Simpatia e antipatia sono trappole emotive.

L’effetto calamita svela l’equivoco dell’anima gemella.

Continuiamo il discorso relativo alle conseguenze delle convinzioni che si instaurano nell’essere umano, prendendo in considerazione quegli aspetti emotivo-comportamentali che chiamiamo simpatia ed antipatia.

 

Tutti proviamo questi cosiddetti stati d’animo emotivi, indipendentemente dalla nostra volontà. Essi sono talmente veloci nel presentarsi che a nulla valgono i nostri tentativi di intercettarli e gestirli. Ce ne accorgiamo solo a fatti avvenuti e dopo avervi reagito inconsciamente. Infatti, anche se non possiamo sempre avvedercene, il nostro corpo risponde con il suo atteggiamento, prima ancora che con le parole.

 

Nella condizione di antipatia non ci sono aspetti caratteriali e comportamentali in comune tra gli individui in questione; nel punto in cui si incontrano si materializzano contrapposizioni e conflitti. Di conseguenza essi si respingono e poi cercano di evitarsi. Però come nelle calamite, che hanno tutte le stesse proprietà caratteristiche, a respingersi sono i poli uguali. Ovvero chi è simile in quell’aspetto si respinge.

 

Si dice che non ci possono stare due galli nello stesso pollaio!

 

Tuttavia è difficile per entrambi accettare che ciò che ci dà fastidio nell’altro è proprio l’aspetto più simile al nostro!

 

Però l’antipatia provoca assai meno danni che la simpatia!

Incredibile vero?

 

Vediamo perché.

 

Abbiamo detto che se una persona è antipatica si cercherà di evitarla, evitando di conseguenza anche tutte le spiacevoli conseguenze che potrebbero avvenire. Ma se invece risulta simpatica, si farà di tutto per avere quante più possibilità di contatto, senza comprendere quale altro meccanismo si metterà in atto.

 

Infatti anche qui si tratta sempre di un meccanismo biologico di attrazione magnetica, basato, in questo caso, sui poli opposti, cioè quelli che si attraggono anziché respingersi. Notate però cosa avviene tra due calamite: esse sono attratte solo fino a quando continuano ad essere a contatto sullo stesso punto. Se si spostano, anche di poco, le cose cambieranno gradatamente fino a quando torneranno nuovamente a respingersi. Dapprima semplicemente l’attrazione diventerà minore, poi irrilevante ed infine tornerà ad essere repulsione.

 

Su questo principio si basa l’equivoco dell’anima gemella in base al quale si compiono scelte delle quali ci si può solo pentire e sul quale spesso si contraggono matrimoni.

 

L’equivoco nasce dal fatto che alcuni aspetti caratteriali e comportamentali risultano essere condivisi tra gli individui in questione, per esempio quelli relativi alla famiglia, lavoro, svago, e poiché, per un certo tempo, essi risultano essere quelli primari e dominanti si pensa che così sarà anche per quelli relativamente secondari.

 

Ovviamente così non è, come dimostrano i fatti, e quando cambiano le priorità cambiano anche le posizioni relative tra i poli, modificando conseguentemente le risposte.

 

Per esempio ad entrambi piace giocare a tennis, e quindi, per estensione, si dà per scontato che ad entrambi piaccia anche viaggiare. Peccato che piaccia solo a uno dei due, mentre all’altro piace, tra un incontro di tennis e l’altro, starsene comodamente in poltrona. Così, a lungo andare, incominciano a sentirsi frasi come:” non pensavo che tu fossi così’”, oppure, “non sei più lo stesso di prima”, oppure “sei completamente cambiato”!

 

Poiché non ci sono due individui uguali, ciò avviene inesorabilmente, non importa come e per mezzo di chi. Di sicuro, non per colpa di qualcuno. Ma comunque qualcuno sarà incolpato.

Assurdo! Demenziale! Ma accettato come normale!

 

Anche in questi casi esistono gli antidoti sotto forma di domande:

 

  • sono cosciente che due persone non possono essere perfettamente identiche?
  • sono cosciente che è impossibile cambiare un’altra persona, visto che non sono neppure in grado di cambiare, e neppure voglio, me stesso?
  • sono cosciente dei rischi relativi alla scoperta delle differenze esistenti?
  • sono disposto a prendermi la responsabilità di affrontarle senza imporre all’altro di fare altrettanto, o di farlo per primo?

 

Dopo esserci risposti in merito positivamente, in piena capacità di intendere e volere, possiamo prendere qualunque decisione e fare qualunque cosa con qualunque altra persona. Potrebbe perfino funzionare! In tutti gli altri casi il fallimento è assicurato.

 

In sintesi, visto che queste sono solo parole, e non c’è neppure la garanzia che siano vere, non teniamone conto, continuando a fare, come sempre, quello che crediamo!

 

E se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, …. che la fortuna ci aiuti!

 

Schema e testo

Cartella Pietro

 

 

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Articolo pubblicato il 08/09/2018