, che, contrariamente a quanto faccia pensare il titolo, non rimanda ad argomenti “bladerunneriani”, ma è un grido di denuncia rivolto all’Italia plastificata contemporanea.

 

Ci vuole un po’ di rock’n’roll” apre con grande energia la track-list: brano scritto per Mina, che la “tigre di Cremona” stessa, ha pubblicato sul suo ultimo disco, “Maeba”.

Molto bella “Anima soul”, che vede come special-guest Frankie Hi-Nrg MC, seguita a ruota dalla title-track, “Ho visto cose che…”; degna di nota “Il primo giorno del mondo”, con la voce in gran spolvero, voce che indegnamente un qualunque neofita paragonerebbe senz’altro a quella del singer di Roncocesi (Re).

Riaprono i locali” è, almeno a mio giudizio, la canzone migliore dell’intero album: elegante, raffinata, impreziosita dal sax di Stefano Di Battista, la vedrei bene interpretata ancora dalla Sig.ra Mazzini. Sembra scritta apposta per lei.

Coraggiosa la scelta di chiudere la scaletta con una cover: “Spinnin wheel” dei Blood Sweet & Tears. Chi erano costoro, si chiederà il già citato neofita.

 

Insomma “Ho visto cose che…” è un disco godibile, tutto da ascoltare; un disco che celebra degnamente il ritorno sulle scene di uno dei più grandi autori contemporanei, nonché grande interprete.

A cercare il pelo nell’uovo, manca forse un hit-single, una di quelle canzoni che, passata e passata per radio, traina vendite ed ascolti, ma è un dettaglio.

Sono ancora vivo”, canta Andrea.

Questa è la cosa importante.

 

Stay Always Tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 18/06/2018